INTERVISTA. Iginio Massari «Un incidente spense le mie velleità sportive, di lì iniziarono quelle di pasticciere»

di Nicola Ricchitelli – A 16 anni, dopo qualche mese di lavoro in un panificio del centro città («Si sa, i ricordi di quando siamo ragazzi sono sempre straordinari perché è un periodo dove la nostra fantasia galoppa sempre più veloce della realtà…») accoglie la pulsione della conoscenza e rivolge lo sguardo alla vicina Svizzera, a Budrye, dove gode del privilegio dell'umanità e sapienza del maestro Claude Gerber: «Un uomo straordinario, sia come maestro di vita ma soprattutto un grande professionista nel campo della pasticceria».

Poi l’episodio che gli sconvolge la vita: «Avevo subito un incidente in moto, fui investito da un automobilista che usciva da uno stop, quell’incidente chiuse le mie velleità di sportivo per iniziare quelle di pasticciere». La forzata immobilità non frena l’attivismo personale e neppure quello del Signor Barzetti, noto industriale alimentare, il quale, pur di aver Massari al proprio seguito, lo fa accompagnare dal fratello Luigi ogni giorno: «Ritengo che Barzetti mi abbia regalato un’occasione straordinaria, facendomi entrare in un mondo, in un'industria dove era tutto difficile».

Con il maestro Iginio Massari, protagonista indiscusso della trasmissione “Il più grande pasticciere” - condotta da Caterino Balivo su Rai 2 – una chiacchierata che ripercorre l’inizio della sua folgorante carriera, senza dimenticare la sua partecipazione alla trasmissione di Rai 2.

D: Maestro, a poche ore dalla trasmissione della finale del programma “Il Grande pasticciere”, come ha vissuto l’esperienza televisiva in questa veste così insolita?
R: «Sinceramente devo dire che è stata un'esperienza che ho vissuto molto bene; ritengo altresì che sia positivo e propositivo per il mondo della pasticceria italiana, visto che fino ad oggi abbiamo vissuto una pressione della televisione di stile americano, dove i dolci si sono sovrapposti alle nostre tradizioni. Ritengo che la televisione italiana ha avuto un'ottima idea nel proporre la cultura della pasticceria del nostro paese».

D: Maestro, tutto ebbe inizio in un panificio della sua città a soli sedici anni. Che ricordi ha di quel periodo?
R:«Si sa, i ricordi di quando siamo ragazzi sono sempre straordinari perché è un periodo dove la nostra fantasia galoppa sempre più veloce della realtà. Comunque ogni attività, ogni mestiere è il più grande valore che un uomo possa conservare con sé; il denaro viene e va, ma se uno il mestiere lo ha tra le mani porterà sempre con sé una ricchezza che nessuno gli potrà togliere».

D: A che età ha sfornato il suo primo dolce?
R:«Grosso modo avevo diciassette anni».

D: Ricorda di cosa si trattava?
R:«(ride) onestamente no».

D: Un altro periodo interessante legato alla sua carriera è la collaborazione con Barzetti: a quanto pare veniva tutti i giorni a prenderla da casa pur di averla alle sue dipendenze?
R:«Si, avevo subito un incidente in moto, fui investito da un automobilista che usciva da uno stop, quell’incidente chiuse le mie velleità di sportivo per iniziare quelle di pasticciere che avevo già iniziato da anni. Ritengo che Barzetti mi abbia regalato un’occasione straordinaria, facendomi entrare in un mondo, in un'industria dove era tutto difficile, dove vi era la necessità di fare ottimi prodotti a prezzi contenuti, per me fu una grande esperienza».

D: Da tutti è riconosciuto come il più grande maestro della pasticceria italiana. Ma chi sono stati i maestri di Iginio Massari?
R:«Uno su tutti Claude Gerber di Budrye – paesino vicino  la Svizzera - un uomo straordinario, sia come maestro di vita ma soprattutto un grande professionista nel campo della pasticceria».

D: Maestro, con i giovani partecipanti della trasmissione “Il Grande pasticciere” vi abbiamo visto molto esigente. Ha visto in loro qualcosa di Iginio Massari?
R:«Noi con i giovani siamo sempre molto esigenti: se la facciamo troppo facile non avremo mai professionisti e non formeremo mai una società positiva e propositiva. Ritengo che ogni lavoro ha dei binari da seguire, benchè l’evoluzione tecnologica e tecnica sia sempre in continua evoluzione. Io sono esigente soprattutto perché i giovani sono il nostro futuro, e il futuro deve essere migliore di quello che è stato il nostro passato che noi non siamo stati capaci a costruire».

D: Maestro, spesso durante la trasmissione abbiamo visto i ragazzi alle prese con le varie lavorazioni sbagliare anche le cose più elementari...
R:«Posso dire che i ragazzi che operano in queste trasmissioni spesso devono adeguarsi in laboratori per loro nuovi – seppur ben organizzati - e diversi da quelli in cui loro spesso operano, il che non è semplice poi chiaramente bisogna aggiungerci la loro poca esperienza. Molte volte si ritrovano ad affrontare difficoltà che non incontrano nei loro laboratori dove sono abituati a lavorare. Questo chiaramente può moltiplicare da uno a cento anche la più banale difficoltà».

D: Maestro, quali le qualità tecniche e umane per essere un buon pasticciere?
R:«Le qualità sono quelle che si ritrovano in qualsiasi posto e in qualsiasi mestiere. Per quanto concerne le qualità tecniche, bisogna dire che il mondo della pasticceria è un mondo di esasperazione, perché il cibo è spinto per sviluppare i massimi pesi e volumi di leggerezza. A tutto questo va ad aggiungersi una buona conoscenza delle tecnologie, delle materie prime e, nonostante ciò, se uno conosce tutto questo e sbaglia la cottura è già fritto».

D: Maestro pasticcieri si nasce o si diventa?
R:«Pasticcieri si diventa, ma si nasce anche avendo lo zucchero nel sangue, non quello da diabete ma quello di dolcezza da regalare agli altri».

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