Frammenti di metallo, negli Usa ritirate tonnellate di hot dog

STATI UNITI - La presenza di corpi estranei è uno dei rischi più temuti da aziende e consumatori, dall’Italia all’estero. Negli Stati Uniti, John Morrell & Co. una grande società di lavorazione della carne, ha ordinato il ritiro dei prodotti per probabile contaminazione da corpi estranei. L’avviso di richiamo per il rischio alimentare riguarda nella fattispecie 100 tonnellate di carne: numeri da capogiro che rischiano di generare seri problemi di salute, derivanti dai frammenti metallici che possono provocare soffocamento o lesioni.

L’ordine della società alimentare di ritirare la carne incriminata è stato pubblicato sul sito del Dipartimento dell’Agricoltura degli USA (FSIS): si tratta di 100 tonnellate di hotdog di manzo, un alimento consumatissimo oltreoceano. L’azienda, dopo le lamentele di molti consumatori, ha palesato che gli hotdog potrebbero essere contaminati dal frammenti metallici, dunque, immediato il ritiro. Il tutto è emerso durante un normale controllo di routine interno da parte degli specialisti dell’USDA, dopo le lamentele di numerosi acquirenti ed ecco la scoperta shock: un campione è risultato contenere corpi estranei.

Gli hotdog sotto accusa sono stati prodotti dal 26 gennaio 2017. La misura adottata dalla società è di tipo precauzionale: al momento, infatti, non si registrano casi di lesioni. A causa dell’elevato rischio, però, le autorità americane hanno lanciato l’appello a coloro che hanno acquistato la carne di riportarla nei punti di vendita. Si tratta di uno dei provvedimenti più drastici negli USA per la carne: l’allerta è molto elevata. Essa è stata classificata da parte del Ministero dell’Agricoltura come “Class I recall“, cioè “una situazione pericolosa per la salute in cui vi è una ragionevole probabilità che l’uso del prodotto provoca gravi conseguenze per la salute”.

Le tracce di frammenti metallici, possono provocare soffocamento o lesioni. l ritrovamento di un corpo estraneo, spiega Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è uno dei tre possibili rischi legati alla produzione di alimenti, insieme a quello di contaminazioni biologiche o chimiche, ed è anche il meno pericoloso dei tre. Si tratta di solito di eventi puntuali, dovuti a incidenti: frammenti di vetro o metallo, oppure di gusci o di osso, e in qualche caso materiale biologico come insetti o piccoli animali. I casi sono sporadici, ma esistono: basti pensare che nel 2016 sono state 36 le segnalazioni di allerta su prodotti importati in Italia e 15 quelle sugli alimenti esportati all’estero dal nostro paese.

Il sistema europeo di allerta rapido per alimenti e mangini (Rasff) ci informa per esempio che dalla Germania è arrivato budino “arricchito” da frammento di metallo". Noi invece ci siamo fatti notare per la presenza di ossa di animali in scatolette di tonno, pezzi di vetro nella pizza e lame metalliche in un lotto di mortadella affumicata. Probabilmente i casi sono molti di più, perchè la presenza di corpi estranei negli alimenti prodotti e venduti solo in Italia non viene monitorata dal Ministero della salute e quindi non esiste una casistica. Per fortuna le conseguenze in genere sono minime. Nei casi più gravi, fortunatamente rari, si tratta di lesioni alla bocca o danni ai denti: il nostro apparato digerente è attrezzato per proteggersi da questo tipo di incidenti e in letteratura scientifica non ci sono casi di danni all’apparato digerente dovute all’ingestione accidentale di frammenti di vetro. Le aziende proteggono i prodotti lavorati con barriere, come setacci, o sistemi di rilevamento come metal detector, raggi X o campi magnetici.

Il sistema di controllo HACCP prevede di individuare i punti di rischio nel processo produttivo, che variano a seconda del tipo di prodotto, per metterli in sicurezza, e in genere funziona abbastanza bene. Ovviamente non si tratta di un sistema perfetto. Per quanto riguarda i consumatori, chi trova un corpo estraneo in un alimento, ha il dovere di avvertire sia il punto vendita dove si è fatto l’acquisto sia il produttore, fornendo tutti i dati necessari a identificare il prodotto: lotto, data di produzione e data di scadenza. L’alimento in questione dovrebbe essere conservato, se possibile, o quanto meno fotografato. Le aziende devono verificare che il reclamo sia fondato e legato al processo produttivo, non ad altri fattori, come la cattiva conservazione nel punto vendita.

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