Pillole surreali di G7 e anti G7

di LUIGI LAGUARAGNELLA - L’atmosfera surreale del Lungomare pedonale, anzi blindato, in particolar modo nel tratto dell’albergo delle Nazioni durante il G7 finanziario appena terminato a Bari, ha regalato, da un lato, il piacere di potersi godere la serenità di una passeggiata senza il caos del traffico; dall’altro un senso di inquietudine proprio durante queste passeggiate per le strade prive di auto parcheggiate, ma piene di transenne e forze dell’ordine appostate ad ogni angolo.

Si è mosso un enorme apparato di sicurezza per i ministri dell’economia delle sette potenze mondiali. Addirittura la polizia era provvista di motori ad acqua che controllava la zona al di là degli eleganti lampioni di Lungomare. Tra clima di serenità e di tensione si è passeggiato con i vigili che addirittura, indicavano ai runners e ai cittadini di camminare sui marciapiedi obbligandoli a tener libero il centro strada…deserto.

Da un lato il piacere, tra una transenna, un blocco new jersey o una colonna  della polizia di poter provare il gusto di godersi la città, dall’altro le abitudini dei cittadini stravolte: un runners, rivolgendosi alle forze dell’ordine, invocava il suo “essere libero cittadino” all’esortazione del vigile a deviare la sua corsa mattutina; un signore, dopo aver parcheggiato la  sua auto, senza dubbio con esposizione di documento e molta fatica, in una stradina dietro l’albergo delle Nazioni con tono esausto e sguardo perplesso, mentre scaricava la spesa  o meglio una raccolta viveri per evitare di uscire di casa in quei giorni, esprimeva quello che pensavano in molti: un clima di guerra. Tutto quel dispiegamento di forze dell’ordine, dovuto, comprensibile o no, comunicava tensione.

L’eccessivo o comprensibile allarmismo per il presunto arrivo dei blackbloc ha reso il corteo anti G7 una macchiolina di bandiere e striscione tra i tantissimi uomini in divisa.

I manifestanti hanno marciato in modo totalmente civile. Hanno gridato i loro motivi del dissenso: forse alcuni argomenti potevano anche c’entrare poco rispetto agli argomenti finanziari. Ma in fondo nel mondo globalizzato è tutto connesso. Nel gruppo dei manifestanti, giusto per segnalarlo in modo ironico, era visibile un ragazzo portare lo zaino delle Giornate Mondiali della Gioventù. Chissà se come trofeo, cimelio o perché fervente credente.

Tra i numerosi interventi oltre al signore salentino che digiuna da oltre 15 giorni per protestare contro la realizzazione del gasdotto, quello di una giovane studentessa che accennando all’antifascismo, alle guerre con toni “urlanti” è stato preso “sottogamba”da un signore fermo all’angolo della strada  intento ad osservare la sfilata che ascoltando quelle parole esclamava all’amico: “’Na ragazzetta”. Come a dire: sei troppo giovane per dire queste cose, che ne sai tu?

Avanzando verso largo Ciaia si è fatta tappa davanti al carcere e, a parte una canzone napoletanasparata dalle casse del furgoncino per mostrare solidarietà ai carcerati molti i cori e le parole, ovviamente ad una corretta pratica della giustizia. Solo che a sentire le parole di alcuni “compagni” che intervenivano al microfono del corteo pareva che tutti dovessero uscire dalle galere a priori.
Come se tutti stessero lì dentro ingiustamente, perché prigionieri dei potenti paragonati costantemente a mafiosi. Ciò sempre falso non è, però sembrava che il corteo avesse dato poca importanza all’esistenza purtroppo reale di criminali mafiosi.

Per il numero contenuto degli antagonisti, troppe le strade e divieti e troppe le saracinesche abbassate dei negozi. Non solo le banche serrate con grosse tavole di legno. In via Giulio Petroni, molta gente usciva dai piccoli esercizi commerciali aperti, mentre i manifestanti gridavano ironicamente “dove fossero i blackbloc” per far capire che il sistema di terrore e tensione creato pe il G7 è stato eccessivo e voleva evitare anche che si protestasse civilmente. Mentre molte persone si richiamavano l’attenzione a guardare il corteo, probabilmente il titolare o un semplice frequentatore di un’enoteca su quella strada esclamava: “Stanno arrivando, ora si possono fare soldi”. Tenere aperte un’enoteca in quel momento, con quel caldo, inconsapevolmente è stata una grande operazione commerciale. Surreale, come questi tre giorni che Bari ha vissuto in pieno, pur senza una grandissima promozione di “marketing territoriale” a livello nazionale. Surreale e paradossale.

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