Lady Bird: la recensione

di FREDERIC PASCALI - Declinare la poesia dell’adolescenza, scegliendo i versi più appropriati per darne sentore senza tralasciare alcun aspetto della sua grande potenza espressiva, è uno dei compiti più ardui che spetta a chiunque si cimenti nell’impresa. Greta Gerwig, all’esordio alla regia ma già brillante nella sua breve carriera d’attrice, lo fa dispensando talento a piene mani e, complice la bravissima Saoirse Ronan, “Lady Bird”/”Christine”, costruisce una pellicola di notevole fattura che, nonostante presenti una trama tesa a inglobare tutto il possibile in una rapida definizione degli eventi,snoda con la giusta intensità i punti di svolta che sferzano l’intero racconto.

Christine, per tutti “Lady Bird”, è un’adolescente di Sacramento che seppur frequenti il liceo cattolico a due passi da casa sua, è costantemente attratta dalla possibilità di trasferirsi nella East Coast e trovare finalmente una sua dimensione. Insofferente all’ordine costituito, alla ricerca di uno sbocco per il suo talento, decide di iscriversi alla compagnia di teatro della scuola e con l’amica Julie intraprende un percorso di emancipazione che diventa fonte di un costante conflitto con la madre.

Pur non riuscendo a trasformare alcuna delle sue cinque Nomination in una statuetta, “Lady Bird” resta un film di fattura pregevole che nel novero di quelli dedicati al mondo dell’adolescenza, i cosiddetti “teen movie”, guadagna senz’altro uno dei gradini più alti del podio. Una pellicola moderna, ambientata nel 2002 del dopo “11 settembre”, che è perfettamente a suo agio con movimenti della macchina da presa molto classici che nulla tolgono alla sua inclinazione ribelle, incastonata in un’ aurea di sensibilità, di cui quasi tutti i protagonisti sembrano pervasi. La fotografia di Sam Levy mutua in una luce dai temi caldi la forza di una narrazione che, strettamente correlata alla biografia della regista, corre sul filo di un anticonformismo mai sguaiato o autoreferenziale. La sceneggiatura, della stessa Gerwig, pur nutrendo qualche passaggio ansiogeno, sposa efficacemente il conflitto generazionale genitori – figli sottolineandone gli aspetti salienti anche grazie all’eccellente performance di Laurie Metcalf, la “madre di Lady Bird”. 

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