Liberalizzazioni: ecco le norme pro giovani

di Maria Teresa Lattarulo. L’esigenza di salvaguardare il futuro dei giovani e migliorare la loro condizione è uno dei principali obiettivi invocati dal governo, anche per giustificare taluni sacrifici richiesti.
In effetti, nell’ultimo decreto sulle liberalizzazioni si trova qualche norma che riguarda i giovani. Ad esempio, l’art. 9, con riferimento alle professioni regolamentate (cioè quelle per le quali è previsto un ordine: avvocati, giornalisti, notai, ingegneri, architetti, ecc.) abbrevia i tempi di accesso per i giovani. Difatti, la durata dell’eventuale tirocinio obbligatorio, che oggi può essere di due o più anni, è fissata per tutte le professioni ad un massimo di diciotto mesi. Inoltre, un ulteriore vantaggio consiste nel prevedere che per i primi sei mesi il tirocinio possa essere svolto in concomitanza con il corso di studio per il conseguimento della laurea. Grazie a questa possibilità, quindi, potrà essere sufficiente un solo anno successivo alla laurea per adempiere l’obbligo preliminare del tirocinio e avere accesso all’abilitazione. Per usufruire di questo vantaggio è necessario che sia stata stipulata una apposita convenzione-quadro tra i consigli nazionali degli ordini e il ministro della pubblica istruzione, ma c’è da sperare che tutti gli ordini professionali si attivino in questo senso. La norma è confortante per i giovani, ma reca un’insidia finale nascosta sotto parole apparentemente oscure: “All’articolo 3, comma 5, del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138…alla lettera c), il secondo, terzo e quarto periodo sono soppressi”. Si scopre così che è stata eliminata senza troppo clamore la norma che disponeva: “Al tirocinante dovrà essere corrisposto un equo compenso di natura indennitaria, commisurato al suo concreto apporto”. Probabilmente, il governo sarà stato spinto ad adottare questa misura ritenendo che gli ingenti compensi pagati ai ricchi tirocinanti potessero frenare la crescita e limitare il PIL…Se si fossero meglio informati, avrebbero scoperto che l’obbligo del compenso è sempre stato generalmente violato ed eluso e che quindi la nostra economia non risentirà benefici per questa misura. E’ oscuro, pertanto, il motivo che ne ha determinato l’adozione. Resta comunque la questione di principio di aver legalizzato lo sfruttamento del lavoro di giovani che saranno costretti per almeno un anno ancora a vivere a spese della famiglia (bamboccioni?), visto che il tirocinio normalmente assorbe l’intera giornata e non consente di fare altro.

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