“Mia Madre”: la recensione

di Frédéric Pascali - Non esiste una regola, un manuale, un compendio, un qualcosa che aiuti la condizione umana nel momento del distacco, della perdita. Per sopravvivere, andare avanti, l’unica risorsa resta la propria capacità di evolvere, di superare l’ostacolo adattandosi, non staccando mai l’attenzione dalla linea dell’orizzonte.

È il compito di Margherita, la protagonista di “Mia madre”, l’ultima toccante e intima pellicola di Nanni Moretti. Tinteggiata di venature autobiografiche offre la visione in trasparenza dell’elaborazione del lutto, fino alla sua piena presa di coscienza.

Margherita,regista, impegnata nel dirigere le riprese di un suo film, è scossa dall’evolversi del ricovero di Ada, l’anziana madre insegnante di latino e greco in pensione, il cui cuore sembra più malandato del previsto. Aiutata dal fratello Giovanni,un ingegnere introverso e premuroso, per l’occasione in aspettativa, affronta il lento distacco dal genitore con malcelata disperazione. La direzione del film, una storia sull’atavico conflitto tra operai e padroni, il rapporto con Barry Huggins, un depresso divo americano stella del cast, e la scoperta dell’insospettata maturità di Livia, la figlia tredicenne che tanto le somiglia, contribuiscono ad alleviare il suo dolore rendendola lentamente consapevole dell’ineluttabilità della perdita.

“Lieve ti sia la terra” è la sintesi di un film dove i personaggi, tratteggiati con le linee semplici della loro umanità, non si sottraggono ai contrasti della realtà che li circonda. Anzi, la cavalcano attraverso narrazioni parallele che finiscono per collimare nella difficile ricerca di una propria identità.
Detto di una Margherita Buy perfetta in una parte che sembra disegnata apposta per lei, vanno sottolineate anche le prove delle “non protagoniste” Giulia Lazzarini, “Ada”, e Beatrice Mancini, “Livia”, e di un brillantissimo John Turturro, “Barry Huggins”. Delicata e adeguata al tema la fotografia di Arnaldo Catinari, mentre la regia di Moretti bascula tra il dolore e l’ironia necessaria. “Mia madre” sarà in concorso nella prossima sessantottesima edizione del Festival di Cannes.

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