Brindisi: Mennea, disagio sociale crescente

BRINDISI. Quello che è successo a Brindisi ha sconvolto noi tutti e l’intero Paese. Attaccare una scuola, dei giovanissimi, è una barbarie senza precedenti. Il bilancio sarebbe potuto essere molto più grave.
Ormai si fa largo l’ipotesi che si sia trattato del gesto di un folle, ma questo non cambia la sostanza delle cose. Anzi, se vogliamo, l’aggrava. Perché prende sempre più consistenza il legame tra quello che è accaduto e un disagio sociale crescente.
Sia chiaro: non esiste giustificazione. Ma noi oggi non possiamo limitarci a condannare il gesto di uno squilibrato, ad esprimere condanna verso ogni forma di terrorismo, a dichiarare che la criminalità va combattuta con tutte le forze, senza analizzare un quadro sociale che si va deteriorando col passare delle ore.
Le cronache quotidiane sono diventate un bollettino di guerra. Suicidi, attentati, la ripresa del racket in zone che sembravano essersi liberate da questa piaga o dove comunque il fenomeno era ormai limitato a casi sporadici. Penso alla mia città, a Barletta: non si contano le bombe esplose negli ultimi mesi ai danni di attività commerciali. Ma questo sta accadendo dappertutto, ogni giorno. E poi le rapine, i furti in appartamento. La gente ha paura, non si sente più sicura, neanche a casa propria. Aumenta la delinquenza e la criminalità si sta riorganizzando, perché in questo contesto riesce più facilmente ad arruolare i suoi soldati.
Sembra davvero di essere in guerra. Nessuno oggi può sentirsi al sicuro. Ognuno di noi è un possibile bersaglio. Penso a Fabio Marini, presidente dell’antiracket di Mesagne, penso al maresciallo dei carabinieri di Trinitapoli e al tenente di Massafra, ai quali hanno fatto saltare l’auto un mese fa, penso a tutti quelli che ogni giorno lottano per la legalità.
Dobbiamo dare delle risposte e dobbiamo essere credibili: troppi scandali, troppe ombre negli ultimi tempi. In questo momento bisogna trasmettere fiducia alla gente. Fare un passo indietro non è un’ammissione di colpa, è una manifestazione di responsabilità. Anche e soprattutto quando si è nella convinzione di essere dalla parte della ragione. Sarebbe un gran bel gesto, i cittadini capirebbero e apprezzerebbero.
Dobbiamo ridare credibilità alla politica. E soprattutto dobbiamo lavorare sulle questioni serie. Perdiamo troppo tempo in discussioni lontane dai bisogni dei cittadini, troppo distanti dalla realtà. C’è la necessità di concentrarsi sullo sviluppo economico, sul lavoro, sul welfare. Lo Stato sta strozzando i cittadini e noi abbiamo il dovere di aiutarli. Non possiamo fare come certi imprenditori che si nascondono dietro la crisi e mettono per strada gli operai e le rispettive famiglie, senza farsi alcuno scrupolo. Per carità, ci sono aziende che non hanno alternative e quelle vanno aiutate. Ma ci sono anche tanti furbi che stanno approfittando di questa situazione per alleggerire i propri bilanci.
Dobbiamo essere vigili. Bisogna aiutare chi lo merita e chi ne ha davvero bisogno e vanno puniti i furbi. Bisogna essere vicini alla gente, bisogna concentrare ogni sforzo, tutte le risorse possibili in favore di chi oggi si trova a vivere in condizioni di indigenza. E purtroppo sono davvero in tanti. Basterebbe farsi una chiacchierata con qualche sacerdote per avere la percezione chiara della situazione.
Oggi quindi al grido di dolore per quanto accaduto a Brindisi, al messaggio di solidarietà nei confronti delle comunità di Brindisi e Mesagne, all’abbraccio alla famiglia di Melissa e alle famiglie di tutte le ragazze dell’istituto Morvillo-Falcone, alla ferma condanna verso ogni gesto violento, che sia di un folle, di un terrorista o di un criminale, sento di rivolgere un invito, a noi tutti e a tutti i rappresentanti delle istituzioni, ad ogni livello, affinché si concentri ogni sforzo nella ricerca di soluzioni e risposte ai bisogni dei nostri concittadini. Mettiamo da parte le divisioni e lavoriamo tutti insieme per la nostra gente.
Voglio chiudere con un invito a tutti coloro che sono deputati a garantire la nostra sicurezza a non sottovalutare nulla. Probabilmente l’attentato di Brindisi non si sarebbe potuto evitare in alcun modo, però abbiamo il dovere di pensarle tutte. Si cominci con l’eliminare la presenza di cassonetti della spazzatura nelle immediate vicinanze delle scuole e di tutti gli edifici pubblici. Ci sono una serie di misure di sicurezza che vengono adottate in determinati contesti, soprattutto in presenza delle più alte cariche dello Stato. Perché non applicare quelle stesse misure in altre situazioni? Penso alle scuole, alle stazioni ferroviarie, agli eventi pubblici. La storia ci insegna che non si può prevedere tutto, ma noi abbiamo il dovere di provarci.
Così il consigliere regionale del Partito Democratico, Ruggiero Mennea.

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