'Sciamu', quei sentieri incrociati di Papa Francesco e don Tonino

(ph: L.Calsolaro)
di FRANCESCO GRECO - “Sciamu” (andiamo) era una parola quotidianamente usata da don Tonino, il Vescovo “costruttore di pace”. Papa Francesco dice “Andiamo avanti”. Sovrapposizioni filologiche scagliate nel tempo come sfide allo status quo dell’ecumene, pregne di un’idea di futuro tutto da scrivere.
 
Il Vescovo di Molfetta lasciava aperte le porte del Vescovado (spesso anche quelle dell’auto, la mitica Fiat 500 bianca): apparente negligenza affinché il barbone, l’homeless randagio perduto nella notte, il borderline maudit vi trovasse scampo ai rigori dell’inverno del 39° Parallelo, all’ora del lupo, quando il tempo scorre lento.
 
Leggenda diffusa ai confini della pampa, del mondo: Jorge Luis Bergoglio amava prendere l’autobus e calarsi da anonimo cittadino del mondo nella sofferenza della condizione umana del barrio di Buenos Aires, respirarne gli odori, coglierne gli umori più intimi, farsene impregnare: lo faceva anche Cristo con i pescatori, i pubblicani, la peccatrice, gli storpi, i ciechi.
 
Entrambi avevano addosso “l’odore delle pecore” (Giovedì Santo 2013) e ai report, quasi sempre parziali, soggettivi, talvolta reticenti, per sapere meglio del gregge preferivano stare davanti, dentro, in coda, per conoscerlo meglio.

Chiesa “del grembiule” (pare sia un’invenzione lessicale di don Giuseppe De Candia, molfettese) l’uno, “teologia dei piedi”, “chiesa ospedale da campo” l’altro.
 
Di superficie e carsiche, infinite sono le contiguità dei loro percorsi esistenziali, pastorali, culturali, teologici, filosofici. Nell’attesa dell’evento (a dieci anni dalla visita pastorale di Benedetto XVI alla Madonna de Finibus Terrae, 14 giugno 2008) in calendario il 20 aprile (un venerdì di primavera inoltrata), e per ricordare i cinque anni del pontificato di Papa Francesco (13 marzo 2013), Alessano (Lecce) ha voluto abbozzarne alcune, senza la pretesa, ovvio, di esaurire un aspetto sconfinato quanto affascinante, anzi, ripromettendosi di proseguire la speculazione in momenti futuri.
 
Una serata di grande pathos quella vissuta alla Scuola di Pace della Fondazione don Tonino Bello, nella piazza omonima. Titolo intrigante: “Sui sentieri di don Tonino aspettando Papa Francesco”. Condotta con brio da Gianpiero Pisanello, “cicerone” del press tour con i giornalisti Filippo Rizzi (Avvenire), Cristiana Caricato (Tv 2000), Fabio Zavattaro (TG1), Michela Nicolais (Agenzia SIR), Vittoria Prisciandaro (Edizioni San Paolo).
 
Un Pontefice che si reca a pregare sulla tomba di un Vescovo è un avvenimento denso di semantica, un’icona forte. Non è il primo quello in progress, già Francesco ha pregato (giugno 2017) sui sepolcri di don Primo Mazzolari (Bozzolo) e don Lorenzo Milani (Barbiana, 50 anni dalla morte), poi il 10 maggio sarà a Nomadelfia da don Zeno Saltini.
 
In una sera sfiorata dall’alito della nuova primavera nell’aria che, direbbe Leopardi “intenerisce il core”, ogni relatore ha portato la sua pietra a un “tolos” in divenire: progettato dalla mano sicura di architetti, che usano le pietre di scarto, per accogliere la “convivialità delle differenze”, l’arricchimento reciproco nel dialogo col cuore sincero e nelle differenze culturali, storiche, etniche, di credo religioso, ecc. Ipotesi di sentieri che si incrociano, si contaminano, si fondono, ma non si interrompono (Martin Heidegger), perché dettati da uno spirito di tolleranza, di riconciliazione, apertura, di sublimazione nell’”etica del volto”.
 
Emozionante l’incipit della Caricato: “E’ imbarazzante parlare con chi ha conosciuto don Tonino, incontrato il suo sguardo…”. Rizzi è rimasto sorpreso dalla “tomba semplice”. Il vaticanista Rai Zavattaro lo ha intervistato più volte: “Sono due figure simili, anche nella continuità, nel coinvolgimento, nel voler stare fra la gente…”.
 
“E’ scomodo parlare di don Tonino, e scomodo deve restare… Ieri parlava di F16, oggi dovremmo dire degli F35, dei costi, di quanto sottraggono ai poveri, agli ultimi…” (Giancarlo Piccinni, presidente della Fondazione).  Monsignor Vito Angiuli, Vescovo della Diocesi di Ugento - S. Maria di Leuca: “Ci attende una evento gioioso, atteso, ma che ci darà anche tanta responsabilità… Che riguarda la nostra Diocesi e l’intero Salento”. Per il prelato barese (Sannicandro, è in uscita un altro libro su don Tonino), il Papa e il Vescovo di Molfetta, Ruvo di Puglia, Terlizzi e Giovinazzo sono “uomini del Sud, provengono dalle periferie del mondo, guardano la realtà da una particolare angolazione, dicono parole, compiono gesti che le rendono più chiare… ”.   
 
“E’ il dono più grande che la nostra comunità e quella di Molfetta potevano ricevere”, ha osservato il nipote Stefano Bello a nome della famiglia. Rievocando idealmente quel novembre 2013, quando in visita in Vaticano il Pontefice argentino fece loro una promessa: “Per l’anniversario dei 25 anni vi farò un regalo…”. Era asceso al soglio di Pietro da pochi mesi. Sarà “un momento di gioia che intendiamo condividere con tutti” (Francesca Torsello, sindaco di Alessano). Altra condivisione: le indulgenze plenarie per chi si reca alla Tomba Monumentale o in visita alla Collegiata di Alessano che don Gigi Ciardo sta mettendo a nuovo per l’evento.
 
Francesco e Tonino, dunque, non paradigmi elitari, format da salotti e accademie, ma carne viva dei popoli in cammino, osmosi continua con il loro mood più dialettico, intimo: in definitiva, “modelli da seguire” (Zavattaro), l’input che svela una dimensione popolare e spirituale, “un solco da seguire” (Angiuli).
 
La foto di Francesco sfiorato da un raggio di sole, dalla salsedine dell’Adriatico e i pollini dei mandorli in fiore, fra le antiche pietre di Messapia e l’odore dolce del mirto e delle orchidee (dette “scarpe della Madonna”), assorto in silenzio all’ombra di un ulivo carico dei messaggi dei pellegrini, sarà un’immagine forte, ricca di segni che parlano al cuore e la mente di tutti, senza necessità di decodificazione, pronta per le condivisioni e i “like”. Quella che si dice santità 2.0.

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