OPINIONI. Gran Bretagna, l'Isis fa fuori la May

(ANSA)
di FRANCESCO GRECO - Più che Jeremy Corbyn e il Labour ha vinto il Califfo. Il che dovrebbe essere oggetto di decodificazioni toste, senza finzioni, com'è nell'antropologia dei britannici. Nel senso che se la strategia dell'Islam radicale è di destabilizzare le democrazie occidentali creando ansia e insicurezza nei popoli, farli vivere sotto minaccia, e poi determinarne gli equilibri politici, a Raqqa e dintorni stanno brindando: hanno scoperto una strategia infallibile, una password micidiale.
 
Un attentato al mese (senza scordare il primo, 2005, la metro di Londra), con la May che era già stata ministro degli Interni, hanno dato agli inglesi l'idea di vivere in un paese sotto attacco. Proprio  la società più aperta e contaminata che c'è (Londra ha circa 200 etnie).
 
A questo punto, se la May fosse astuta come sir Francis Drake,  potrebbe bloccare i meccanismi della fuoruscita dall'UE, per tentare di restarci ex extremis. Non è facile, ma già porre la questione – come chiedono gli ex partner, Tajani in primis - significherebbe rimettere tutto in stand-bye. Almeno fino al congresso dei Tory, settembre 2017, quando prevedibilmente la premier sarà mandata in pensione.

L'upper class inglese voleva far pagare la Brexit alla working (e middle) class, su tutti i 5 milioni di stranieri, soprattutto i meno professionalizzati, come vuole il concept della globalizzazione, che disidrata  il welfare e dona a tutti i frutti amari della precarietà.

Isolarsi è nel dna degli inglesi, ma stavolta hanno perso il senso delle cose. Come si può dire al presidente degli USA di non recarsi a Londra? Una gaffe planetaria del sindaco di Londra.
Chi se ne va ha sempre torto, specie un un mondo oggi fattosi stretto, “liquido”, dove il battito delle ali di una farfalla nella foresta amazzonica influisce sulla nostra vita quotidiana.
 
Perché Londra dovrebbe fare marcia indietro? Primo: Theresa May ha voluto tenacemente queste elezioni con tre anni di anticipo sulla scadenza naturale (un anno fa David Cameron si dimise dopo la Brexit), per investirsi di ulteriore potere, per dare più forza alla Brexit, rivincere il referendum (52% a 48%). E' stata sconfitta seccamente, si è autorottamata.
 
Vincere è umano, voler stravincere da sciocchi. La lady di latta ha fatto un referendum su se stessa, gli dèi l'hanno abbandonata scaraventandola giù dall'Olimpo. Troppa presunzione e autostima.

Secondo: per impedire, da qui a settembre, alla speculazione internazionale, che non perdona, di devastare il paese (Selling Engrand by the pound). Infatti la sterlina è sotto attacco dalle prime proiezioni di giovedì notte.
 
Cosa ha portato alla sconfitta? La sicurezza s'è detto, ma anche l'incertezza post-Brexit. Si può uscire dall'UE come topini dietro al pifferaio di Hamelin, però poi devi dirci esattamente che cosa vuoi fare, che piani hai, convincerci, altrimenti è meglio per tutti se togli il disturbo.
 
Il successo di Corbyn è, al contrario, dovuto a una parola magica: eguaglianza. Trasfiguratosi in vero e proprio algoritmo.
Dev'essere un leader che frequenta i mercatini rionali e i discount e sente quel che dicono le massaie, che prende la metro e l'autobus e ascolta i passeggeri, che va per pub dove il popolo spiccio, quello che deve portare a casa il pane per se stesso e i figli, vive. I nemici dicono che promette cose senza copertura finanziaria.

Ma esce sconfitta anche un'idea di globalizzazione elitaria, darwiniana, esclusiva, cannibale. Che fa tornare il tempo a prima della rivoluzione industriale (Charles Dickens). Che crea masse di esclusi dal “patto sociale”, di diseredati che hanno solo le loro ossa, spinti nella povertà (il 25% degli inglesi tale si percepisce). E come la più perfida delle metastasi, ne crea sempre di nuovi, in termini esponenziali. Disfa la classe media, quella che produce, nella arti, i mestieri, le professioni (e vale anche per noi), quelli che non possono contrattarsi il salario, gli agnelli sacrificali sull'ara pagana del mercato.
 
Ma il voto dell'8 giugno ha detto anche altro: ha restituito la parola ai partiti, in questo caso polarizzati (Tory e Labour), e sancito la fine dei populismi (l'UKIP) capaci di intercettare i malumori, ma incapaci tradurli in progettualità politica diffusa. Parlare alla “pancia” è facile, poi però occorre usare i cervelli, avere idee cool e se a temi complessi si danno risposte arruffate, semplicistiche, banali, poi si viene smascherati: i velleitarismi che sollevano polvere sono puniti.
 
Ma anche i nazionalismi (quello interno e quello scozzese), la cui miopia e ristrettezza di orizzonti è allucinante e antistorica. May resti dunque fino a settembre, e in questi mesi il Labour lavori per un passaggio di consegne indolore. Un programma pro-UE con una serie di provvedimenti a favore del popolo (scuola e sanità free, paga chi pasteggia a ostriche e champagne).
 
L'UE non è certo il migliore dei mondi possibili, ma nemmeno il peggiore: non è la Geenna ove è pianto e stridor di denti, né una landa desolata dove il maghetto Harry Potter gioca coi destini del mondo.

E volendo ci si può stare anche con un po' di snobismo, con la puzza sotto al naso, magari turato...

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