I biomarcatori e la terapia per l'ipertensione in un convegno

BRINDISI - I bio-marcatori consentono di fare diagnosi corrette e terapie appropriate dell’Ipertensione arteriosa.  Se ne parla a Brindisi in un convegno. L’ipertensione colpisce oggi circa il 30 per cento delle persone. La “pressione alta” può essere di costituzione, ma anche di origine renale, endocrina o neurologica. E spesso si crede la pressione arteriosa alta sia correlata a una patologia cardiocircolatoria. Non è proprio così. Anzi.

Salute Salento ha intervistato il dr. Luigi Vernaglione, dirigente medico di Nefrologia dell’Ospedale Perrino di Brindisi che ha organizzato un convegno che si svolge oggi 10 marzo 2018 a Brindisi, presso la Sala Conferenze di Palazzo Granafei Nervegna dal tema:

“Malattia ipertensiva: eziologia e danno d’organo obiettivo sui marcatori bio-umorali come indici prognostici e target terapeutici".

«L’ipertensione – sostiene il nefrologo salentino - non ha mai una causa cardiocircolatoria. E’ solo un sintomo. L’aspetto cardiocircolatorio è una complicanza dello stato ipertensivo non curato per anni».

«Nella maggior parte dei casi  - aggiunge - l’ipertensione è di tipo “essenziale” perché non riconosce una causa specifica, ma è costitutiva del paziente. In un 5-10% dei casi invece  l’ipertensione è secondaria ad alterazioni del metabolismo, sia di origine endocrinologica sia di origine renale».

Ultimamente è emerso che nella pratica quotidiana la terapia del sintomo ipertensione viene facilitata dallo studio della variazione della concentrazione di alcuni bio-marcatori, quando sono bersaglio di alcuni farmaci. Nel convegno di oggi si passano in rassegna i diversi marcatori biologici in grado di offrire una chiave diagnostica in termini clinici.

«Attualmente i biomarcatori sono quelli che riguardano anzitutto la funzione renale – spiega il dr. Vernaglione - Quindi la creatinina, la azotemia , la micro albuminuria nelle urine. Poi ci sono quei marker che riguardano il sistema endocrino come la renina , l’aldosterone (ormoni) , il cortisolo, e gli ormoni tiroidei».

Questi biomarcatori consentono oggi di fare diagnosi di particolari tipi di ipertensione.

«Nella diagnosi, in prima istanza, si guarda nell’ambito nefrologico soprattutto, endocrinologico e neurologico – chiarisce Vernaglione - Poi, quando insorge la complicanza (perché l’ipertensione negli anni danneggia l’apparato cardiocircolatorio) comincia la competenza del cardiologo».

Tra gli obiettivi del convegno vi è la formulazione delle associazioni di farmaci più appropriate per trattare l’ipertensione in diversi contesti clinici: paziente anziano, in emodialsi, nefropatico ecc.

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità si è ipertesi quando la pressione arteriosa è uguale o superiore a 160/95 mmHg. Si è in condizione di rischio quando il valore della pressione sistolica è compreso fra 140 e 160 mmHg e quello della diastolica è compreso fra 90 e 95 mmHg.

In Puglia sono Ipertesi: 26% degli uomini e 35% delle donne. In condizione di rischio: 16% degli uomini e 9% delle donne.

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto