Emergenza Taranto: Assennato, “Se non lo fa la Corbelli lo farò io”

di Mauro Guitto - Intervenuto ieri presso la Biblioteca comunale Acclavio nel dibattito “L’aria che tira”, il Direttore generale dell’Arpa Puglia Giorgio Assennato si è espresso con toni molto decisi in merito alla mancata diffusione del dossier che l’Arpa ha inviato al Commissario per le bonifiche Vera Corbelli.

Il dossier è uno studio eseguito dall’Arpa sui veleni e sulle possibilità di ripulire il Mar Piccolo di Taranto. Assennato sostiene di aver inviato il documento diverse settimane fa alla Corbelli che tuttavia non provvede a renderlo pubblico alla cittadinanza tarantina.

Quella del Direttore dell’Arpa, che in tempi non remoti sostenne che “l’aria di Taranto è eccellente”, sembra oggi una inversione di marcia. Infatti, ieri ha dichiarato che alle condizioni attuali, qualora l’Ilva dovesse riprendere a pieno regime la produzione, sottoporrebbe l’ambiente tarantino a un ulteriore aggravio a suo dire inaccettabile.

Per avere un quadro più preciso dell’attuale situazione della qualità dell’aria bisogna prendere in esame un periodo più ampio delle emissioni del passato per capire come meglio intervenire oggi e per il futuro.

Assennato ha spiegato inoltre che tra i compiti dell’Arpa c’è quello di segnalare all’ente pubblico preposto, l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) eventuali criticità e che quest’ultima provvede poi a segnalarle alle competenti autorità.

Si è poi soffermato sull’Ilva il cui Commissario Straordinario, Piero Gnudi, proprio 10 giorni fa, durante un incontro pubblico nel quale ha aggiornato le autorità sul lavoro svolto negli ultimi mesi, ha ammesso che il siderurgico ad oggi ha ottemperato a circa il 75% delle prescrizioni AIA. Per Assennato trattasi di ammissione di incompetenza che al grave stato delle cose non si può accettare.

Tre giorni fa l’associazione PeaceLink ha pubblicato i risultati di un “curioso” test eseguito in una classe scolastica tarantina (vuota). Alessandro Marescotti ha acceso una sigaretta e con lo stesso strumento utilizzato dall’ARPA ha registrato i valori (cancerogeni) di IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) dall’accensione allo spegnimento della sigaretta. Si è poi affacciato a un balcone (a 5 km dall’Ilva) e ha registrato i valori di IPA nello stesso lasso di tempo in condizioni normali di traffico veicolare. Il risultato? La media dei valori IPA provenienti dal balcone era più alta di quella degli IPA provocati dalla sigaretta.


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