Spiegare il referendum in dialetto? Un buco nell’acqua

di VITTORIO POLITO - L’idea di far parlare in dialetto i “Comitati del No”, annunciata dall’on. Francesco Sisto per Forza Italia, viene da molto lontano. Non è altro che una scopiazzatura di quello che faceva Vito Barracano nel 1968, quando faceva comizi in dialetto barese in piazza San Ferdinando ad una marea di cittadini. Non è affatto necessario scomodare lo “Speakers Corner’ dell’Hyde Park di Londra, ma basta andarsi a leggere qualche copia della “Gazzetta del Mezzogiorno” dell’anno citato per conoscere nei dettagli quello che avveniva in quel periodo. Gli animatori dei “Comitati dei No” che hanno pensato di spiegare su uno scanno le ragioni del “NO” a “quattro gatti” serve solo a ridicolarizzare il dialetto che invece fa parte ormai della cultura. Ricordo all’on. Sisto che in occasione delle campagne elettorali, o referendarie come nel nostro caso, molti escogitano stratagemmi di vario genere, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica a favore della propria idea o del proprio colore politico. Molti non sanno, ad esempio, che dopo il periodo bellico, Vito Barracano, un autorevole e prolifico poeta dialettale barese, autore tra l’altro del “Vocabolario dialettale barese” (Mario Adda Editore), tenne nel nostro caro dialetto, alcuni comizi in varie piazze di Bari, Trani, ecc. I suoi primi successi in campo vernacolare, sensibilizzarono anche l’onorevole Michele Troisi, deputato del maggior partito politico italiano dell’epoca, che propose di tenere in piazza alcuni comizi in versi dialettali e Barracano non se lo fece ripetere due volte, accettò volentieri e con entusiasmo, certo di interessare i cittadini, indipendentemente dal colore politico che rappresentava. E così in una gremita piazza San Ferdinando, declamò i suoi versi ottonari in rima baciata, punzecchiando i vari partiti e rappresentanti politici, senza esclusione di colpi, passando dalla satira e dall’umorismo, al folclore, al sentimentalismo, alla fede religiosa, all’amore per la sua bella Bari. Fu un vero successo, grazie alla grande forza comunicativa del dialetto, e così il “giro” si allargò sempre più passando per Barletta, Noci, Cassano, Acquaviva, Bisceglie. Trani, Terlizzi, Giovinazzo, ecc. Pertanto onorevole Sisto l’idea fa solo un buco nell’acqua.

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