La Baresità di Vittorio Polito


di Roberta Calò. Ci sono mille modi per essere giornalista, ricercatore e scrittore. Vittorio Polito ha trovato la sua strada nel punto esatto di un equilibrio tra modernità e tradizione entro una dimensione tanto reale nei suoi richiami alla quotidianità, quanto onirica nel suo modo così coinvolgente di risucchiare il lettore nelle sue parole. L’apice delle sue capacità artistiche culmina nel suo più recente volume “Baresità, curiosità e...” Levante editori (pag. 370+62, euro 25).
Leggendo una sua pagina, i concetti più complessi o le realtà apparentemente più distanti da noi, si svuotano della loro onnipotenza per materializzarsi nelle nostre vite strappandoci riflessioni, sorrisi, lacrime di commozione, soffi di sorpresa. Chiunque apra il suo libro lo farà con la curiosità della scoperta, della nostalgia, dell’affetto campanilistico da cui nessuno rimarrà deluso nelle proprie aspettative. Ecco dunque che prende vita un viaggio, un lungo nostos che, dimenandosi anche tra le goliardiche complessità del dialetto barese, ci conduce pian piano verso gli orizzonti inesplorati del nostro passato. Eppure non si tratta di una mera rivisitazione storica pedantemente archeologica, quanto piuttosto di una simpatica danza conoscitiva tra le sfumature del nostro essere ed essere stati baresi. Un’opera tanto epica nella sua completezza quanto fiabesca nella sua capacità di avvicinare il lettore ad una lingua e ad un mondo a lui quasi sconosciuti. Intenditori e non sapranno ben apprezzare la vivacità linguistica di uno scrittore come Polito che, nella sua annoverata esperienza, sa sempre come trovare i canali comunicativi giusti per avvicinare lettori di tutte le età. L’entusiasmo lirico e narrativo travolge a tal punto da trasformare il lettore in protagonista di quel mondo, del mondo “barese”.
L’emblema di un’opera simile è una lettura ambivalente che lascia spazio a quanti vogliono con spensieratezza trascorrere ore di felicità leggendo versi che strappano un sorriso, o a quanti invece si apprestano ad una lettura più approfondita di quello che è un crocevia tra passato, presente e futuro. Ci fanno sognare dunque le sue passeggiate attraverso i pittorici squarci della nostra città e delle nostre spiagge che come lo stesso Polito suggerisce: “Assà paijse sò canesciùte/ viaggiànne dò e dà, a zeffunne/ all’alde vanne stogghe sperdùte/ tu sì la megghia città du munne!”. L’autore, che da sempre si occupa di approfondimenti culturali di tale stampo, come si può vedere nel suo sito personale http://www.webalice.it/vittorio.polito/, e sul blog del dialetto barese http://comanacosaellalde.forumattivo.com/, ha bypassato positivamente i canoni di un’opera meramente nozionistica per approdare su squarci sensibili e coinvolgenti di vita vera.
Un testo dunque aperto, come aperto è il cuore dei baresi, un testo solare, popolare, festaiolo, entusiasta della vita che reincarna perfettamente l’essenza più autentica della città di Bari e dei suoi personaggi.
Impregnato di sana baresità il volume di Polito al quale hanno collaborato Felice Alloggio, Linda Cascella, Franz Falanga, Lorenzo Gentile, Giovanni Panza, scardina la spicciola e superficiale conoscenza per addentrarsi con orgoglio nei meandri più intrinseci e profondi della nostra identità trasudando amore per detti (Fèmmena bbone, bbèdde e ccare: mèrcia rare), monumenti (L'orologio di piazza Mercantile), leggende (Monderusse), indovinelli (Mange, bive e te lave la facce: l’anguria), ricorrenze (La cattedrale di Bari e il solstizio d’estate), piatti tipici (Le barise e la fecàzze), usanze (Le barise e la gazzètte). C’è anche un capitolo dedicato alla baresità al femminile (Linda Cascella). Un libro che non si finirà mai di leggere e rileggere per i tanti argomenti trattati con tanta competenza e per le numerose poesie di vari autori, tutti qualificati, che arricchiscono il volume. Si parla anche dell’Università di Bari e della sua Aula Magna.
Tutti i sinceri colori dell’appartenenza alla nostra città dipingono l’anima di un libro troppo dinamico e vivace per sostare staticamente sugli scaffali. Questo libro non può essere semplicemente letto, ma va assaporato, odorato, divorato, urlato, vissuto tanto nella sua concettualità quanto nella sua sensorialità. Il suo cuore pulsante tracima oltre le pagine stimolando nel lettore la voglia di entrare a far parte della nostra storia. Questo libro è Bari, è il dialetto, è il (cittadino) barese, questo libro siamo Noi e “Ddò ’u penzijre mi’ jè ca se nèche,/ e dolge dolge me ne voche ’mbunne”.(da “L'infinito” di Giacomo Leopardi tradotto in dialetto barese da Giuseppe De Benedictis).
Il volume di Polito si avvale della qualificata prefazione di Corrado Petrocelli, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari, che, tra l’altro scrive: «Ed ecco Vittorio Polito ad una seconda e più impegnativa impresa editoriale dedicata a far rivivere, attraverso l’incanto della poesia, la freschezza genuina del dialetto e il paziente lavoro di scavo nella tradizione e nei ricordi dei curatori delle varie sezioni, la sua e la nostra terra. Non sarà perciò casuale che questa nuova così rapida, variegata, ricca testimonianza si debba ad una persona che nell’istituzione universitaria ha vissuto ed operato per gran parte della sua vita e a quell’istituzione è rimasto profondamente legato. A lui va, anche per questo, la nostra gratitudine più sincera».

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