L’andare per i luoghi del cinema di Iarussi

di LIVALCA - Negli anni che furono l’amico Paolo Caterino  da San Cipriano d’Aversa aveva perso la testa per una bellissima ragazza che lo sovrastava, in altezza, di ben venti centimetri. I due parlavano fitto fitto per lunghi minuti, ma non vi era nessuna prova concreta del loro stare insieme.  Fu Pino Moretta da Altamura, grande appassionato di cinema, che realizzò il tormentone ‘Paolo domani scadono i tre giorni per la risposta’, che chiaramente rifaceva il verso al famoso film della Wertmüller ‘ I basilischi’. Quando vedemmo la splendida ragazza in atteggiamento ‘confidenziale’ con un soggetto diverso dal nostro amico…intuimmo la scadenza naturale dell’evento.  Con Paolo e Pino spesso parlavamo di cinema (anche di attrici) e del loro sconfinato amore per Federico Fellini.   Io avevo apprezzato ‘La dolce vita’, ma non ‘8½’, nonostante ci fosse ancora Ennio Flaiano fra gli sceneggiatori. Salvavo solo la splendida, seducente, conturbante Claudia Cardinale, mentre Pino impazziva per Barbara Steele (…un nome, un ricordo, un sogno, non saprei…) e Paolo per Sandra Milo e Rossella Falck (per la serie le diversità attraggono!).

A distanza di tanti lustri devo dare ragione a Paolo perché vedeva la Wertmüller dei basilischi sulla stessa lunghezza di ‘cinepresa’ del Fellini dell’otto: faccio questa affermazione dopo aver letto, nel recente libro del giornalista Oscar Iarussi ‘Andare per i luoghi del cinema’, che la regista di ‘Pasqualino Settebellezze’ è stata aiuto-regista del Federico nazionale proprio per il film 8½.   Non posso a questo punto non ricordare l’amico Savino Capobianco che, a proposito del film 8½, diceva ‘voto immeritato’ rifacendosi ad un ‘nostro professore’ e, in genere, era solito dire ‘senza raccomandazione resti al palo’. Leggendo il testo di Iarussi vengo a sapere che la regista Lina era amica della moglie di Mastroianni e, quindi, fu presentata a Fellini ecc. ecc. Savino - in qualunque anfratto del firmamento ti sia nascosto per recuperare quella tranquillità affettiva spesso negatati su questa terra - sappi che avevi ragione solo in parte: anche senza raccomandazione ci si può allontanare dal palo.  Chiusa questa parentesi da ‘Radionorba’, mi rituffo nel volume di Iarussi edito da ‘il Mulino’, in una collana denominata «Ritrovare l’Italia».

Positivo che un brillante e famoso editore, con sede in Bologna, riconosca che sia giunto il momento di scendere dalla torre degli Asinelli e cercare di ‘ritrovare l’Italia’ e magari anche qualche ‘cavallo spirito libero’ che da Roma in giù ha cercato di ‘impressionare’ la pellicola pur sapendo che non sarà mai proiettata, per la serie non inizio di ‘rottamazione’ ma di ‘ricostruzione’.  San Petronio, vescovo italiano, e San Nicola, vescovo greco di Myra, ci invitano a prendere atto di una costante del cinema italiano: la relazione con i luoghi teatro dell’evento.

Nella meritoria opera di Iarussi si legge che a Torino debutta come attore nel 1939 un giovane di Torre Annunziata di nome Dino De Laurentiis ; il titolo del film è ‘ Troppo tardi t’ho conosciuta’  e viene diretto da tale Emanuele Caracciolo, che nel 1944 sarà tra le vittime delle Fosse Ardeatine (Questa ritengo voluta precisazione rende il libro più prezioso  : nel momento della gloria non vanno mai dimenticati gli eroi, loro malgrado, che hanno reso possibile a tutti noi una vita decorosa, comprensiva dell’andare… per cinema).  Scopriamo che Raf Vallone era di Tropea - sapevamo che aveva giocato nel Torino - e collaborava con la terza pagina dell’Unità, quando Pietro Germi lo chiamò per ‘Il cammino della speranza’ e conobbe sul set Elena Varzi, la futura moglie.

Al cospetto del Duomo De Sica ambienta Miracolo a Milano, che si avvale di una fantasiosa, creativa sceneggiatura di Cesare Zavattini, e, anni dopo, Luchino Visconti vi ambienta ‘Rocco e i suoi fratelli’, in cui uno sconosciuto Renato Salvatori conquista Annie Girardot, al punto da farne la compagna di vita.  Iarussi ci precisa che Abatantuono è nato a Milano, da padre di origini foggiane, e che la madre era guardarobiera del locale chiamato Derby. Si tratta di un Derby da leggere, dimenticando la squadra di appartenenza e pensando allo…spettacolo.

Sempre a Milano il regista Dino Risi gira ”Il vedovo” con Alberto Sordi, marito di una strepitosamente antipatica Franca Valeri, la quale al consorte che minaccia di aprire il gas e farla finita replica: “Tanto a te cosa costa? La bolletta la pago io!” Senza scomodare il sociologo De Masi - complimenti professore riesce ad andare contemporaneamente su più reti televisive e, per fortuna, mantiene lo stesso…’concetto’- diciamo che la battuta fa ridere, ma il soggetto della storia aveva chiari riferimenti al caso Ghiani - Fenaroli: una pagina non esaltante di cronaca nera.

Francesco Rosi  nel 1979 gira a Matera il suo ‘Cristo si è fermato  a Eboli’, che viene impreziosito da  una magistrale prova di Gian Maria Volonté ( attore di faccia, oltre che di voce), quella stessa antica Mateola  che è anche la città il cui ‘abbandono’ Togliatti definisce ‘vergogna nazionale’ nel 1948 e che l’Unesco nel 1993 definirà ‘patrimonio mondiale dell’umanità  (A tal proposito segnalo un prezioso libro di  Vito Maurogiovanni  ‘Gli anni della speranza : ricordi, attese, sogni di una città del sud’ con prefazione di Giovanni Caserta, un valente docente, profondo conoscitore della storia e della cultura lucana). Il libro di Iarussi ci regala una chicca, finora conosciuta solo dagli addetti ai lavori, che riguarda il regista Rosi: il suo film-favola ‘C’era una volta’ fu girato nel 1967 a Matera con gli attori protagonisti Loren e Sharif visti spesso ‘gironzolare’ fra i sassi; pellicola ispirata a ‘Lu cunto de li cunti’ di G. Basile, l’uomo che dovremmo definire ‘inventore’ di Cenerentola (per chi voglia approfondire Pino Aprile il referente).

Ho acquistato e letto in maniera molto veloce  - che non significa superficiale - tutti i libri scritti dai nostri politici in questi ultimi due anni a partire dal ‘Marziano a Roma’ di Marino, passare per ‘le riflessioni’ di Occhetto, Di Battista, Salvini, Letta, Prodi, e finire con il nostro Presidente Emiliano ( a mio parere il testo migliore, senz’altro frutto di un sapiente lavoro di marketing, ma che coinvolge al punto  di apparire piacevole  e sincero…la qual cosa da sola vale l’assoluzione ); mi manca quello del Presidente Renzi, appena uscito, con un titolo ‘AVANTI’  che darà pane ai nostri comici fino alle prossime politiche.  Ho una certezza, che definirei necessità, appena possibile dovrò rileggermi il testo di Iarussi perché, nonostante il cinema sia ‘fantasia’, il giornalista responsabile Cultura e Spettacoli della «Gazzetta del Mezzogiorno», ci descrive cose vere, avvenute in luoghi esistenti che fanno parte della storia partita dall’invenzione di Louis e Auguste Lumière: una cura disintossicante che consiglio a coloro che leggono libri…prima di scriverli o farli scrivere.

Una curiosità mi assilla: partendo dal presupposto che i libri di cui sopra difficilmente raggiungono vendite stellari, sarei desideroso di sapere, trattandosi della stessa casa editrice ‘ il Mulino’, tra l’«Andare per i luoghi del cinema» di Iarussi e il «Piano inclinato» di Prodi chi ha ‘sedotto’ più lettori?

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