LIBRI. Nicola Mascellaro e ‘La resa dei conti’


di LIVALCA - Un libro che, in apertura, invita alla lettura con una frase del giornalista, poeta e scrittore Corrado Alvaro ( San Luca, Reggio Calabria, 1895 ) : ‘ La disperazione più grande che possa impadronirsi della società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile’ e  che ci  racconta  un periodo storico (1991-1995) ben rappresentato da un aforisma di Roberto Gervaso ( Roma, 1937): ‘Non di rado l’onestà è fatta d’occasioni mancate di disonestà’,  dispensa una morale  ben rappresentata da una vignetta  (una delle magnifiche, ironiche ‘invenzioni’ di cui il libro è disseminato, frutto  del genio di Nico Pillinini…ho appreso con grande ‘cruccio’ che simile estro, talento e fantasia nasce in Francia e non a Taranto come ritenevo fino a ieri )  in cui vi sono due ‘persone’ all’ingresso di un edificio con una scritta  ben evidente ‘CASA CIRCONDARIALE’ e  quella più adirata dice all’altra : ‘ Quando pensavo alla casa comune non pensavo a questa’ ( Chiaramente le due persone sono identificabili, ma la cosa non cambia gli eventi).

Il volume si deve, come tutti gli altri precedenti, alla passione archivistica di Nicola Mascellaro (dal 2013 ‘sforna’ un testo l’anno  - sempre per l’editore Di Marsico Libri - con l’eccezione del 2014, in cui  ha pubblicato due libri, per riposare nel 2015 e con in cantiere tanto materiale ancora per continuare fin quando il Bari andrà in serie A…in questo caso cederà il testimone a Gianni Antonucci che scalpita per mettere a segno un colpo Grosso ), unico caso al mondo di uomo ‘burocratico’ che si è impegnato a rendere creativo un lavoro di responsabile dell’Archivio fotografico e di documentazione della Gazzetta del Mezzogiorno : mestiere duro, stancante, difficile, improbo, spesso laborioso e difficilmente gratificante.

I suoi volumi ‘Una finestra sulla storia’ sono un tributo sinfonico non solo ad un giornale, ma ad una parte del Paese che la ‘dolce vita’  l’ha vista - poco vissuta se non da determinate ‘finestre’ - solo al cinema o meglio, anni dopo, in…televisione.  Il titolo del nuovo libro di Mascellaro ‘La resa dei conti. Gli anni che non cambiarono l’Italia’ (1991-1995)’ da solo ci spiega un fenomeno tutto italiano : ogni nostro programma a lungo termine deve fare i conti con un imprevisto che, secondo i poteri forti - ci vorrebbe il vecchio gioco ‘braccio di ferro’ per capire chi sono, dove sono e nell’attesa non sarebbe male…toccare ferro - era largamente ‘previsto’.

Mascellaro fa parlare Giuseppe Gorjux per l’anno 1993 ‘…sapevamo tutti l’esistenza della sporcizia che ci stava sommergendo ma ci siamo adagiati, sprofondando nei cuscini di un  benessere immeritato vivendo e lasciando vivere’.  Personalmente, pur ritenendo inconfutabile quello che scriveva il direttore, devo dire di aver provato, pagando  le conseguenze,  a non far vivere o proliferare la ‘spazzatura’  e cercando  di difendere quel  piccolo benessere conquistato con merito e immensi sacrifici. Oggi, coloro che hanno contributo ad accumulare la spazzatura, si propongono come operatori ecologici (chiedo scusa anticipatamente a coloro che giornalmente puliscono le nostre strade per l’involontaria…provocazione) per dar ragione a ‘gli anni che non cambiarono l’Italia’.

Il 1994 è un anno cruciale per il destino del nostro Paese perché il Capo dello Stato Scalfaro nel messaggio di fine 1993 aveva detto chiaramente ‘….si volti pagina…’ed il presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi, la cui fedeltà alle Istituzioni era fuori discussione, si dimise e furono sciolte le Camere. Mascellaro ricostruisce con grande serenità ed imparzialità il periodo che va fino alle elezioni del 27 e 28 marzo.

Mi servo della circostanza  per ricordare il gigante buono del giornalismo pugliese, Liborio Lojacono, il quale,  per far capire la fase  di confusione politica imperante anche nella nostra città, scriveva sulla G.M. che il sindaco di Bari Michele Buquicchio era costretto spesso ad interrompere i Consiglieri che avevano chiesto la parola, per chiedere il partito di appartenenza.  Con distacco, ma anche con grande onestà di giudizio Mascellaro ci parla della direzione di Antonio Spinosa e della polemica con Giacovazzo  che  mal digeriva l’accostamento  Moro - Berlusconi ( vi rimando alla lettura del libro, in cui vengono ricostruite fasi storiche  che abbiamo vissuto e che oggi, avendo  la necessaria lucidità e il giusto distacco, possiamo meglio ‘interpretare’ pur alla luce delle personali valutazioni e tendenze ideologiche).  Il primo luglio del 1994 il PDS elegge Massimo D’Alema segretario e De Tomaso non manca di sottolineare ‘che studiava da segretario sin da quando portava i calzoni corti’, lo stesso giornalista che l’anno successivo, quando Di Pietro abbandona ufficialmente la Magistratura, si avventura in una profetica affermazione ‘…ha fatto bene a rompere anche l’ultimo filo che lo legava all’ordine giudiziario ma sappia il buon Tonino che da adesso nessuno gli farà più ’sconti’.

La fatica di Mascellaro termina con una vignetta di Pillinini che fa sorridere anche leggendo la semplice didascalia : ‘ Corrompere i laici era molto più facile. Quelli non si facevano pregare’.

Però sarebbe offensivo, per i milioni di italiani che considerano l’onore e l’onestà un loro preciso DNA generalizzare e far passare che in Italia ‘ se non è zuppa, pan bagnato è’; non può e non deve essere per il rispetto che dobbiamo ai tanti che in epoca ‘tangentopoli’ hanno sacrificato la vita, suicidandosi,  per il semplice fatto che erano stati indagati.   Questa precisazione la devo a mio padre, figlio di un maresciallo della Guardia di Finanza, che ripeteva al giornalista Giovanni Modesti ‘ non puoi capire cosa significhi indossare una divisa per chi presta giuramento’ e alla memoria dei sottufficiali Landi e Santoro, vittime di un qualcosa che non era ‘giustizia’  ma un ‘giustizialismo’ fine a se stesso ed inutile  ( Per saperne di più  il libro di Mascellare al riguardo dimostra  precisione  nel ricostruire  il perimetro in cui i fatti avvennero e ci offre una documentazione efficace per capire che, a volte, il clima ‘da caccia alle streghe’ che  circonda l’individuo, che si vede catapultato in prima pagina, richiede un’esperienza che solo chi… ‘delinque per mestiere’ può avere).
Come tutti i testi che si rispettano anche questo termina con i doverosi ringraziamenti, ma uno in  particolare stimola la mia curiosità: Mascellaro ringrazia Nicola Roncone per i preziosi consigli.  Ho conosciuto fisicamente Mascellaro grazie al dr. Roncone: l’uomo è ‘costituzionale’, anzi camera commerciale ( a Bari tutti sanno che dire Camera Commercio=Roncone ) e la cosa non si può negare o ignorare.   La mia perplessità deriva dal fatto che fin dai tempi del prof. Tommaso Pedío tutti ringraziavano il Roncone per i preziosi consigli.

Quei suggerimenti Nicola, con l’aria bonaria ma sempre distinta, tipica di una baresità colta ma non saccente, in ’illo tempore’ li ha dati anche a noi : non dico che ci invitava a ‘darci all’ippica’, ma di evitare senz’altro… il galoppo.   A me sono sempre parsi più che preziosi, leziosi se non ‘schifosi’ (...per la rima), ma probabilmente non ero in grado di captarne l’acume di cui erano pregni.  Chiaramente Nicola non potrò mai darti ragione ( oggi, ieri e domani), ma in futuro - un futuro ci sarà comunque e non saremo noi a deciderlo - porrò la giusta attenzione a quei segnali che tu dispensi a piene mani e che, per acclamazione spontanea, sono  ritenuti ‘preziosi’.  Nicola Mascellaro, Nicola Roncone  : propongo di rinviare ‘La resa dei conti’ alla prossima occasione, nell’attesa nutriamoci di quell’affetto che si alimenta con la fratellanza e la vicinanza…alla ‘lontananza’ ci pensa il nostro Domenico Modugno.  Vuoi vedere che noi facciamo parte della schiera di  coloro che, ‘unti dal Signore’,  cercheranno di cambiare l’Italia?   Se è vero che ‘il dubbio è l’inizio della saggezza’, male che vada ci consoleremo con una vignetta che il provetto Pillinini non mancherà di…dedicarci.

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