"Oltre 30mila ordigni sui fondali dell'Adriatico"

ROMA. Un dato choc rivelato oggi da Legambiente che farà drizzare i capelli a tutti gli ambientalisti: sono oltre 30mila gli ordigni inabissati nel sud del mare Adriatico, di cui 10mila solo nel porto di Molfetta e di fronte a Torre Gavetone, a nord di Bari; 13mila i proiettili e 438 i barili contenenti sostanze tossiche inabissati nel golfo di Napoli; 4.300 le bombe all'iprite e 84 tonnellate di testate all'arsenico nel mare davanti a Pesaro. E poi laboratori e depositi di armi chimiche della Chemical City in provincia di Viterbo, l'industria bellica nella Valle del Sacco a Colleferro e migliaia di 'bomblets' (derivati dall'apertura delle bombe a grappolo) sganciati dagli aerei Nato sui fondali marini del basso Adriatico durante la guerra del Kosovo.

E poi il Porto di Monfalcone, la Sardegna... C'e' chi la chiama la 'coda avvelenata della guerra' o 'eredita' scomoda', che continua a rilasciare sostanze tossiche come arsenico, iprite, lewsite, fosgene e difosgene, acido cloro solfonico e cloropicerina da piu' di 80 anni, causando gravi danni all'ecosistema e alla salute delle popolazioni locali. E chi si occupa di ripulire? A questa domanda hanno cercato di dare una risposta Legambiente e il Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche, presentando oggi a Roma il dossier "Armi chimiche: un'eredita' ancora pericolosa", visto che tra l'altro una vera e propria mappatura di questa realta' non esiste ancora.

La risposta alla domanda che riguarda le responsabilita' di bonifica e gestione dei siti contaminati puo' sembrare ovvia, ma non lo e'. Si pensa subito al ministero della Difesa, al quale, invece, spetta solo la competenza per le aree militari (militari al momento della bonifica). Quando viene rinvenuto un ordigno chimico, questo viene trasportato a Civitavecchia nel centro tecnico logistico interforze Nbc dove viene demilitarizzato e distrutto. Solo per queste, nel 2011 gli interventi di bonifica sul territorio nazionale sono stati 49.

La Convenzione di Parigi prevede che ogni Stato si impegni a distruggere e smaltire le armi chimiche sul suo territorio e quelle abbandonate sul territorio di altri Paesi. Ma qui entra in gioco un discorso di policy nazionale e "per il momento, la policy del ministero degli Affari Esteri e' che l'Italia gestisca da se' gli ordigni presenti sul suo territorio", specifica il colonnello Antonello Massaro, direttore dell'Nbc, centro che fruisce dal 2009 di un finanziamento annuo di 1.200.000 di euro per la propria attivita'.

(Fonte: Adnkronos)

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto