Piccolo è bello: i Quaderni del Bardo

di Francesco Greco - Mondadori assorbe Rcs Libri, in Francia Gallimard acquisisce Flammarion, Random House (Usa) fa shopping in Gran Bretagna (Penguin) e in Spagna, Santillana. E si potrebbe continuare.

Libri come saponette, traduzioni abborracciate: è il segno dei tempi. I guru dicono che è per una questione di competizione, di mercato, ma è solo l'input, la giustificazione a se stessi: sotto sotto c'è sempre l'ideologia: libri seriali, poco “pericolosi”, che non fanno pensare, spargono cloroformio nelle coscienze, conformismo che fa pendant alla tv dei talent e dintorni. E' l'anima del secolo, di cui non resterà molto.

Così non resta che cantare fuori dal coro. E tocca alle piccole sigle editoriali fare scouting nelle patrie lettere, rabdomanti che prediligono la qualità del testo e lo spessore ideale con una qualche ambizione: coi loro pochi mezzi: tirature numerate, distribuzione sul passaparola, presentazioni a raffica. Il blockbuster, il cinepanettone contro il piccolo film d'autore, Davide contro Golia.
Segnaliamo le prime tre uscite delle Edizioni i Quaderni del Bardo, di Stefano Donno, fra Sannicola e Copertino (Lecce), redazione Mauro Marino, Social Media Communications, Anastasia Leo e Ludovica Leo.

Nella collana Saggi, “Happy Different” (per una filosofia del benessere), di Alessandra Peluso, pp. 62, euro 7. Di cosa si tratta lo spiega Luigi Lanzolla (medico, direttore Asl di Campi Salentina, psicoterapeuta, sophianalista) in premessa: “Ci viene indicata una possibilità, una via che, seppure difficile, può condurci verso una serenità che non è rassegnazione”.

E se è vero che sulle spalle dei giganti si vede molto più lontano, per un pensiero forte e una vita più consapevole, cosa c'è di meglio che appollaiarsi su quelle dei grandi pensatori d'ogni tempo, di ogni terra e cultura? Non per filosofare a vuoto, ma per attagliare a se stessi e alla propria esistenza le fondamenta del loro pensiero, per renderla più piena e degna di essere vissuta.

La saggista e poetessa è nata a Leverano, collabora all'Università del Salento (Bioetica e Filosofia Politica), e da critico letterario ad alcune testate locali. Si definisce “amante della ricerca e del dubbio, del piacere epicureo e della bellezza e mai della superficie”. Speriamo che la sua scuola abbia molti seguaci, siamo stanchi di effimero, di taroccamenti della realtà e surrogati.

Nella collana “Scritture” invece appare “(Se) i” C(ecco) & F (atto), di Francesco Pasca, pp. 50, euro 5. Il poeta è nato a Sanarica (Lecce) e da una vita si dedica (autodefinizione) al “linguaggio visivo dei segni e del colore”, manifesto che ha ispirato le sue numerose pubblicazioni.

E' una poesia che si rifà senza reticenze alle avanguardie e alle sperimentazioni (si pensi a Sanguineti, a Pagliarani, a Balestrini, al Gruppo 63 e dintorni). Ma è solo il punto di partenza, poiché Pasca giunge volutamente a conclusioni più estetiche che politiche rispetto a quei nobili padri. E non può che essere così visto che è passato mezzo secolo, molti sogni palingenetici si sono infranti, molte ossessioni politiche depotenziate e le uniche che ci possiamo permettere sono quelle vissute in transfert: le primavere arabe, per dire.

“Non dire mai dove se(i) stato o cosa hai tu scrutato / dapprima attendi la Nova, o la sua Luce”. Giusto, ci poniamo anche noi in posizione d'attesa casomai apparisse (“Vedo di notte / il cielo del Sud”) una Kepler 453b dove andare a stare, visto che questo pianeta lo abbiamo destrutturato e avvelenato.

Terza uscita, stessa collana: “Un gelato per i corvi” (Le improbabili indagini dell'Ufficiale Rizzo a Lecce), di Raffaele Polo, pp. 37, euro 7. Polo è nato a Piacenza nel 1952 ed stato il primo ad ambientare i suoi racconti e romanzi in Salento e in special modo nella Lecce barocca (questo tra via Palmieri, la Chiesa di Sant'Irene e Porta Napoli).

L'ufficiale Rizzo è un pò Montalbano un po' tenente Colombo, con tendenze filosofiche, introspettive, dallo sguardo molto acuto, che si sofferma in special modo sulle gambe delle donne (“lo mandava in estasi: quel suo accavallare le gambe...”).

Ma, fatale, fu una piccolissima spina avvelenata da cui “chiunque avesse dovuto utilizzare la tessera magnetica, sarebbe stato scalfito...”. Sempre meglio che sentirsi dire sul muso dall'amata “non ti amo, non me ne frega niente di te”. Ognuno si fa male come può...

1 Commenti

  1. Aggiungerei anche Francesco Aprile con Dietro le stagioni splendido lavoro poetico

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