Barletta, la 'Citta della Disfida' festeggia Santa Lucia, il tempo non scalfisce la devozione dei barlettani


di NICOLA RICCHITELLI - Non solo al manto dello Sterpeto si sono aggrappati i barlettani nel corso dei secoli, non solo con il suo manto celeste hanno asciugato le lacrime di una vita contadini e marinai, nobildonne e nobiluomini, soldati e gente di ogni estrazione sociale. 

Si veste a festa corso Cavour, con le sue bancarelle e le sue luci, con la sua tradizione e la sua devozione verso la Santa di Siracusa che il tempo non ha scalfito, al suo secolare  manto bianco  la gente ancora si aggrappa pregando e chiedendo grazie, al suo secolare manto bianco – proprio l’otto dicembre di trent’anni fa grazie alle offerte dei fedeli il manto di Santa Lucia fu ritessuto a mano a Roma dalle suore dell’Istituto delle figlie di San Giuseppe - ancora oggi barlettani e genti delle città vicine chiedono protezione, non si prega per i soli occhi di cui la Santa di Siracusa ne è la protettrice.

Nei giorni della sua festa, la Chiesa di Corso Cavour è un andirivieni di gente che, dinanzi a quella secolare statua, affida le sorti di un esistenza oggi alle prese con problemi di ogni tipo, a Lei affidano le sorti dei propri figli e della propria casa padri e madri, a Lei chiedono di non vederseli andar via un giorno con la valigia di cartone in cerca di un lavoro dignitoso, pregando per quei mariti e i loro vizi, pregando per le proprie mogli e quei troppi grilli per la testa, a Lei non si rivolgono più solo i contadini che contraevano malattie agli occhi lavorando nelle paludi, a Lei si chiede la forza per affrontare una vita fatta di sole bollette da pagare e di bollette non ancora pagate, a Lei si chiede la forza per alzarsi la mattina per andare a lavorare per quelle 10-12 ore di lavoro per pochi euro o poco più. 

Si veste a festa Corso Cavour, anche se il folklore non ha più il sapore e gli odori di un tempo, quando per il popolino la festa di Santa Lucia era un appuntamento molto atteso, dopo la vendemmia e la raccolta delle olive la maggior parte dei barlettani soprattutto il ceto contadino, il giorno di Santa Lucia si riversava in corso Cavour per rinnovare il guardaroba alle bancarelle boutique dove potevano comprare l'abito ed il cappotto per lui, ed il vestito nuovo per lei da indossare nelle feste natalizie sul viale della stazione. Erano i tempi dove esisteva solo qualche negozio al centro dove gli unici clienti erano nobiluomini. Per molti ragazzini poi quelle bancarelle erano un sogno, e chi passeggiava con in mano un giocattolo, era guardato con invidia da chi con quel giocattolo non vi poteva giocare. 

A Lei hanno pregato generazioni e generazioni di barlettani, una devozione che nasce da molto lontano, lo ricorda quel tal Don Camillo Elefante – membro di una delle famiglie più nobili di Barletta - in un suo diario cittadino scritto tra il 1795 e il 1798:«… Solennità di Santa Lucia che è cominciata questa mattina nel monastero col titolo di essa Santa, con scelta, e numerosa Musica, spari in diverse ore, tamburo trombe e campane, domani seguita lo stesso… breve processione della statua della Santa…», e la devozione per la Santa era cosa assai seria, perché nella chiesa di corso Cavour non vi è solo una semplice statua come disse un tal monsignore – secondo una famosa legenda oppure no che circolava tra gli anni ottanta e novanta nel borgo marinaro di Santa Maria -  il quale decise di non fare la festa alla Santa di Siracusa in un imprecisato 13 dicembre di non si sa bene di quale anno, alle devote che ne chiedevano il motivo lo stesso rispose: « che ci andiamo a fare in giro con una statua?».

Se per mano divina o per pura coincidenza, vendetta fu consumata in un pomeriggio di parecchi anni fa: erano da poco passati i giorni della sua ricorrenza, era il 17 o il 18 dicembre, e quel tal monsignore giaceva nella sua tomba nella chiesa di cui fu parroco per più di dieci anni dinanzi all’altare con la Santa di Siracusa alla sua destra, per ricevere gli onori religiosi e il muto omaggio dei numerosi fedeli. Qualcuno ricorda di un occhio rimasto quasi aperto e non del tutto chiuso: a quel punto una anziana del borgo marinaro, per marcare il disprezzo per l’offesa fatta alla Santa di Siracusa, vi sputò dentro nel mezzo delle celebrazioni del funerale. Fu subito interpretato come segno e punizione divina, da quel momento mai più il nome di Santa Lucia fu offeso.

Ma leggende a parte, da sempre la festa di Santa Lucia è tra le più sentite nella città di Barletta, un tempo numerosi erano i fedeli che arrivavano dalle città limitrofe per prendere parte alla processione che a quanto pare veniva fatta il 14 dicembre – in alcune annate invece si fece il dodici di dicembre -  con i festeggiamenti che prendevano piede sin dalla tarda mattinata per poi concludersi in tarda serata, la statua veniva portata in processione non percorrendo l’attuale itinerario ma toccando vari punti della città. Le donne prendevano parte alla processione indossando calzini bianchi, e quindi senza scarpe, trascinando con sé pesanti ceri; il momento più caratteristico forse era quello dell’uscita della Santa di Siracusa, quando le stesse si scioglievano i capelli e urlavano perdono.

Ali di folla saluteranno anche quest’anna colei che un tempo era la co-patrona della città, da corso Cavour la processione prenderà il largo verso via 3 Novembre per poi proseguire attraverso una delle arterie principali della città, via D’Aragona, costeggiando quindi il Monumento ai caduti situato nell’omonima piazza e prendere la via del ritorno imboccando Corso Garibaldi e quindi corso Cavour.

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