La recensione: Assassinio sull’Orient Express

di FREDERIC PASCALI - La vocazione di Kenneth Branagh per i classici, semmai ci fosse stato qualche dubbio,ancora una volta si esterna in una prova magistrale che il sempreverde remake cinematografico del capolavoro thriller di Agatha Christie, datato 1934, ispira nel doppio ruolo di regista e protagonista principale. Il “nuovo” “Assassinio sull’Orient Express” non oscura quello storico del 1974, regia di Sidney Lumet, ma si attesta su di un versante differente con un’inclinazione che ricorda più il cinema patinato del Marvel Cinematic Universe che la fotografia rugosa della pellicola vecchia scuola. Lo stesso Hercule Poirot “indossato” egregiamente da Branagh si presta a una verniciatura in tal senso e con l’avanzare della trama rivela la caratterizzazione verso una natura fumettistica nella quale, alle straordinarie capacità deduttive dell’originale ideato dalla Christie, viene aggiunta anche un’inaspettata fisicità.

La storia è sempre la stessa con il più grande investigatore vivente, il belga Hercule Poirot, che dopo essere stato costretto a risolvere un caso di furto a Gerusalemme, giunto a Istanbul deve ripartire velocemente per Londra. L’incontro casuale con il suo amico Bouc, Direttore dell’Orient Express, gli fornisce un insperato posto sul leggendario treno in partenza quella notte stessa. Uno dei primi ad avvicinare Poirot è un oscuro uomo d’affari, Samuel Ratchett, che prova a convincerlo, dietro promessa di una grossa somma di denaro, a fargli da guardia del corpo per i suoi tre giorni di viaggio. Poirot,che bene conosce la cattiva nomea del suo interlocutore,rifiuta ma il mattino dopo si ritrova a constatarne l’efferato assassinio. Ancora una volta sarà lui a dover scoprire il colpevole.

Michael Green scrive una sceneggiatura che incastona l’intreccio narrativo in un palcoscenico che è puro spettacolo, a cui la regia di Branagh, con le consuete influenze teatrali, dona la credibilità e la marzialità giusta per l’occasione. Il cast di alto rango, con Michelle Pfeiffer, “Mrs Hubbard”, nel ruolo che fu di Lauren Bacall e Johnny Depp, “Ratchett”, ben posato nella parte del “cattivo”, assolve egregiamente il suo compito e alimenta al meglio le dinamiche auspicate dal racconto. La chiosa spetta di diritto alla scenografia di Rebecca Alleway e ai costumi di Alexandra Byrne e Timothy Everest, la ciliegina su di una buona torta da gustare aspettando il sequel sul Nilo.

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