LA RECENSIONE. Collateral Beauty

di FREDERIC PASCALI - “La vita è meravigliosa” o almeno può succedere che lo diventi, specie se si è in prossimità del Natale e ci viene concessa la possibilità di fare degli incontri straordinari.

David Frankel fa tesoro di questa opportunità e firma la regia di una pellicola parente prossima del grande successo diretto da Frank Capra nel 1946. Questa volta il protagonista principale non è il serafico James Stewart ma il baldanzoso Will Smith che qui rindossa le vesti melodrammatiche cucitegli addosso da Muccino nel fortunato “Alla ricerca della felicità”.

Howard Inlet, dopo essere stato un giovane e brillante dirigente di una società di pubblicità, in pochi anni ha visto la sua vita cambiare fino a ridursi in uno stato di profonda e disperata depressione. La tragica morte della figlia di appena 6 anni ha lasciato in lui un segno da cui pare impossibile risollevarsi.

La pensano così anche gli altri tre soci dell’azienda: Whit, Claire e Simon, suoi cari amici ma, tuttavia, convinti che per il bene di tutti egli debba cedere il controllo delle sue quote. Per riuscire nello scopo decidono di mettere in piedi una messinscena affidandosi a tre attori, Aimee, Raffi e Brigitte, che si calano nei panni di “Amore”, “Morte” e “Tempo”, per sfruttare a loro vantaggio le manie che nel frattempo affliggono Howard.

Nonostante un cast di altissimo livello che, oltre al già citato Will Smith,annovera tra le sue fila nomi del calibro di Keira Knightley, “Aimee”-“Amore”, Helen Mirren, “Brigitte”-“Morte”, Kate Winslet, “Claire”,e Edward Norton, “Whit”, “Collateral Beauty” risulta essere una pellicola pretenziosa che fatica a mantenere le sue promesse. La sceneggiatura di Allan Loeb ricorda una grande abbuffata da consumarsi in pochi minuti e il finale ricco di colpi di scena non migliora di certo la situazione. Davvero un peccato per una storia dal gusto prettamente teatrale che avrebbe meritato maggior respiro e una narrazione visiva supportata da una macchina da presa meno incline a muoversi come all’interno di un serial televisivo.

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