INTERVISTA. Litfiba: "Un album di inediti con Maroccolo e Aiazzi? L’impossibile non c’è…"

di NICOLA RICCHITELLI – A ben pensarci in realtà sono due i motivi per cui un bel giorno decisi di rincorrere il sogno di diventare un giornalista. Il primo era quello di voler cambiare il mondo attraverso i tasti di una tastiera, l’altro era quello di potergli parlare almeno una volta nella vita. Difficile spiegare in poche righe cosa hanno rappresentato per me – e per tanti come me - questi due signori da almeno vent’anni a questa parte, di quel cuore con le corna – 'Cornucuore', come lo apostrofò lo stesso Piero tempo addietro – disegnato su tutti i banchi di scuola e sui muri di mezza Barletta, un modo, per dirla alla sua maniera, "di appartenenza ad una razza, segno che quello che sei, quello che fai, non potrai smettere di viverlo mai".

Cosa davvero difficile potervi spiegare cosa hanno rappresentato questi due artisti per noi ragazzi nati nella metà degli anni ottanta. Grazie a loro, forse, abbiamo iniziato a capire l’Italia che ci circondava con 'Terremoto', cantando a squarciagola 'Maudit' e 'Dimmi il nome', abbiamo conosciuto Licio Gelli e la P2, non proprio cose che si studiano durante l’ora di storia; abbiamo saputo di certi segreti del Vaticano e della chiesa in Africa, di elezioni e obiezioni, di stragi senza nome e di autoelogi e insabbiamenti.  

Li abbiamo amati, fino a farne una ragione di vita, tanto da prendere quell'''io obbietto e disobbedisco' e a farne un manifesto generazionale, fino a ritrovarci in quel maledetto luglio 1999 a guardarci negli occhi e a chiederci che cazzo ci saremmo ascoltati di lì in avanti.

Tante le cose che sono cambiate in questi vent’anni, anche se a ben pensarci una è rimasta sempre là e porta diritto ad Arcore, ma accontentiamoci di quelle cose che cambiano noi stessi – capelli bianchi compresi – e che cambiano la nostra vita, ritrovandoci dopo vent’anni chi addirittura nonno, chi padre, e chi padre tra qualche mese lo sarà.

Una chiacchierata lunga dodici minuti e cinquantasei secondi, in cui si è parlato anche del concerto di Bari: «Sarà uno spettacolo molto particolare, intanto iniziamo con il dire che musicalmente assisterete a due ore e mezzo di concerto senza alcuna interruzione, una cosa mai successa durante la nostra storia, proprio perché abbiamo tanta energia da condividere con chi verrà al concerto», e dell’ultimo album 'Eutòpia' ed in particolare di due brani contenuti in esso 'In nome di Dio' e 'Maria Coraggio', i quali risultano essere di fatto tra i momenti più significativi di questo quattordicesimo album della ditta Pelù – Renzulli.

L’attenzione si è spostata quindi sulla scaletta del concerto. Lo stesso Piero ha ribadito come sia stata fatta mettendoci dentro tutta la storia dei Litfiba: «…questa è la prima tournée dei Litfiba in assoluto, dove ci sarà qualcosa di ogni album che abbiamo fatto», fino a chiudere questa chiacchierata con una speranza che porta diritto a quell’album che tutti i fan sognano con Gianni Maroccolo e Antonio Aiazzi: «L’impossibile non c’è…».

D: Allora ragazzi – o 'ragazzacci' che dir si voglia – che tour avete preparato e quindi eventuali sorprese che ci saranno durante le varie tappe in giro per l’Italia….

Ghigo: «Di sorprese ce ne saranno tante, chiaramente in quanto tali non le possiamo svelare, ma ne vedrete e ne sentirete delle belle. Cose mai successe fino ad ora…».

Piero: «Sarà uno spettacolo molto particolare, intanto iniziamo con il dire che musicalmente assisterete a due ore e mezzo di concerto senza alcuna interruzione, una cosa mai successa durante la nostra storia, proprio perché abbiamo tanta energia da condividere con chi verrà al concerto, e ci teniamo che questo scambio avvenga nei migliori dei modi. Poi ci saranno delle altre cose che succederanno e che insomma scoprirete in occasione del concerto, ma una cosa è sicura: lo spettacolo che facciamo in questa primavera non verrà poi riproposto durante il tour estivo, quindi chi vuole vedere questo particolare spettacolo dovrà venire a Bari per vederselo».

D: Quindi possiamo benissimo dire che l’età non ha un peso nel rock?

Piero: «Hanno peso le idee nel rock, ha peso l’energia, hanno peso i dischi che raccontano qualche cosa, ed 'Eutòpia', è sicuramente un disco che racconta tante cose…».

D: Inoltriamoci appunto in questa 'Eutòpia' e andiamo a parlare proprio dell’ultimo singolo in rotazione nelle radio da qualche settimana, 'Maria Coraggio', brano dedicato a Lea Garofalo. Da dove nasce l’esigenza di raccontare e far conoscere - per certi versi - la storia di questa donna uccisa dalla mano della  'ndrangheta?

Piero: «Io anni fa avevo letto la storia di Lea Garofalo in un bellissimo libro di un giornalista calabrese che raccontava appunto le varie storie di queste donne coraggio, perché ricordiamolo, oltre a Lea e Denise Garofalo, ci sono tante storie di Maria Coraggio che si sono ribellate ai clan mafiosi famigliari. La storia di Lea Garofalo mi ha particolarmente colpito, mi ha colpito un po’ tutta la dinamica di come è stata ingannata e quindi uccisa da suo marito. In realtà, il nostro pensiero ora va a Denise Garofalo – sua figlia – che è ancora viva, in quanto anche lei ha denunciato il clan di famiglia, ed è costretta a vivere sotto scorta, insomma è costretta a vivere una vita d’inferno. Quello che ci è interessato è sottolineare attraverso questa canzone il coraggio di queste donne che hanno messo a repentaglio la loro stessa vita affinché la verità venisse fuori, affinché mafia e malaffare non continuassero a contaminare la loro vita e di tutte quelle persone che ne subiscono le conseguenze».

D: Altro brano molto forte contenuto in questo album è 'In nome di Dio', un brano dove parlate di terza guerra mondiale, uno dei pochi effettivamente ad ammetterlo…

Ghigo: «'In nome di Dio' è un brano molto attuale, mi fa piacere che lo reputi un pezzo forte dell’album…».

Piero: «'In nome di Dio' è un pezzo etno-metal, una via di mezzo tra l’etnico e il metal, è un pezzo che ci piace molto, è uno stile che abbiamo affrontato forse per la prima volta proprio in questo disco. Si, i temi affrontati in 'In nome di Dio' sono effettivamente molto duri, ma noi facciamo appunto musica rock, non è che pensiamo ad accarezzare eccessivamente i pruriti adolescenziali. Ci piace raccontare quello che è il mondo attorno a noi. Con 'Eutòpia' ci piace vivere anche gli aspetti positivi, nonostante siamo circondati da situazioni non facili, però siamo convinti che con la musica rock, con le energie positive, si riescono a raccontare qualsiasi problema».

D: Quanto coraggio ci è voluto nel trattare questi argomenti, visto quanto difficile sia diventato oggi come oggi parlare di religione e di religioni?

Ghigo: «Si, beh, vorrei innanzitutto sottolineare che questo è un brano dedicato alle vittime del Bataclan, quindi parlare di una cosa che è successa, come questa, è sempre difficile, ma in realtà non è difficile doverne parlare…».

Piero: «Si, il brano è dedicato alle vittime del Bataclan, anche se la scrittura del testo in realtà guarda un po’ ad un livello un po’ più ampio, e quindi al fatto che ci sia il rischio dell’inizio di nuove crociate fra culture, e quindi fra Islam e Occidente. Sarebbe una cosa devastante se dovesse prendere veramente piede. Mi auguro chiaramente che buon senso e l’intelligenza, nonché la cultura e la forza mentale della gente abbia la meglio».

D: Parliamo della scaletta, oltre ai brani del nuovo album 'Eutòpia' – suppongo che verranno eseguiti la maggior parte di essi – sostanzialmente che criteri avete usato per mettere su la scaletta? 

Ghigo: «Non eseguiremo tutti i brani dell’album Eutòpia ma solo una parte, il resto verranno riproposti questa estate. Devo dirti che mettere giù la scaletta non è stato facile, avendo un repertorio davvero importante di 150 brani, quindi diciamo che è stato un bel casino».

Piero: «Però è giusto dire che è stata fatta una bella selezione, come dicevo prima ci saranno due ore e mezzo di concerto – basti pensare che gli americani quando vengono in Italia arrivano giusto a ottanta minuti – questo mi fa sentire in pace con me stesso ma soprattutto con i fans».

D: Negli ultimi anni per l’appunto vi è stato un gran lavoro di recupero – con la trilogia del potere tour prima e con la tetralogia degli elementi poi – della vostra storia musicale, però da questa operazione di recupero sembra esserci rimasto fuori l’album 'Infinito'…

Piero: «Aspetta a dirlo... Aspetta a dirlo…».

D: La domanda era appunto se anche con 'Infinito' avevate intenzione di mettere su un'operazione simile, magari rivisitarlo in qualche modo, magari proponendo una lettura nuova dal punto di vista musicale di questo album che, seppur rappresenta un momento controverso per la vostra storia, vanta brani degni di nota e di un certo livello? 

Ghigo: «Purtroppo 'Infinito' è un album che ci ricorda alcun cose brutte, pur essendo il nostro album di maggior successo…».

Piero: «Lasciamo stare le cose brutte, siamo andati oltre queste cose. Tutto quello che posso dire è che questa è la prima tournée dei Litfiba in assoluto, dove ci sarà qualcosa di ogni album che abbiamo fatto».

D: Piero, avrei voluto aprire l’intervista facendoti gli auguri visto che sei diventato da qualche settimana nonno, ma ho voluto lasciare questo momento nella parte conclusiva dell’intervista. Quindi, Piero, permettimi di farti sinceri auguri per quello che stai vivendo!

Piero: «Grazie. Grazie di cuore. Noi Litfiba siamo sempre in controtendenza, mentre l’Italia ha sempre meno nascite ed ha sempre più gente che scappa, noi come Litfiba, quindi io e Ghigo, con tutta la nostra tribù, la stiamo ripopolando…».

Ghigo: «Beh, fondamentalmente siamo persone ancora ancorate ai veri valori, io sono molto ancorato a valori ben precisi, volendo anche classici: uno di questi è sicuramente la famiglia, che è sicuramente molto importante».

D: Chiudo con questa domanda. Si è fatto riferimento qualche domanda fa alla reunion del 2013 in occasione della 'Trilogia del potere tour'. Vi è una qualche speranza di rivedervi di nuovo insieme, magari nella composizione di un nuovo album di inediti?

Piero: «Nella vita non bisogna mai dire mai… come si dice 'L’impossibile non c’è?'».

Ghigo: «Certo, nella vita tutto può succedere…». 

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