Gaming: l'Italia pianifica di limitare ulteriormente gli operatori entro il 2023

Ultimamente l’Italia sembra stare rivoluzionando l’industria del gioco online. I nuovi piani, previsti per i prossimi anni, cambieranno radicalmente il modo in cui gli italiani utilizzano slot, giochi da casinò e scommesse online. Tali riforme necessitano di un’analisi approfondita, soprattutto considerato il fatto che influenzeranno sia le case da gioco reali che quelle digitali.

Le nuove norme italiane sul gioco per il 2023

Una delle modifiche principali dei prossimi anni riguarda il nuovo protocollo applicato alla distribuzione delle licenze di gioco. L’obiettivo della coalizione di 5 Stelle/PD è di ridurre il numero di licenze attive in Italia dalle attuali ottantacinque a cinquanta.
Le norme previste dalla ADM implicano che dal 2023, gli operatori dovranno pagare 2 milioni di euro per ogni licenza di gioco acquisita o rinnovata. Ogni licenza sarà valida per un periodo di 9 anni. Sarà inoltre modificato il mercato delle scommesse nelle sale da gioco reali.
L’Italia pianifica infatti di aumentare le tasse su macchine VLT e AWP. L’operazione su questo tipo di terminali dovrebbe portare a un profitto pari a 600 milioni di euro. Saranno inoltre monitorate le transazioni relative al gioco, dal momento che le autorità competenti mirano a un maggiore controllo del settore. Si presume che tali norme potrebbero essere utilizzate per impedire alle banche italiane di processare le transazioni finanziarie tra i clienti e i cosiddetti “casinò offshore”. Saranno considerate casinò offshore tutte le imprese di gioco sprovviste della nuova licenza italiana. Potrebbero essere applicate delle multe da 300.000€ a 1.300.000€ per obbligare le banche a collaborare.
Le nuove norme porranno inoltre un limite all’offerta dell’industria delle case da gioco reali. Con le nuove modifiche non saranno consentite più di 250.000 slot, 58.000 macchine di video-lotterie e 2800 sale da gioco.

L’attuale legge italiana sul gioco online

Le attuali norme sul gioco italiane sono alquanto permissive. Nel 2006 è stata approvata la legge che consente agli operatori di ottenere licenze di gioco per offrire servizi che vanno dalle scommesse sportive alle sale da gioco reali al gioco online. Un emendamento del 2011 ha incluso poker e giochi da casinò online nella lista, differenziando tra i giochi di abilità e quelli di probabilità.
Al momento, tutte le licenze di gioco sono distribuite dall’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS).

L’AAMS detiene il controllo... Per ora

L’AAMS è l’istituzione italiana che rilascia ufficialmente le licenze di gioco. La commissione di gioco italiana al momento fornisce le licenze agli operatori con sede all’interno dell’Unione Europea. Ciò avviene nel rispetto delle norme UE. Come intuibile, tali operatori del gioco sono tenuti a pagare un costo amministrativo per la licenza. I loro giochi vengono inoltre testati e regolamentati dall’AAMS per garantire che siano sicuri, equi e che rispettino gli standard dell’industria.
L’AAMS dispone attualmente di un massimo di 200 licenze e i casinò che desiderino ottenerne una devono generalmente disporre di un determinato profitto annuo o di capitali sufficienti a gestirla. Al momento sono state concesse solo 85 licenze di questo tipo e una delle ragioni della carenza di operatori interessati al mercato italiano è il costo delle licenze, che si attesta tra i più alti in Europa.

L’Europa è divisa sul gioco

L’Italia ha avuto dei problemi per non avere rispettato le leggi dell’Unione Europea in passato. Nel 2010, è sorto un contenzioso per il fatto che il paese non assegnasse licenze agli operatori non italiani. Ciò era in contrasto con le norme UE che promuovono la competizione. Sotto la minaccia di pesanti multe, l’Italia ha accettato di fornire licenze agli operatori con sede all’interno degli stati membri dell’Unione Europea.
I piani di modifica alle leggi sul gioco arrivano in un periodo in cui molti altri paesi europei stanno attuando delle disposizioni simili. Sono infatti molti gli stati che adesso dispongono di licenze e commissioni proprie e ciò avviene nel rispetto delle norme sul libero mercato, a condizione che tali commissioni accettino gli operatori degli altri paesi UE. Vi sono tuttavia delle eccezioni, come il Belgio, che operano in contrasto con le norme europee. Resta dunque da comprendere se anche l’Italia abbia intenzione di rendere disponibili le proprie licenze solo alle aziende italiane; dal momento che l’Unione Europea non ha ancora agito nei confronti dei paesi che violano tale norma, l’Italia potrebbe considerare questa opzione.
Le nuove norme non entreranno in vigore fino al 2023, per cui potrebbero essere modificate o potrebbe cadere l’attuale coalizione al governo. Vi forniremo ulteriori informazioni quando saranno disponibili.
Nuova Vecchia

Modulo di contatto