OPINIONI. Europa, dall'inno alla gioia alla marcia funebre

di FRANCESCO GRECO - 60 anni, e li dimostra. Tutti. Bastano e avanzano per accompagnarla al più vicino sfasciacarrozze e rottamarla (anche con l'aiuto interessato di Putin a cui abbiamo fatto le sanzioni economiche, soluzioni barbariche, e di Trump, stanco di pagare il conto della Nato).
 
Almeno è morta l'idea di Europa verticistica, edificata sugli egoismi e gli appetiti delle caste assetate e delle lobby fameliche, lontana dai popoli e dai loro sogni e bisogni, che si vorrebbe incolpare della sua fine miserabile.
 
Dall'”Inno alla gioia” alla “Marcia Funebre”. Decrepita e sfatta, senza più coesione, un collante culturale e sentimentale che la tenga insieme, una mission, benché minima.
 
Ma non sono stati i 500 milioni di suoi cittadini a destrutturarla, svuotarla di senso. Anzi, essi si sentono traditi e dovrebbero chiedere i danni. L'hanno uccisa e asservita i burocrati, le banche, le sue classi politiche asservite. Che cosa ci fanno 22mila impiegati a guardia del bidone vuoto? Deliberano sulla lunghezza dei cetrioli e l'abbattimento degli ulivi secolari di cui ignoravano l'esistenza? Col silenzio-assenso dei politici che ci mandiano: attori disoccupati, cantanti mediocri, avvocaticchi di provincia, ecc.

Poteva andare diversamente? Si è costruita l'idea attorno a una moneta comune sul cui cambio molto ci sarebbe da dire, frutto di cecità e di approssimazione (e di interessi non chiari), visto che ci ha impoveriti tutti.

E sulle merci globalizzate, dimenticando l'uomo. Che invece chiede centralità, in un neo-Umanesimo delle radici da aggiornare al tempo 2.0, prima che i forconi invadano i Parlamenti.

E siccome il vuoto non esiste, la scena ora è occupata dagli Stati-Nazione e dai populismi, disprezzati, ma nati dal fallimento della politica dei professionisti, e dai popoli visti come l'ultima spiaggia contro l'egoismo delle élite.
 
L'Europa si disfa mentre festeggia assurdamente la sua fine con una retorica orripilante che ci invade, che entra nelle case e nella mente. Crolla sotto il maglio nazionalista e la spinta dei movimenti anti-euro e i fondatori ci subissano di melassa. Fingono di non vedere che c'è stata la Brexit e altre exit incalzano (Francia?).
 
Ma forse è meglio così, la fine è un nuovo inizio, come diceva Tiziano Terzani, e la fenice rinasce dalle sue stesse ceneri come la rosa di Cagliostro. Tutto ha un principio e una fine, l'alfa e l'omega.
 
Continuare ad adorare il vitello grasso, il feticcio, è roba da strizzacervelli di periferia. Come possono gli assassini ipotizzare una nuova vita del continente? Meglio lavorare all'Europa del domani, quella delle formiche che umilmente producono il reddito, non delle cicale che se lo divorano facendo poi la morale. Europa, oh cara!

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