INTERVISTA. Luigi De Magistris: "Al contrario di Higuain io non tradirò mai la città di Napoli"

di NICOLA RICCHITELLI — Referendum e Napoli, questi i temi su cui poggia la nostra chiacchierata con il primo cittadino della città di Napoli alla vigilia dell’autunno caldo che culminerà con il referendum costituzionale di ottobre: «Io sono convintamente schierato perché si vada a votare e si voti NO».

Netta e chiara la posizione di Luigi De Magistris, che sul tema della riforma costituzionale rimarca: «Non dobbiamo pensare di andare a votare per Renzi o contro Renzi, qua si va a votare per la difesa della Costituzione repubblicana nata dalla difesa dal nazifascismo, in cui sono garantiti gli equilibri democratici, oppure andare a votare per stravolgere tutto questo, creare una società più autoritaria, più oligarchica, con meno contrappesi…».

D: Dott. De Magistris, partiamo dai temi del referendum: il suo sarà un “Si” o un “No”?
R: «Io sono convintamente schierato perché si vada a votare e si voti NO. Ne siamo convinti, dico siamo perché abbiamo fatto una riflessione anche come giunta e maggioranza, ci siamo espressi in questa direzione. La Costituzione è sotto attacco, la Costituzione nasce dalla resistenza al nazifascismo, è la costituzione più bella del mondo, è una costituzione che invece di modificare bisognerebbe attuare perché ci sono ancora tanti principi fondamentali che non sono stati attuati, se pensiamo all’uguaglianza dei cittadini, se pensiamo alla tutela delle minoranze, se pensiamo alla tutela del paesaggio, alla democrazia intesa come sovranità popolare, noi quindi cercheremo nel nostro piccolo e con le capacità che abbiamo di spiegare le nostre ragioni e quindi le ragioni del No all’opinione pubblica e a chiunque ci voglia invitare alle varie manifestazioni pubbliche, in televisione, radio, dibattiti, in qualunque luogo cercheremo di mobilitare i cittadini del nostro paese a non rimanere indifferenti e a capire la posta gioco e soprattutto non si discute di soldi ai poveri e di lotta al terrorismo, questa è propaganda politica becera. Qui stiamo ragionando su altri temi».

D: Votare “No” al referendum non significa dire “No” a Renzi?
R: «Si, questa è una cosa che Renzi ha volutamente inteso personalizzare, noi non dobbiamo pensare di andare a votare per Renzi o contro Renzi, qua si va a votare per la difesa della costituzione repubblicana nata dalla difesa dal nazifascismo, in cui sono garantiti gli equilibri democratici, oppure andare a votare per stravolgere tutto questo, creare una società più autoritaria, più oligarchica, con meno contrappesi, e non c’entra nulla con la propaganda che Renzi sta facendo. Io ho sentito dire in questi giorni che se si vota Si, si danno più soldi ai poveri, addirittura il ministro Boschi va dicendo che si migliora la lotta al terrorismo, questo vuol dire trovarsi di fronte ad un fatto molto grave, perché il Governo entra a gamba tesa nella campagna elettorale addirittura sul referendum dove deve decidere il popolo liberamente».

D: Un rapporto quello tra lei e il Presidente del Consiglio che può dirsi ai minimi storici negli ultimi tempi. Come si è arrivato a questo?
R: «Il Presidente del Consiglio rifiuta – almeno negli ultimi due anni e mezzo – un dialogo istituzionale con il Sindaco di Napoli. Anche adesso con la mia rielezione, io ho scritto una lettera al Presidente del Consiglio chiedendo di poterlo incontrare. Si arriva a questo perché il Presidente del Consiglio ha ritenuto di fare un atto illegittimo, una forzatura istituzionale con il commissariamento di Bagnoli, che tra l’altro è stato giudicato in modo negativo dal popolo napoletano, perché non solo il Presidente del Consiglio e il Partito Democratico ha fatto campagna elettorale su questo tema e ha perso le elezioni al Comune di Napoli non andando nemmeno al ballottaggio, ma anche perso la decima municipalità Bagnoli-Fuorigrotta dove da trent’anni governava il Partito Democratico. Quindi il tema non è come dice qualcuno quello del Sindaco che si pone sull’Aventino, del Sindaco che fa barricate e che non vuole dialogare con il Governo. Noi dialoghiamo con il Governo, e dialoghiamo a tutti i livelli, parliamo con i ministri, segretari, certo io credo sia utile per il Presidente del Consiglio – credo sia un atto doveroso – incontrare il Sindaco della terza città d’Italia, la capitale del Mezzogiorno, nonché una delle città più significative del nostro paese, non può mettere d’avanti a mio parere il dissenso politico che è si il sale della democrazia ma che non deve influire sul dialogo istituzionale».

D: Anche perché non avere un dialogo con il Sindaco di Napoli significa non avere un dialogo con i napoletani?
R: «Io credo sia la cosa più minimale che il Presidente del Consiglio e il Sindaco di una grande città si incontrino, perché ci sono da discutere di tanti problemi, da Bagnoli ai tanti progetti. Io sono uomo del dialogo fermo restando che siamo un esperienza autonoma. Se qualcuno pensa che il dialogo ci debba essere solo se si dice “signor si”, o se c’è pensiero unico e quindi l’obbedienza al padrone allora questa è un'altra cosa che non ci appartiene. Oggi Napoli è una città forte, è una città che è stata governata con le mani pulite, è una città autonoma, è una città libertaria, che ha un progetto politico, che ha l’umiltà di pensare che le altre istituzioni sono assolutamente indispensabili per il progresso di una comunità, ma non ci facciamo mettere i piedi in testa da nessuno, nè il guinzaglio, nè tanto meno ricattare».

D: Dott. De Magistris, lei in passato ha definito Napoli città derenzizzata… 
R: «Questo è un post che ho scritto esattamente un anno fa e precisamente nel ferragosto del 2015 e fu un documento politico molto forte, sicuramente con contenuti radicali perché volevo appunto sottolineare il fatto che Napoli sta costruendo un modello politico, culturale, sociale ed economico alternativo alle politiche liberiste. Mentre Renzi costruisce un sistema autoritario, centralizzato, oligarchico fatto di commissioni opache tra pubblico e privato che va a strangolare finanziariamente gli enti locali, noi a Napoli stiamo cercando di costruire una società orizzontale con modelli economici in alternativa al liberismo, lavorando sulla giustizia sociale, lavorando dando peso e responsabilità e potere ai cittadini, agli abitanti con forme di autogoverno e partecipazione democratica. Noi non andiamo a privatizzare i servizi essenziali come si fa in altre parti e come vuole fare il governo Renzi, a cominciare dall’acqua pubblica, dai rifiuti, dalla scuola e dai servizi essenziali».

D: Che Napoli ha trovato nel 2011, cos’è Napoli oggi e che Napoli intende lasciare a fine mandato?
R: «Noi abbiamo ereditato cinque anni fa una Napoli sommersa dai rifiuti, senza un turista, una città moralmente e culturalmente depressa. Oggi Napoli non ha più rifiuti già da cinque anni, è la città d’Italia che cresce in termini di turismo, in questi giorni appunto registriamo il tutto esaurito nelle strutture ricettive della nostra città, ed è una città che ha una vivacità culturale senza precedenti. Nei prossimi anni, quindi, lavoreremo per consolidare sempre di più Napoli a città internazionale, miglioreremo i servizi e quindi la qualità della vita, rafforzeremo la capacità di attrazione degli investimenti, cercheremo quindi di fare di Napoli una città capitale, una città rifugio, la città della solidarietà, la città dei giovani, la città che ha riscoperto il gusto del protagonismo dei cittadini che poi è la vera novità. Oggi a Napoli i cittadini non sono più depressi ma partecipano alla vita collettiva, alla vita democratica e sociale della nostra città».

D: Quali i motivi che nel 2011 spinsero Luigi De Magistris a mettersi al servizio della città di Napoli? R: «Il motivo determinate è stato l’amore per Napoli, l’amore per la città in cui sono nato e dove ho scelto di vivere, la voglia di cambiarla e perché anche un po’ di follia. Mettersi a fare campagna elettorale senza avere apparati alle spalle, senza avere nè partiti e nè movimenti, senza avere soldi e lobby, contro tutto e tutti così un po’ come è successo in questa seconda campagna elettorale diciamo che ci vuole gran coraggio, passione e devo dire che alla fine tutto questo ci ha premiato. Perche siamo stati premiati, perché abbiamo creato una forte connessione umana, una cementificazione di rapporti umani con i nostri concittadini che si sono tradotti in sensibilità politiche comuni. Vincere come abbiamo fatto noi in questa campagna elettorale avendo contro gli apparati mediatici forti, i poteri criminali della città, tutto il centrosinistra e quindi il Partito Democratico, il Governo che si schierato con lo stesso Partito Democratico, il centrodestra e il Movimento Cinquestelle e vincere quasi al primo turno, è un risultato che si ottiene se hai governato in modo positivo, fermo restando che i problemi restano ancora tanti per la nostra città. A Napoli, inoltre, sta nascendo un nuovo modo di fare politica, molto trasversale, che chiamerei Movimento popolare di liberazione».

D: Riuscirà il suo progetto politico a varcare i confini di Napoli?
R: «Questo lo vedremo. Noi abbiamo realizzato un associazione culturale – Dem.A. Democrazia Autonomia -  in cui crediamo molto. Ed è un associazione importante perché da lì è nata tutta la programmazione culturale, strategica e quindi un agorà dove le persone si sono incontrate ed hanno ragionato insieme. Napoli possiamo dire che non è solo un esperienza amministrativa ma è diventato anche un modo di fare politica alternativo alle politiche che si sono visto in Italia fino a questo momento. Chiaro che ciò che accade a Napoli può rappresentare un qualcosa da mettere in connessione con tutto ciò che accade in altri luoghi. Noi cerchiamo molto il rapporto con altre città italiane ma anche europee, cerchiamo connessioni con reti, movimenti e associazioni, con comitati che difendono e lottano per la difesa dei beni comuni e l’espropriazione della democrazia, contro le sopraffazioni e il saccheggio della natura e dei beni paesaggistici e monumentali. Napoli è una città che è diventata comunità dove si percepisce che c’è un progetto politico che va oltre la città di Napoli, una città rifugio di chi la pensa diversamente, una città dissenziente, una città ribelle».

D: Uscirei un po’ dai temi della politica e mi sposterei su un tema che sicuramente ha tenuto banco per tutta l’estate a Napoli, l’addio di Gonzalo Higuain. Lei che idea si è fatto?
R: «Beh, i napoletani hanno preso molto male l’andata via di Higuain, sia per come è maturata, senza spiegazione alcuna, senza un rapporto con la città. Poi il legame dei napoletani con Higuain è stato incredibile e sembrava reciproco. I napoletani lo hanno vissuto come la lesione di un rapporto forte. Ormai siamo proiettati a guardare avanti, ma possiamo benissimo parlare di amore tradito».

D: Possiamo dire con certezza che lei non tradirà mai i napoletani?
R: «Questo è certo. Anzi, diciamo che in questi cinque anni mi sono davvero immolato per la città. Io non lavoro mai meno 15-16 ore al giorno. Napoli è diventata la mia vita totale e mi ha completamente assorbito».

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