Casaranello, incrocio fra Oriente e Occidente


di FRANCESCO GRECO - CASARANO (LE). “Ma le terrazze le avete controllate? Ogni quanto lo fate? Avete visto se ci sono infiltrazioni di acqua? Spesso bastano interventi da pochi euro per salvare un bene architettonico, ma si preferiscono quelli costosi, per ovvi motivi…”.
 
“Archeologo e maestro muratore” (autodefinizione), nella loro nuda e cruda essenzialità, le domande sulla manutenzione ordinaria del prof. Francesco “Ciccio” Danieli piombano su un pubblico vasto e su relatori di rango: lo storico Mario Spedicato (4 collane, 200 pubblicazioni in 20 anni), il prof. Giovanni Giangreco (già Soprintedenza ai Beni Culturali di Puglia), Alessandro De Marco presidente di ArcheoCasarano che cura (anche mediaticamente), con successo (è amato da tedeschi, svizzeri, francesi, spagnoli, statunitensi, ecc.), il sito di Santa Maria della Croce di Casaranello (la chiesa più vecchia del Salento), l’assessora comunale Laura Parrotto, bionda e motivata, ha condotto Antonella Chiarello (foto dell’archivio immagini dell’Associazione).
 
E’ un salto culturale di sostanza rispetto al bromuro di tanti di questi appuntamenti dove ci si parla addosso di tutela e valorizzazione dei beni culturali in maniera vaga e poetica, da libro “Cuore”, pianto greco, fatalismo e rassegnazione.
 
Invece è stata una sorta di check-in complessivo, su quel che si è fatto, su quel che c’è ancora da fare. La password pragmatica del prof. Danieli da Galatone spinge verso un cambio di passo, perché, se abbiamo ricevuto in dono dal passato un ricco, prezioso patrimonio d’arte, non possiamo dare a figli e nipoti cumuli di macerie.

Viviamo tempi da cupio dissolvi, il mood è confuso e predatorio, non abbiamo coscienza della bellezza. E le prime vittime sono i beni artistici. “Qui c’è la vostra identità, siate orgogliosi custodi di questo sito, ma datevi da fare…”, ammonisce Danieli, che annuncia una “Casaranello che non conoscete” nel libro in lavorazione (“Mi alzo alle 4 e mezzo del mattino”) che affronterà il “mistero” e l’importanza dall’aspetto simbolico, biblico, iconologico, patristico, filosofico, zoologico, astrologico, ecc.

DOMANDA: Prof. Danieli, lei ha messo Casaranello sullo stesso piano di Ravenna in quanto a importante testimonianza del bizantino in Salento: c’è dell’enfasi o ignoranza di noi sul territorio?

RISPOSTA:   “Non c’è enfasi alcuna nella mia affermazione. Semplicemente noi salentini, tanto fieri della nostra terra per mare, rustici e pasticciotti, non lo siamo affatto per i tesori di storia e arte che custodiamo inconsapevolmente. Soffriamo di uno strano complesso di inferiorità, per cui  - a priori - l’erba del vicino è migliore della nostra. Chissà perché Lecce è la Firenze del Sud e non è Firenze ad essere la Lecce del Nord!
I mosaici di Casaranello rendono il sito di Santa Maria della Croce un unicum in tutto il Mezzogiorno d’Italia, e si pongono per qualità artistica e spessore contenutistico sullo stesso piano degli analoghi capolavori ravennati che abbiamo studiato sui libri di storia dell’arte”.

D. E ha anche detto che Casaranello è stato una sorta di incrocio fra Oriente e Occidente: vuole spiegare meglio? 

R. “Il sito di Casaranello si colloca geograficamente su di un importantissimo crocevia. Quello che da Taranto e dall’alta Iapygia, toccando le odierne Manduria, Nardò e Alezio, diramava verso Ugento, Patù, Vaste, Castro e gli scali portuali per l’Oriente. Questa fortunata posizione, confermata in età romana con la realizzazione della Via Appia Traiana e della sua prosecuzione convenzionalmente nota come Via Augusta Sallentina, ha favorito per lunghi secoli il passaggio di uomini, merci e culture differenti ed è il motivo fondante della presenza di mosaici così raffinati e significativi in un edificio sacro – apparentemente come tanti – nella periferia della Regio Secunda dell’Impero Romano”.

D. Il degrado dei nostri beni culturali è un fatto di esigua sensibilità degli amministratori e i decisori politici, negligenza delle istituzioni, o di scarsa di coscienza e conoscenza del territorio?

R. “Finora gli amministratori solo in rarissimi casi hanno saputo conservare, restaurare e valorizzare il patrimonio artistico della nostra terra. La normalità sono stati il bitume al posto dei basoli, le tinte bizzarre in barba ai “piani colore” adatti ai centri storici, cemento selvaggio e alluminio anodizzato, zone a traffico limitato pressoché inesistenti.
Ciò ha condannato all’anonimato e al degrado paesi stupendi e tesori preziosi, sparsi in tutto il Salento. I pochi esempi di sapiente valorizzazione del territorio, attraverso accurate campagne di restauro, hanno invece calamitato immediatamente flussi turistici rilevanti. Un esempio concreto di buona politica urbana è Specchia”.

D. Lei ha detto che la bellezza si impara da piccoli, il prof. Spedicato che anche l’Università ha le sue colpe: come fermare la deriva?

R. “La deriva si può fermare mettendo le persone giuste al posto giusto. Io, nonostante le lauree, le specializzazioni e le decine di volumi scritti, un po’ per libertà e un po’ per orgoglio, ho deciso di vivere da anni del lavoro delle mie mani: insegno gratis Storia Sociale dei Media presso l’Università del Salento, ricerco costantemente e pubblico libri e saggi,  ma ho le mani sporche di tufo e calce. Costruisco volte a stella e porto avanti con passione quotidiana la mia impresa edile. Ma non è normale che dietro ad un bancone di bar si trovino a dispensare caffè giovani laureati, dai mille progetti infranti, e a fare la ministra dell’istruzione Anna dai capelli rossi, con la quinta elementare. Questa è l’Italia!”.

D. Vuol darci qualche anticipazione del saggio work in progress su Santa Maria della Croce? 

R. “Si stravolgono molte vecchie certezze. Confermando le ipotesi di Marina Falla Castelfranchi, la datazione di edificio e mosaici si sposta in avanti di un secolo, alla metà del VI secolo d.C., in pieno contesto delle guerre greco-gotiche.
Circa i mosaici, invece, manifestano un programma iconologico di altissima levatura, che fonde la filosofia greca e la teologia cristiana, grazie al significato allegorico abbinato ad animali, elementi vegetali e pietre raffigurati in quella che è una vera e propria enciclopedia della fede. Il resto è un segreto. Per un altro paio di mesi”.

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