Libri: le liriche dialettali di Ettore De Nobili

di Vittorio Polito. La Wip Edizioni di Bari ha pubblicato in questi giorni il volume di Ettore De Nobili, “Stàdeme a sendì, ce avìte piacère” (State ad ascoltarmi, se lo gradite), pag. 231, € 10.
Il novantenne autore, appassionato sostenitore del dialetto barese, è stato insegnante per oltre 40 anni presso la Scuola San Filippo di Neri di Bari, collezionando numerose benemerenze, onorificenze ed anche una medaglia d’argento del Presidente della Repubblica «per l’opera particolarmente zelante ed efficace svolta a favore dell’istruzione elementare e della educazione infantile». De Nobili ha anche ottenuto numerosi riconoscimenti per i suoi versi, collezionando premi e coppe. Ha pubblicato con lo stesso editore sei edizioni del suo volume di poesie in dialetto barese «Regali di Natale e pe tutte le dì du uanne».
Il bravo poeta, questa volta, propone per la delizia dei baresi, 30 liriche in dialetto con testo italiano a fronte (alcune già pubblicate in precedenza), insieme alla commedia «Cènone de Natàle… a ccase de mbà Cicce».
Tra le liriche-novità sono da segnalare “Le regàle de Domeneddì, “Ave, Marì”, “ La corone du Resàrie”, “Le barìse e le Sande” e la traduzione in dialetto barese del “Cantico delle creature” di San Francesco, che stanno a testimoniare la religiosità del poeta.
Vincenzo Longobardi, geriatra, nella sua presentazione esprime alcune sue considerazioni sul poeta: «Ettore De Nobili è antropologicamente ed esistenzialmente poeta: il suo essere uomo e poeta sono inscindibili perché tutta la sua vita, messaggio di amore e di bellezza, è poesia. Perciò Ettore, nel traguardo dei suoi novant’anni, è sempre giovane e conserva la nobiltà dei suoi sentimenti: non per nulla si chiama De Nobili».
Da evidenziare alcune contraddizioni. In alcune presentazioni si plaude alla produzione letteraria di De Nobili e alle iniziative di un seminario sul dialetto barese, mentre si approva la scrittura in dialetto delle poesie nelle quali si nota uno sperpero di consonanti e vocali di scarso pregio nella valorizzazione delle liriche, in contrapposizione di quanto si sta tentando di fare per modernizzare il dialetto barese. Alcuni vocaboli, per esempio, sono scritti in maniera diversa: Bbàre, Bbare per Bari; SSor’(Àcque), Sosòra e Sora per sorella; Nessciune, Nessciùne per nessuno; Ssèmbe per sempre, Ffrate per fratello, Ttè per Te; Mmadre per madre.
Lo stesso De Nobili in precedenti sue pubblicazioni scriveva lo stesso dialetto in modo diverso e certamente più leggibile. Insomma una ennesima conferma che il dialetto ognuno lo scrive come vuole.

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