'Caro Renzi, un leader sa ascoltare…'

FRANCESCO GRECO - La questione è, come dicono i sapienti, topica: il 4 dicembre 2016 (referendum costituzionale 'madre di tutte le riforme” bocciato) è una data definitiva per Renzi e il suo afflato riformista e rottamatore? E’ una 'sconfitta irrimediabile'? L’'intruso' (così lo considerava la nomenklatura interna del Pd) si è autorottamato, soffocato dai suoi stessi fantasmi?

Oppure, come teorizzava Tiziano Terzani, una fine che può essere un nuovo inizio e la fenice rinascere dalle sue stesse ceneri? E’ la 'tomba' politica per i sogni di gloria del sindaco di Firenze che volle farsi premier entrando come l’elefante nel negozio di cristalli, oppure ci sarà un sequel, come su Netflix?

Su questo ispido interrogativo si regge 'Lettera a Matteo Renzi' (Con un saggio sulla sua esperienza di governo), di Massimo L. Salvadori, Donzelli Editore, Roma 2017, pp. 128, euro 16,00 (collana 'Saggine').

Una domanda attualissima, ora che con la legge elettorale siamo entrati nel mainstream di fine legislatura, il Def, le elezioni di primavera, con Mattarella ligio alla forma e la minaccia della troika in caso le urne non dessero un governo con un minimo di affidabilità e stabilità.

Dire dell’autorevolezza intellettuale di Salvadori è pleonastico: già docente di Storia delle Dottrine Politiche a Torino, in prima repubblica fu un autorevole opinionista. Di più non è uomo facile agli entusiasmi, è alieno dal cantare in coro.

La forza del saggio è anche nel non avere pregiudizi di sorta, nel’analizzare il multiforme, complesso fenomeno-Renzi in modo oggettivo, quasi asettico, come fa uno studioso che vuole dar credito alle sue tesi, antitesi, sintesi.

Salvadori gli riconosce 'volontà e determinazione', molta energia, ma fra le righe non apprezza il suo decisionismo (che fa rima con craxismo), l’incapacità di ascoltare. Il Renzi in fase zen e minimalista descritto dai media ultimamente pare averlo ascoltato.

E si chiede se c’è ancora sintonia fra il Renzi prima maniera e gli italiani. Fa poi una disamina sui mille giorni, dal 22 febbraio 2014 a fine 2016. Renzi è piombato su una situazione critica, per certi aspetti immobile, e ha capito che bisognava imprimere un dinamismo virtuoso al sistema-.Italia, cambiare passo, svegliarsi dal torpore dei mantra correnti di marca dc ('Molto è stato fatto, molto resta ancora da fare…'). Salvadori glielo riconosce e prevede che la 'marcia delle riforme' riprenderà, un 'back to future' possibile, non insolito nella storia patria (vedi Berlusconi).

Da leggere se si vuol capire l’oggi così tumultuoso con vista su un domani imminente e indecifrabile ('scenario complicato'). Grande è la confusione sotto il cielo, ma è il sale della democrazia.

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