Yara: trovato coltello a Bonate, fu arma del delitto?

di Roberta Calò. I carabinieri della stazione di Ponte San Pietro, su segnalazione di un cittadino, hanno ritrovato un coltello nei pressi di una cabina elettrica nel territorio di Bonate Sopra. Si tratta di un coltello da cucina, arrugginito in più punti. Si tratta dell’ennesimo oggetto messo agli atti dopo taglierini, forbici, punteruoli, coltelli, coltellini raccolti e indicate dal giorno della scomparsa di Yara Gambirasio. Gli oggetti dovrebbero essere repertati dopo aver avuto i risultati dell’autopsia. La verifica che si attenderà sarà capire se una di queste arme potrebbe essere compatibile con le ferite trovate sul corpo della vittima.
Nella giornata di lunedì 7 marzo, invece, si è svolto presso la Porcura di Bergamo un summit tra il magistrato che segue le indagini, Letizia Ruggeri e  gli investigatori dello Sco, il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e della Squadra Mobile di Bergamo.
Entro mercoledì si pensa dovrebbe giungere una prima relazione dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, la dottoressa impegnata nell’analisi del cadavere.
Restano da esaudire ancora numerosi interrogativi le cui risposte sono avvolte nel mistero: il motivo per cui i cani molecolari si ostinavano a segnalare una zona del cantiere di Mappello, come mai il cellulare di Yara ha agganciato una cellula di Mappello prima e di Chignolo D’isola poi, perché il corpo non è stato ritrovato prima nonostante i sopralluoghi e i controlli dall’alto con gli elicotteri.
La Santanchè si  Ã¨ espressa in merito: “Se avessero impiegato per le ricerche le stesse risorse e tecnologie che hanno speso per indagare sulle ragazze dell'Olgettina forse Yara sarebbe ancora viva”. La Santanchè si fa portavoce di voleri superiori sulla immediata necessità nel nostro paese di una riforma della giustizia: “Sarebbe opportuno anche chiedere le dimissioni di magistrati e procuratori”.
Sferrando un attacco contro le donne che domani scenderanno in piazza per protestare contro Berlusconi osannando l’ormai noto slogan “Se non ora quando?”, la Santanchè dichiara: “Si poteva usare la ricorrenza nel ricordo di Yara e Sara: due giovani donne vittime della violenza. Sarebbe stata bella una piazza di donne riunite nel loro ricordo, un'occasione nella quale riflettere ed interrogarsi su come fare per evitare che le donne siano vittime di tali, efferati delitti”.
Dal popolo lombardo e italiano in genere le manifestazioni di dolore e di commozione non si legano a date o a commemorazioni ma giungono messaggi liberi e staccati da qualsiasi strumentalizzazione politica e sociale:

“Piccolo Angelo. Non portar via il tuo ricordo, lascialo nei nostri cuori/ tremore di riccioli neri nel freddo martirio della sera volasti via da noi, ed ora ci separa da te solo una coltre di brutti sogni. Soffriamo pene di candido giglio per un cuore di pietra senza volto, che ti ha strappato al nostro amore, ed ora di giorno di notte gli occhi arrossati come lupi affamati per le vie in cerca di chi non so chi sia ingoiando l'erba amara della vita. A volte è il vento/ un fiore tremante di paura/ un fiore splendente com'eri te reciso all'alba della vita, mentre un argine di brutti sogni ci separa ma non per sempre piccolo angelo ballerino nella luce che risveglia la vita, sul prato è rimasto il tuo fiore reciso, mentre mastichiamo l'amaro della cicuta senza trovar pace, se non nel tuo ricordo che ci hai lasciato nel cuore impresso a caratteri di fuoco piccolo angelo ritornato a ballare nell'immensità del cielo troppo di fretta.”

“Piango per Yara, perché la sua sua è stata spezzata crudelmente
Piango, perché non si può rovinare una vita innocente
Piango per i suoi genitori, perché il dolore è troppo grande
Piango per tutti coloro che l'hanno conosciuta  e che ora devono far fronte alla sua assenza
Piango perché per troppo tempo, i loro cari hanno vissuto nell'angoscia
Piango perché il sorriso di Yara mancherà a alla comunità di Brembate
Piango perché ci sono troppi mostri ancora impuniti
Piango perché i mostri anche se ritrovati, non scontano mai la giusta condanna”

“Ciao piccolissima... tengo a fatica contenute le lacrime che vogliono uscire, il tuo visino dolcissimo con i capelli raccolti in quella foto dove sorridi con il tuo abitino di danza... non capisco solo una cosa! Perchè? Ti stingiamo forte forte piccolo angioletto, un abbraccio infinito a voi Fulvio, Maura, Keba, Gionatan e Gioele”.

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