Davide Ceddìa e il suo contributo al dialetto ed alla cultura

di Vittorio Polito - Da qualche giorno è in libreria il tascabile “Pìinze che la capa tò” di Davide Ceddìa (Edizioni dal Sud – pag. 65 - € 10), un piccolo testo con vari racconti scritti in uno dei dialetti baresi. Dico uno dei dialetti baresi dal momento che gli autori scrivono “a modo loro”, a causa della mancanza di regole autorevoli condivise per poter scrivere in modo uniforme la nostra prima lingua. In sostanza gli autori che scrivono in dialetto barese usano la nostra “lingua” come una coperta elastica, ognuno la tira dalla sua parte. Ma questa è un’altra storia. Davide Ceddìa, noto come cantautore, attore, sceneggiatore, autore di colonne sonore, racconti e poesie, meglio conosciuto con la voce dello storico gruppo rock “Camillorè”, oggi dedica un po’ del suo tempo anche al dialetto barese, pubblicando sui social network alcuni video, molto simpatici, divenuti subito ‘virali’e già visualizzati migliaia di volte. Nel suo recente tascabile, Ceddìa presenta una serie di brevissimi, originali e piacevoli racconti, con titoli accattivanti che stuzzicano la curiosità del lettore. Insomma un piccolo testo da non perdere, ottimo per una strenna agli intenditori del nostro vernacolo. Vito Signorile, direttore artistico del Teatro Abeliano, apre la sua breve presentazione scrivendo che «Mentre rumoreggiano schermaglie di vacui duelli su come si scrive, su come si legge il dialetto barese, che molti vorrebbero lingua viva, ma la feriscono con termini desueti e pronuncia arcaica, altri si attardano con pensierini e dedicucce, tanti si dicono poeti e tanti detentori del verbo… […]. È davvero una bella soddisfazione constatare che la gente non è quel “popolino” che molti vorrebbero ammansire con dialetti sguaiati al servizio di risate grasse e volgari. Il popolo di F.B. ha promosso la raffinata e colta ironia di Davide che usa il dialetto barese per far ridere e sorridere, per commuovere e pensare». Non si può che condividere quanto scrive Signorile, anche perché è obiettiva la “raffinata e colta ironia” di Ceddìa che, oltre a diffondere il dialetto di casa nostra, contribuisce anche a divulgare cultura. Come per dire “fa ridere e riflettere”.Vi pare poco?

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