Martina Franca ha il dizionario della sua parlata e dei suoi ricordi

di Vittorio Polito - Una delle perle della Valle d’Itria, Martina Franca, dispone da qualche anno di un ulteriore dizionario, dopo quello di Giuseppe Grassi del 1985 curato da Pantaleo  Minervini (Schena). Si tratta de “La parlata dei Martinesi e altri ricordi”, un corposo dizionario Martinese-Italiano e Italiano-Martinese, firmato da Giuseppe Gaetano Marangi, di oltre 750 pagine (Nuova Editrice Apulia), il quale è stato recentemente aggiornato con un supplemento.
L’autore dal 1973 esercita la professione di avvocato ed è stato anche animatore del turismo equestre in Puglia, ricoprendo cariche in seno all’Associazione Nazionale di Turismo Equestre (ANTE).

Il testo di cui parliamo non è solo un dizionario ma vuole essere anche un testo storico del dialetto martinese, un libro dei ricordi, dal momento che presenta nel suo contesto molti altri elementi. Si parla infatti degli anziani, dei nonni della città, delle piazze, di storielle e battute, di avverbi e forme dialettali, dei nomi di persone, delle frasi idiomatiche e dei modi di dire, dei mestieri scomparsi, del cavallo murgese, uno dei più belli tra i belli, e dell’asino di Martina Franca, tra i più imponenti che esistano. Non manca neanche un dizionarietto botanico nel quale è stata indicata, per ciascuna pianta, l’immagine, il nome dialettale martinese e completata con una scheda con il relativo nome scientifico, seguito a sua volta dalla denominazione volgare, nonché la classificazione per famiglia.
Si legge nella prefazione che “Il tono generale di questo scritto è di natura colloquiale, come se di volta in volta avessi avuto di fronte un vecchio coetaneo con il quale rievocare quella che fu la nostra vita oppure quella dei giovani ai quali passare i nostri ricordi”.

Il dizionario è anche ampiamente illustrato con immagini dell’architettura vecchia e nuova di Martina, dei mestieri scomparsi, dei relativi attrezzi ed è arricchito con tante curiosità e testimonianze che rendono l’opera indispensabile per i martinesi, i dialettologi, i cultori del dialetto e delle tradizioni.
Una curiosità: nel dialetto di Martina Franca i vocaboli che iniziano con ‘i’ sono solo 6, mentre le restanti lemmi iniziano tutti con la lettera ‘j’. Questo va ricordato a coloro che vorrebbero abolire la lettera ‘j’ dall’alfabeto dei dialetti, in particolare da quello barese.

3 Commenti

  1. Signor Polito, ma perché Vi ostinate a lanciare messaggi che non hanno né capo né coda?... Che senso hanno le ultime due righe del soprascritto articolo?...
    Abolire la "j" vorrebbe dire semplificare la grafia dialettale. Non tutti sono esperti di fonologia. Per cui, sarebbe meglio ripudiare totalmente la "j" oppure utilizzarla in maniera errata o incompleta?... Io, onestamente, pur avendo appreso le basi della materia fonologica (in quanto saprei adoperare la "j"), sento di appoggiare chi vorrebbe accantonarla.
    Mi chiedo: il signor Marangi ha adoperato la "j" in modo corretto?... Se così non fosse, Voi, signor Polito, perché mai in questo caso ne avete elogiato l'uso (così come faceste, errando, in un vecchio articolo su Davide Lopez)?
    Nel libro succitato si sono distinte le "j" prostetiche da quelle non prostetiche?... Nel dizionario, i termini inizianti per "j" prostetica sono stati inseriti erroneamente alla lettera "J"?... Inoltre, l'autore ha adoperato erroneamente la "j" anche in funzione di "i" diacritica ed ortografica?...
    Signor Polito, riportate ai lettori qualche esempio, verifichiamo... e poi ne riparliamo...
    Si tira acqua al proprio mulino fornendo prove concrete.

    In ogni caso faccio i miei più sentìti augùri all'autore, sperando che il suo libro abbia successo.

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