RESISTENZA 70 | Partigiani, antifascisti e deportati in Terra d'Otranto

di Francesco Greco - Che si tenda all'oblio è, purtroppo, amara verità. A ogni presentazione di pubblicazioni legate al nostro più recente passato viene fuori che in Puglia, Comuni, Province e Regione ignorano la memoria, l'hanno monumentalizzata, sterilizzata e la tengono in naftalina, derubricando la sua potente forza dialettica a folklore. Detta in parole povere: non sostengono né sistematicamente né sporadicamente i ricercatori, gli storici che cercano di indagarla e di trasmetterla alle future generazioni.

Oggi cade il 70mo anniversario della fine della guerra e la liberazione dal nazifascismo (1945) e non si annunciano commemorazioni serie: si risolverà nella solita parata priva di pathos, a cui interverranno i parenti dei sopravvissuti e qualcuno di loro.

Però non conoscono l'irruenza e la passione di Pati (Ippazio Antonio) Luceri da Martano (cuore della Grecìa Salentina), personaggio sanguigno, professore di liceo (insegna Filosofia) amato dagli studenti (citazione dell'Attimo Fuggente), eretico di tutte le chiese, verrebbe voglia di definirlo, mentre di se stesso dice: “Sono romantico, ribelle, contro ogni ingiustizia”, oltre che “figlio della Resistenza”.

E' una sorta di ”manifesto” che ispira tutta la sua monumentale ricerca, da “Omaggio a Salvatore Trinchese” (1988), passando per le “Poesie e canzoni della Resistenza palestinese e di solidarietà con la sua lotta di liberazione” (2006), sino a quest'ultima opera, “I Deportati Salentini Leccesi nei lager nazifascisti”, appena uscita per le Grafiche Giorgiani di Castiglione d'Otranto (Lecce), pp. 600, s.i.p. Che sta presentando un po' ovunque nel Salento (da Gagliano ad Alessano, ecc.), dinanzi a un pubblico soprattutto di giovani, e questo dato è molto significativo sulla sete di conoscenza che anima le generazioni in progress. Fatto che commuove ilo professore.

Un filo ontologico la lega alle due precedenti uscite: “Partigiani e antifascisti di Terra d'Otranto: Lecce, Brindisi e Taranto” (2012) e “Partigiani, antifascisti e deportati di Lecce e Provincia” (2013), con lo stesso editore salentino. Di tratta di una ricognizione rigorosa, di un lavoro di paziente ricerca e ricostruzione (con materiali dell'Archivio di Stato, dell'ANPI, dell'Istituto Storico della Resistenza, archivi privati, pubblicazioni, ecc.) di un'epoca complessa (1939-1945) che ha segnato la nostra Storia recente, e le nostre stesse vite.

Da “Abate Giuseppe di Amedeo nato a Miggiano il 18 marzo 1907, catturato e prigioniero dei nazisti fin dal 12 settembre 1943, deportato in Germania e liberato l'8 maggio 1945, contadino”, a Zullino Luigi, nato a Cutrofiano il 24 aprile 1914. Catturato e prigioniero dei nazisti fin dal 12 settembre 1943. Ferito in seguito a bombardamento e ricoverato nell'ospedale militare per prigionieri Heppenesing (Germania), il 16 dicembre 1944. Amputatogli il braccio sinistro, il 18 dicembre successivo. Liberato dalle truppe degli Stati Uniti, e ricoverato nell'ospedale da campo nr. 167 il 3 aprile 1945. Rimpatriato a Lecce il 9 agosto 1945. Musicante”, Luceri ricompone un mosaico che non doveva andare perduto, perché compone il nostro dna, la nostra identità, e se non sappiamo chi siamo stati come possiamo immaginare cosa saremo? Un puzzle che deve interagire con il nostro presente per costruire la società per cui i nostri padri morirono.

Lavori come questi sono importanti non solo perché si rischia di creare un vulnus nella memoria, ma anche per ricordare agli smemorati che valori essenziali (libertà, giustizia sociale, democrazia) sono costati sangue, vite umane, sacrifici immani, e non sono mai acquisiti in modo definitivo ma soggetti – specie oggi – a sudici relativismi e quindi occorre stare con i sensi all'erta per non farseli scippare, difenderli dai demagoghi di ogni risma e corrente di pensiero politico, sempre pronti a defraudarli della loro primitiva, ricca semantica.

Si tratta di 7368 microstorie minimaliste (7157 deportati e 211 dispersi, 587 non sono mai più tornati, su un totale di 800mila soldati italiani deportati), che confluiscono nel grande mare della Storia universale, della commedia umana. Con foto in bianco e nero dei deportati di Lecce, Acquarica del Capo, Alessano, Alezio, Alliste, Andrano, Aradeo, Arnesano, Bagnolo del Salento, Botrugno, Calimera, Casarano, Castrignano del Capo, Castrignano dei Greci, Castrì di Lecce, Castro, Cavallino, Cannole, Campi Salentina, Caprarica di Lecce, Carpignano Salentino, Carmiano, Collepasso, Copertino, Corigliano d'Otranto, Corsano, Cursi, Cutrofiano, Diso, Gagliano del Capo, Galatina, Galatone, Gallipoli, Lizzanello, Maglie, Leverano, Lequile, Giurdignano, Gagliano, Matino, Martignano, Martano, Minervino, Miggiano, Patù, Melpignano, Melissano, Melendugno, Nardò, Muro Leccese, Montesano Salentino, Morciano di Leuca, Monteroni, Neviano, Nociglia, Novoli, Ortelle, Otranto, Palmariggi, Parabita, Poggiardo, Presicce, Racale, Salve, Ruffano, San Cassiano, San Donato di Lecce, Sanarica, San Cesario, Salice Salentino, Soleto, Sogliano Cavour, Seclì, Scorrano, Santa Cesarea Terme, San Pietro in Lama, Sannicola, Supersano, Sternatia, Squinzano, Specchia, Spongano, Surano, Surbo, Taurisano, Taviano, Trepuzzi, Tiggiano, Ugento, Veglie, Tricase, Uggiano la Chiesa, Tuglie, Vernole, Zollino.

In prefazione, Maurizio Nocera, segretario Anpi di Lecce parla di “tristissima pagina, che disonora non i popoli dei due paesi (Italia e Germania), ma i regimi, fascista e nazista, che li hanno governati... migliaia di migliaia di morti, morti per fame, per ammazzamento, gasificati nei forni crematori”. Orrore che, dopo 70 anni, potrebbe tornare, sotto altre forme. Fa bene Luceri a scuoterci e a invitarci con decisione a stare vigili, ben svegli.

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