PUNTO E A CAPO / Il momento più sbagliato per approvare la responsabilità civile dei magistrati

di Giuliano Gasparotti - Il quadro che emerge dalle inchieste aperte in mezza Italia e' di quelli inquietanti, specie per chi, senza corrente alternata, si professa garantista. Tangenti e fiumi di soldi pubblici nelle tasche di tanti (troppi) accusati più o meno eccellenti. Impressionano le dimensioni e la capillarità di una Repubblica che pare fondata sulla corruzione (che c'è) piuttosto che sul lavoro (che non c'è). Ce n'è per tutti: dai politici ai finanzieri, dai funzionari pubblici ai magistrati. Guardie e ladri, tutti coinvolti a suon di "stipendi", case, ristrutturazioni di ville, viaggi, finanziamenti elettorali: qualsiasi utilità è buona per oliare gli ingranaggi di un sistema farraginoso ed inefficiente come quello degli appalti pubblici che naturalmente si poggia sui forti consensi popolari di politici influenti, il che la dice lunga su chi, oggi, agita i forconi mentre fino a ieri esprimeva il proprio voto.

La via d’uscita non può certo essere quella di bloccare le opere pubbliche visto che di infrastrutture l’Italia ha bisogno assoluto, esattamente come il rilancio della sua capacità attrattiva di capitali, umani e finanziari, come nel caso di Expo. Semplificazione legislativa, rafforzamento dei controlli (che senso ha avere un’Authority ad hoc se poi non fa il suo mestiere di controllo?) ed unificazione a livello europeo delle procedure con una direttiva comunitaria unica da applicare in ogni Paese Ue. E’ evidente tuttavia a tutti come sia improrogabile, inoltre, quella tanto attesa riforma della Giustizia, più volte annunciata ma mai realizzata in chiave di efficienza e riconversione tecnologica. Da affiancare ad una riforma profonda della politica che sospenda chi è indagato (pare che persino in quel che rimane di Forza Italia siano d’accordo, dimenticandosi delle vicende giudiziarie del proprio leader) da incarichi e candidature salvo poi riabilitare coloro che fossero, e non sono pochi, stati messi sulla graticola giudiziaria e mediatica ingiustamente. Una cosa è chiara: il nodo giustizia-politica non si risolve con le imboscate ma con le riforme organiche e strutturali. Questo vale anche per chi è favorevole, ha sostenuto e sostiene le iniziative referendarie sulla introduzione di una sacrosanta responsabilità civile dei magistrati.

Approvare una norma così rilevante nel bel mezzo della bufera in corso senza un’idea complessiva del pianeta Giustizia che affronti questo tema come molti altri, in primo luogo quello della velocità del giudizio, ha senza dubbio, l’amaro sapore della risposta (la peggiore possibile) di una politica sempre più chiusa e lontana. Con un doveroso occhio alle troppe sentenze delle Corti europee che condannano l’Italia, anche in materia di responsabilità dei giudici, sarebbe anche giunta l’ora di rottamare oltre che metodi e prassi del fare politica anche un’intera classe dirigente che per troppi anni ha saccheggiato il Paese.

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto