INTERVISTA. Iacchetti-Covatta aprono con ironia una finestra sul mondo della malattia mentale

(credits: S.Malfatti)
di PIERO CHIMENTI - Enzo Iacchetti e Giobbe Covatta, a meno di un'ora dall'inizio dello spettacolo 'Matti da Slegare' di scena a Taranto, una commedia che diverte e fa riflettere, ci hanno ospitato nel loro camerino per rispondere a qualche domanda.

Una tematica importante con un'ironia non è mai offensiva e fa sorridere nonostante tutto...
IACCHETTI: Questo dovrebbe essere l'obiettivo della commedia. Ci hanno preso apposta perché già siamo così e quindi hanno detto "mettendoli insieme non facciamo molta fatica..."
COVATTA: E forse neanche tanti danni... era solo un inciso!
IACCHETTI: In realtà si, hai già detto tu il riassunto della commedia. Una commedia molto divertente con dei momenti tra il drammatico e il poetico. Una commedia completa che ha questi tre elementi che la completano.

Iacchetti, Covatta, Dix c'è chi dice un trittico perfetto...
COVATTA: Qualcuno ha sbagliato...
IACCHETTI: Sarà stato un ubriaco... un ubriacone!
COVATTA: Siamo amici da tanti anni, diciamo che questo è il piccolo segreto. E' quell'alchimia che fa sì che anche laddove si creino dei conflitti, delle difficoltà, dei momenti di tensione, si risolvono con un 'vaffa' e si risolve così. Come si fa da amici da sempre. Non è quella cosa che se mandi a quel paese qualcun'altro... quello si offende... La storia finisce lì! Quindi tutto è andato bene, tutto va bene. Qualche giorno fa mi hanno chiesto: "Ma con Iacchetti tutti questi mesi non litigate mai? In verità no. Per litigare bisogna stare svegli, noi dormiamo, di solito, e stiamo apposto.

(credits: S.Malfatti)
Non è la prima volta che venite a Taranto in estate, d'inverno. In varie occasioni all'aperto e al chiuso. Di questa città cosa ve ne pare (oltre al mare, ai fumi e al buon cibo)?
IACCHETTI: Purtroppo il bel mare quando arriviamo non lo vediamo mai perché dopo partiamo e arriviamo la sera. I fumi grazie a Dio non li respiriamo. Mi dispiace per voi, soprattutto per chi ci lavora lì dentro. A furia di mangiare in giro, possiamo mangiare solo riso in bianco, e quindi è una vita di sacrificio.
COVATTA: Posso rivelarti un segreto? Ci sono nato in questa città. Sono nato 61 anni fa, in Via di Palma. Poi chiesi a mia mamma, tanti anni fa, andai all'indirizzo e c'era la Coin. Allora andai al secondo piano dove sono nato io, e c'era il reparto della biancheria intima. Io sono nato nel reparto biancheria intima della Coin.

Com'è ricaduta la scelta di questa commedia norvegese? Che messaggio volete dare al pubblico?
COVATTA: Intanto messaggi non se ne danno, qualche emozione al massimo. Sono piccole emozioni che stimolano una curiosità su un argomento.  Nessuno spettacolo ha risolto un problema.  Gli spettacoli servono per aprire una finestrella sul mondo, poi se qualcuno vuole aprire la finestrella e vedere com'è il mondo là dietro è buon per lui, altrimenti finisce tutto lì. Lo spettacolo l'ho scelto e l'ho proposto a loro, perché mi è capitato di leggere il provino e ho detto: "Cazzarola com'è bello...". Spesso accade che tu dici cazzarola com'è bello, lo dai a Iacchetti e dice: ma no fa cagare! E allora finisce lì. Invece anche lui ha detto cazzarola com'è bello, e allora ci siamo detti: ora lo facciamo leggere anche a Gioele. Quindi anche lui ha detto cazzarola com'è bello! Alla terza volta abbiamo realizzato che è bello veramente ed è per questo motivo che l'abbiamo portato in scena.

Quanto c'è di dramma e quanto c'è di commedia in questo spettacolo?
COVATTA: Dov'è la differenza?
IACCHETTI: Non si può rispondere ad una domanda con una domanda...
COVATTA:  Non c'è differenza tra dramma e commedia. Qualsiasi commedia può essere tramutata in dramma, qualsiasi dramma può essere tramutato in commedia; dipende da che punto di vista guardi la stessa storia. Anche il film che produssero i norvegesi e che nel 2004 partecipò agli Oscar come miglior film straniero era un film drammatico, poi come ogni cosa basta intravedere dietro agli aspetti drammatici che cosa ci può essere di divertente. Rendere divertente un dramma non vuol dire renderlo ridicolo, significa renderlo risibile, che è diverso: non c'è 'lesa maestà' quando da un dramma si fa una commedia.

(credits: S.Malfatti)
Quali sono gli elementi che rendono Iacchetti-Covatta una coppia vincente e qual é la differenza con la coppia Iacchetti-Greggio?
COVATTA: La coppia Iacchetti-Covatta è vincente perché Covatta è molto bravo.
IACCHETTI: La coppia Iacchetti-Greggio è vincente perché Iacchetti è bravissimo.

Quanto ha inciso la regia di Gioele Dix a rendere più 'leggera' quest'opera?
COVATTA: Ha inciso tantissimo la regia di Gioele Dix per rovinare tutto.  Noi stavamo bene senza Gioele Dix, poi è arrivato Gioele Dix che ha detto: "questo si, questo no...", ma donna santa, gli abbiamo detto: "Perché non stai a casa?!?". E invece è voluto venire per forza.
IACCHETTI: Lui è un comico che proviene dal drammatico, e naturalmente conosce i rigori della linea drammaturgica di un certo tipo, ed allora ha cercato di capire noi comici e di metterci un po' in regola. Non c'è riuscito, non sempre ci è riuscito.

Come mai negli ultimi anni teatro, canzoni e film hanno preso spunto dalla malattia psichiatrica? Come spiegate la maggiore sensibilità che si presta negli ultimi tempi a questo stato mentale?
IACCHETTI: Dovresti chiedere ad neurologo, non lo so. Da attore è la prima volta che ho fatto il matto in una commedia, poi ne ho fatte tante altre, ma ho fatto altri personaggi.
COVATTA: Sinceramente non ho notato questo proliferare di commedie su malattie mentali. Quello di Virzì me lo ricordo.
IACCHETTI: Si vede che non sono riuscito ad andarli a vedere. Mi ricordo di Rain Man...

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