ESCLUSIVO. Rama 'al volante' dell’Albania per 4 anni. Parla Zef Bushati

di FRANCESCO GRECO. TIRANA – L’Albania ha scelto la continuità: il socialista Edi Rama ha appena vinto le politiche e si appresta a formare il governo. Diverse le emergenze che dovrà affrontare: le riforme, su tutte quella della Giustizia, lo stallo economico, la disoccupazione, la lotta alla corruzione e soprattutto una piattaforma ideale per l’adesione all’Unione Europea, un obiettivo non più rinviabile.

Ne parliamo con Zef Bushati (foto), fondatore e presidente di Alleanza Democristiana.  

DOMANDA: Presidente, affluenza bassa, solo 44%: disaffezione degli Albanesi al voto?
RISPOSTA: “L’insoddisfazione degli elettori e la bassa partecipazione era un fenomeno che si aspettava che accadesse. E’ stato influenzato molto dal basso livello economico, la disoccupazione, l’alta quantità di coltivazione in quasi tutto il territorio albanese del cannabis sativa, la corruzione nella pubblica amministrazione, il fatto che non sono state mantenute le promesse, il ritardo della Riforma della Giustizia e negli altri settori, la non realizzazione in tempo delle norme e degli standard per aprire i negoziati per l’adesione all’Unione Europea con pieni diritti, la mancanza di una normativa da parte del governo per aiutare gli immigrati albanesi principalmente in Italia e in Grecia, la diplomazia e la politica estera senza fare affidamento su una piattaforma o serio programma nazionale, ma lasciandola in mano allo spontaneismo e al dilettantismo e altro hanno provocato la perdita della speranza, che si è rispecchiata nella bassa partecipazione alle urne nonostante le richieste dei politici indirizzate agli elettori di partecipare alle votazioni”.

D. Che governo si profila, adesso, quello che noi qui in Italia diciamo delle larghe intese?
R. “Alla fine delle elezioni il risultato più alto lo ha raggiunto il Partito Socialista del Primo Ministro Edi Rama, che ha vinto e quindi ha il diritto di creare un Governo Socialista e tutto il Gabinetto Governativo che si verrà a creare sarà del Partito Socialista.

Rama ha chiesto in campagna elettorale che gli elettori concedessero al Partito Socialista e a lui il “volante”, quindi la piena responsabilità per dirigere il Governo e l’Albania per i prossimi 4 anni. Gli elettori gli hanno creduto e hanno votato per un altro governo di 4 anni sotto la direzione di Rama e dei Ministri Socialisti. All’opposizione è rimasto il Partito Democratico e il Partito Movimento Socialista per l’Integrazione. Il Partito Alleanza Democristiana è alleato di Edi Rama e farà parte nella maggioranza di governo”.

D. L'obiettivo primo del nuovo esecutivo sarà di entrare in Europa: l'Albania è pronta ?
R. “Il Primo Ministro Rama durante la propaganda elettorale ha parlato molto dell’adesione dell’Albania all’UE. Io credo che vuole molto l’Europa. Questo è anche il fattore principale che il Partito Alleanza Democristiana, che dirigo, è in coalizione con Rama. Il nostro motto democristiano durante la campagna elettorale è stato: “L’Unione delle persone oneste per l’Albania in Europa”, invece dei socialisti era: “L’Albania che vogliamo”: erano messaggi per l’adesione dell’Albania all’Europa.

L’Albania è membro con pieni diritti nella NATO e deve esserlo anche dell’Unione Europa con pieni diritti. Prima l’UE accetta l’adesione e meglio sarà, non solo per lo Stato Albanese, ma anche per il Kosovo, la Macedonia e il Montenegro dove abitano circa 3 milioni di Albanesi.

Mentre in altri settori come l'economia, l'industria, la polizia, l'agricoltura, le infrastrutture, l'energia, arte e cultura, medicina, educazione, trasporti, ecc. abbiamo ancora molto lavoro da fare per raggiungere gli standard dell'UE. In queste aree non siamo ancora pronti e dobbiamo impegnarci ancora più seriamente”.

D. Di che riforme speciali ha bisogno il Paese? Quella della Giustizia è una priorità?
R. “La riforma della Giustizia è ritenuta quella principale. Alla riforma del sistema giudiziario e del procuratore abbiamo dedicato particolare attenzione, ma anche determinazione per renderla realtà. Dobbiamo ringraziare anche gli USA e l’UE che ci hanno aiutato e che ci stanno aiutando di continuo. Nell’ambito legislativo, si è lavorato molto per adeguare le normative albanesi agli standard dell’UE. Molto importante è l’implementazione e l’attuazione in tutte le aree. La guerra contro la corruzione nella pubblica amministrazione, nei tribunali e dal procuratore devono essere accompagnate con azioni concrete, con l’arresto delle persone corrotte agli alti livelli.

Solo quando i cittadini vedranno davanti alla Giustizia ministri, giudici e procuratori accusati di corruzione crederanno che la guerra contro la criminalità e il contrabbando della droga, la lotta contro gli alti funzionari dello Stato che rubano i fondi pubblici, la lotta contro la prostituzione e la pornografia, la lotta contro il male è iniziata.

Allora la fiducia tornerà e i cittadini ritorneranno al lavoro. Una priorità è anche la riforma del sistema elettorale, i cambiamenti della legge elettorale. Dopo la riforma nel settore della Giustizia, questa sarà la nostra priorità”.

D. Stare in Europa vuol dire anche confrontarsi con una tematica molto complessa: quella dei migranti dai sud del mondo. Come pensate di affrontarla? 
R. “Ci sono diverse politiche che iniziano dal modo in cui sono proposte dalla Cancelliera tedesca Merkel fino al posizionamento dell’Albania, che non si è appoggiata a una  piattaforma dettagliata dal punto di vista economico e sociale. La Merkel pensa di migliorare in Germania la condizione culturale e professionale degli immigrati e poi farli lavorare nei paesi di origine. E’ quella che si può definire la politica della porta aperta, che ha aspetti positivi, ma anche un costo da pagare a causa della diversa civiltà, istruzione, educazione, formazione, cultura, senza dimenticare la fede diversa che portano in Europa.

Tutto ciò può sopportarlo un paese  economicamente forte: Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, non l’Albania con 3,5 milioni di abitanti. E’ difficile accogliere 10mila immigrati portatori di cultura, formazione, fede diverse. Perciò penso che il supporto deve avvenire nei loro paesi insegnando come lavorare, svilupparsi, adeguarsi nelle comunità dove vivono.
Quindi è meglio inviare centinaia di migliaia di cittadini europei nei paesi meno sviluppati che far arrivare qui da noi centinaia di migliaia di africani e asiatici. Non per razzismo, ma per un  processo più veloce nei paesi in via di sviluppo“. 

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto