Alberobello: il caso del tarallificio dei trulli approda a Montecitorio

BARI - L’impresa barese, ex fornitrice di Alitalia da cui vanta crediti, rischia lo stop della produzione. Il deputato pugliese L’Abbate (M5S) presenta una interrogazione parlamentare al ministro Lupi per chiedere un intervento immediato
Pregiudicare il futuro della propria impresa, se non fallire, a causa di crediti non incassati sembra essere il nuovo assurdo destino degli imprenditori italiani. È il caso del “Tarallificio dei Trulli” della famiglia Recchia di Alberobello (Bari) che, dopo aver sottoscritto un contratto di fornitura di pacchetti di taralli da 25 grammi sui voli nazionali, internazionali ed intercontinentali di Alitalia, ora vanta crediti verso la compagnia di bandiera guidata da Montezemolo per oltre 100.000 euro. A nulla sembra esser valsa la tentata contrattazione tra l’impresa agroalimentare pugliese ed i relativi uffici competenti della Società Aerea Italiana. Nonostante la reiterata richiesta dei pagamenti delle fatture già scadute, gli sconti sugli importi e la richiesta di “autorizzazione scritta per la cessione del credito”, Alitalia continua a non fornire alcun riscontro. E così la “Tarallificio Recchia S.r.l.”, con i fornitori alla porta, rischia addirittura di dover bloccare la produzione. Una vicenda che ora approda a Montecitorio, grazie all’interessamento del deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura.

“Abbiamo portato all’attenzione del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi, con il collega De Lorenzis (M5S), il caso del Tarallificio dei Trulli di Alberobello, chiedendo al dicastero un intervento rapido per evitare ripercussioni sui dipendenti, sulla produzione ed i relativi fornitori della società agroalimentare – dichiara il deputato 5 Stelle L’Abbate – Il perdurante stato di crisi che colpisce l’economia nazionale, ed in particolar modo il sud Italia, rende già difficoltoso fare impresa. Se poi si è costretti a chiudere perché un colosso come Alitalia cerca di farsi fare da banca dai fornitori, passiamo dall’assurdo alla beffa. È scandaloso che Alitalia, dopo esser stata salvata con 300 milioni di debito ponte dal Governo Berlusconi, ora faccia morire le piccole imprese. La compagnia di bandiera deve essere salvata con i soldi pubblici, e quindi di tutti i contribuenti compresa la Tarallificio Recchia S.r.l., mentre ai suoi fornitori deve venire negato il pagamento di merce di cui Alitalia ha già usufruito? E pensare che, già nel 2008, la mancata vendita della compagnia di bandiera ad Air France-Klm costò alle casse pubbliche 4 miliardi di euro. Ora – conclude il parlamentare pugliese Giuseppe L’Abbate (M5S) –, imperterrita, vuol continuare a godere di soldi altrui? Il nuovo corso di Alitalia Sai dimostri di voler cambiare radicalmente registro”.
Dal primo gennaio scorso, infatti, Alitalia è stata completamente inglobata nella “Alitalia-Società Aerea Italiana”, con nuova gestione e nuovi azionisti, fondata con Etihad Airways e che vede alla presidenza, ora, Luca Cordero di Montezemolo. Si attende, dunque, un riscontro dal ministro Lupi, nella speranza che la storia si concluda quanto prima, possibilmente con un lieto fine.

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