Raffaele Sinno con ‘Bioetica e bioterrorismo’ ci prospetta quale possa essere un atteggiamento etico responsabile

di GRAZIA STELLA ELIA - I libri di bioetica, come si sa,  sono “tosti”, in quanto imperniati su due branche basilari: la medicina e la filosofia e pertanto sono libri importanti sul piano etico e sociale. L’autore del volume “Bioetica e bioterrorismo: aspetti scientifici, etici, giuridici”, appena uscito con Levante editori di Bari, è un medico-filosofo, già noto per varie pubblicazioni di carattere etico-scientifico.

Egli affronta ora un problema di considerevole valenza attinente all’attuale situazione della nostra società e della società universale.

Partendo dalla constatazione che “il potere dell’uomo rischia di superare il potere dell’uomo di dominarlo”, si può pensare “all’utilizzo internazionale di agenti biologici (virus, batteri o tossine) in azioni contro l’incolumità pubblica quali attentati, sabotaggi, stragi o in minacce volte a creare panico o isteria collettiva” (dalla dotta presentazione del filosofo Francesco Bellino).

Che gli agenti biologici, una volta modificati, abbiano la capacità di assumere potere distruttivo, è cosa storicamente verificata. Da qui il bioterrorismo, divenuto ormai una minaccia per l’intera umanità.

Raffaele Sinno conduce il suo lavoro di analisi in due direzioni: l’esame degli aspetti distruttivi, bellici e bioattaccanti e l’esame degli aspetti benefici della biodifesa.

Una volta giunto a superare la visione del bioterrorismo basato sul timore del genocidio, l’autore considera le opportunità derivanti dal “controllo di superpatogeni che potrebbero distruggere cellule cancerogene, dalla messa a punto di nuovi vaccini, per una cooperazione internazionale sulle biotecnologie in modo da offrire una biosicurezza globale e principalmente poter avviare una nuova stagione di bio-farmaco-genoma”.

Nonostante le leggi emanate contro la guerra biologica (dalle norme Manu dell’India al Protocollo di Ginevra del 1925, alla Convenzione sulle Armi Biologiche del 1972), questa è stata usata, come dimostra la terribile epidemia di peste in Europa del 1347 o del vaiolo durante la scoperta dell’America e come si evince persino dalle lettere postali di antrace a New York nel 2001.

Secondo Raffaele Sinno al bioterrorismo non si deve rispondere con la forza, usando mezzi di contrattacco, ma seguendo la condotta dell’etica propria di uno Stato democratico. È necessario capire le finalità degli aggressori terroristici, che mirano ad inibire le popolazioni, acuendo le loro precarietà esistenziali, e a diffondere l’odio razziale o religioso, determinando un disorientamento generale.

Può essere importante ed efficace proteggere la vita di tutti e di ciascuno cercando di “formare” giustamente i cittadini. Cosa, questa, che non può essere rimandata, soprattutto tenendo conto di quanto è recentemente accaduto in Francia e in Belgio. Nei comportamenti umani scienza ed etica devono necessariamente interagire, affinché ognuno sia correttamente informato e consapevole dei rischi.

L’autore pone in evidenza importanti indirizzi teoretici, sottolineando criteri bioetici a considerare gli aspetti critici della ricerca biotecnologica, che non può allontanarsi dai principi etici del bene comune e della giustizia.

Un lavoro, questo di Raffaele Sinno, davvero encomiabile, se si pensa che, tenendo conto della problematica complessità del presente, ha saputo gettare le basi di una positiva progettualità “per le future generazioni”. Studi come questo vanno tenuti in grande considerazione, poiché riguardano problematiche di carattere globale, universale e quindi l’umanità intera. L’attuale situazione relativa al terrorismo la dice lunga sulla necessità di coinvolgere tutti in una informazione giusta sotto ogni profilo: scientifico, etico, giuridico ed economico.

L’auspicio è che a questo libro sia riservato un lungo, fortunato cammino: che arrivi nelle mani di docenti ed alunni, ma anche di tantissime persone comuni, che effettivamente ne facciano tesoro.

Ancora una volta la collana Ethos, fondata nel 1988 da Francesco Bellino e Irene Cavalli, si dimostra attenta, precisa, puntuale ad ogni nuova forma che la realtà prospetti e per dirla con Fromm: “L’uomo è l’unico animale per il quale la sua stessa esistenza è un problema che deve risolvere”, ma subito dopo aggiunge “La tua felicità dipende non dal come si forma la tua sorte, ma dal modo come ti comporti di fronte ad essa”. Il dibattito è aperto: errori ci saranno, ma i pregi prevarranno nell’interesse dell’umanità.

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