Ridotti in schiavitù nel tarantino, Regione: attivata rete 'Puglia non tratta'

BARI - Con riferimento a quanto annunciato e proposto dal Segretario Generale della CGIL Puglia, Pino Gesmundo, durante una conferenza stampa tenutasi ieri su un drammatico caso di riduzione in schiavitù finalizzata allo sfruttamento lavorativo che ha coinvolto un gruppo di donne e uomini rumene nella provincia di Taranto, il dirigente della Sezione Sicurezza del cittadino, politiche per le migrazioni ed antimafia sociale della Regione Puglia, Stefano Fumarulo, commenta così: “la Regione raccoglie l’invito del Segretario Generale della CGIL Puglia. Il Protocollo sperimentale di contrasto al caporalato- firmato nel maggio del 2016 con i Ministeri dell’Interno, del Lavoro e dell’Agricoltura, le organizzazioni sindacali e datoriali e alcune realtà del terzo settore- ha individuato in Puglia solamente le province di Foggia, Lecce e Bari come luoghi sui quali focalizzare l’attenzione. Le attività di indagine e le denunce delle vittime dimostrano quanto sostenuto anche dalla Regione Puglia: il problema, indipendentemente dall’aspetto numerico, riguarda vaste porzioni del territorio. Con riguardo alle vittime che hanno denunciato – conclude Fumarulo – è stata attivata la rete regionale ‘la Puglia non tratta’ al fine di avviare immediatamente quanto necessario per proteggere le donne e gli uomini coinvolti in questa tragica vicenda”.

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