Lando Buzzanca, l'eterno playboy del cinema italiano: "Ho perso la testa solo per mia moglie"

di Marco Masciopinto - Circondato sempre da donne affascinanti, Lando Buzzanca è uno dei miti della commedia italiana anni '60-'70. Si ricordano i caratteristici tratti di focoso, ardente, siciliano un po' imbranato cucitigli addosso dal grande Germi (in "Sedotta e abbandonata" è l'inetto fratello di Stefania Sandrelli), da Pietrangeli (ne "La parmigiana" è l'ottuso fidanzato di Catherine Spaak) e da De Sica (in "Caccia alla volpe" è un carabiniere babbeo). Altri personaggi interpretati in modo geniale sono il cavernicolo Kao di "Quando le donne avevano la coda", il sindacalista spontaneista Saverio Ravizza ne "Il sindacalista" e l'astuto Lidio de "La calandria". Abbiamo fatto una chiacchierata con il grande comico siciliano.

Quando è iniziata la sua carriera nel mondo del cinema?
Grazie a Pietro Germi con “Divorzio all’Italiana”, dove avevo un piccolo ruolo ma sono riuscito ad emergere; subito dopo ho fatto il provino per una parte da co-protagonista ne “La Parmigiana” di Antonio Pietrangeli con Manfredi e la Spak, che ho vinto. Poi ho girato “Sedotta e abbandonata”. Comunque ho sempre cercato di essere coerente con me stesso e le mie scelte, mantenendo una certa etica nelle scelte stesse. Ho rifiutato di fare “Sedotti e Bidonati” con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, nonostante il produttore mi desse la stessa cifra della coppia (erano mesi che non lavoravo e avevo appena avuto mio figlio Mario, il maggiore), per evitare di fare la parodia di un film che avevo girato e che mi aveva dato la possibilità di farmi conoscere. In ogni caso, ho sempre avuto chiaro l’amore per il mestiere, la mia dignità e la mia etica.

Gli inizi sono stati difficili? Viveva a Roma senza denaro…
…dormivo nei portoni, quando li trovavo aperti, facevo una rampa di scale, mi attaccavo al corrimano e dormivo con un occhio vigile, oppure, se non trovavo dove dormire, passeggiavo per tutta la notte fino al mattino, mangiavo al “Boccone del povero” dove ci davano da mangiare pane e patate e “grattavo” gli spicci da Fontana di Trevi. Poi se riuscivo a fare una comparsata, perché ne ho fatte parecchie prima di iscrivermi all’”Accademia di Arte drammatica”, mi pagavo una stanza e riuscivo a dormire tutta la notte, cosa molto rara agli inizi. Tutto questo è durato i primi due anni e mezzo. Poi mi sono iscritto all’Accademia di Pietro Sharoff, uno degli aiuto di Stanislavsky, dove ho incominciato a studiare il metodo. Prima di entrare all’Accademia, sono tornato a Palermo per passare le feste di Natale in famiglia, sono il primo di otto figli, e lì ho incontrato Lucia, mia moglie. La prima volta che ci siamo visti è come se ci fossimo conosciuti da sempre, siamo andati a ballare, verso l'una siamo tornati e le ho detto “Ma lo sai che ancora non ti ho dato un bacio?”, e da quel momento non ci siamo più lasciati. 54 anni di vita insieme, fino a quattro anni fa. Pensa che quando lei ha deciso di sposarmi è stata cacciata di casa: la sua famiglia era ricca, una delle principali famiglie di Palermo, gioiellieri… mentre io ero un morto di fame che voleva fare l’attore, mi ha aspettato per quasi cinque anni, lei a Palermo con mio figlio Mario nato circa nove mesi dopo quella famosa notte e io a Roma a studiare e a cercare di fare questo mestiere. Poi lei mi ha raggiunto a Roma ed è nato Massimiliano, l’attore.

Perché sentiva l’esigenza di fare l’attore?
Perché sapevo che non potevo fare altro, anzi sono scappato di casa prima di finire il liceo perché sentivo che se avessi finito il liceo sarei stato costretto a fare l’Università: mia madre voleva che facessi il medico e mio padre l’avvocato, e quando sono scappato, mio padre mi ha raggiunto alla stazione, avevo diciotto anni (allora si diventava maggiorenni a ventuno), e mi ha urlato “tanto domani tornerai con i Carabinieri!”. Sono rimasto due anni e mezzo e poi sono tornato ed ho incontrato Lucia.

Un anno fa ha tentato il suicidio. Cosa l’ha spinse a compiere tale gesto?
Non ho mai tentato di togliermi la vita, ho troppo rispetto di essa per fare una cosa del genere. L’unica volta che ho avuto un pensiero del genere è successo all’indomani della morte di mia moglie Lucia, il 22 novembre del 2010, perché mi sono reso conto che tutto ciò che ho fatto è stato per lei per dimostrarle che aveva fatto bene a scegliermi. Quando quest’estate ho dichiarato di aver tentato il suicidio, l’ho detto solo per liberarmi da una sorta di ossessione che mi portavo dentro, come se dire di averlo fatto era come averlo fatto sul serio, una forma di catarsi.

I lati positivi e negativi del suo mestiere?
Incontrare registi che pensano di essere dei geni ed invece non capiscono un c…, quelli negativi, incontrare veri e propri geni che non hanno la pretesa di esserlo ma che invece ti insegnano senza accorgersene, come è successo quando ho incontrato Eduardo. Loro non si mettono su una cattedra, ma se tu sei intelligente e sai essere umile ed ascoltare, puoi imparare veramente tanto.

E’ soddisfatto del successo che sta ottenendo la fiction ‘Il Restauratore 2’? “IL RESTAURATORE 2”, nonostante sia un successo straordinario, è stato messo nel periodo sbagliato e nel giorno sbagliato; è vero, vince ogni domenica, tanto che l’Ansa qualche giorno fa ha titolato “BUZZANCA SBARAGLIA TUTTI”. Ma si poteva fare di più e meglio, è partito quasi in piena estate, dovevano aspettare la fine di ottobre-primi di novembre, e il successo sarebbe stato ancora più significativo.

Nel 2005 ha interpretato il padre di un omosessuale nel film ‘Mio Figlio’. E’ d’accordo sui matrimoni e le adozioni da parte di una coppia omosessuale?
Ho un rispetto ed un affetto incredibile verso il “mondo gay”... li trovo di un gusto e di un’intelligenza superiore, tant’è vero che l’idea del film nasce da un mio bisogno di raccontare una visione diversa e più vera dell’omosessualità. Molti film che parlano degli omossessuali li descrivono in maniera stereotipata o volgare, mentre c’è molto di più e più profondo. Ozpetek, per esempio, nei suoi film parte sempre molto bene, mi piacciono, lo trovo straordinario, ma spesso verso la fine si perde, mostrando una sorta di perversione nel descrivere quel mondo… quasi meschino. Per carità, c’è anche questo, come per gli eterosessuali, ma quando si parla di amore, quello è universale e non guarda se sono due maschi o due femmine o un maschi e una femmina… l’Amore è Amore, punto. Ecco perché sono d’accordo alle unioni omosessuali, soprattutto per un problema dei diritti connessi a tali unioni, così come, invece, non sono d’accordo alle adozioni, perché secondo me un bambino, per un problema biologico, non etico o religioso, ha bisogno sia di una figura materna sia di quella paterna, per crescere il più possibilmente emotivamente equilibrato’’.

Ha avuto la fortuna di recitare al fianco delle più belle attrici del nostro cinema, da Claudia Cardinale a Catherine Spaak e Barbara Bouchet. Qualcuna le fece ‘perdere la testa’?
‘’Perdere la testa no perché ho perso la testa solo per mia moglie che prima o poi faranno santa. Ho avuto molte partner di lavoro straniere e non, anche se io trovo le italiane le più belle di tutte… comunque ogni tanto ho colto qualche fiorellino in quel vasto giardino, ma sono sempre tornato a casa da Lucia per fare l’amore. Praticamente eravamo cresciuti insieme’’.

Adesso è felice della sua vita?
‘’Fintanto che c’è l’eros vai avanti, quando non ci sarà più l’eros non esisterà più l’uomo. Non sono felice… sono contento… abbastanza contento, (ride, ndr)’’.

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