Bambini senza primavera, l’infanzia al tempo del Covid-19

(Pixabay)
di FRANCESCO GRECO - Bambini senza primavera, primavera senza bambini. Non era mai accaduto dal tempo del Paleolitico. Questa primavera 2020 è segnata da un silenzio inquietante: senza le grida e le risate dei bambini nei parchi, i giardinetti, i prati, che primavera è? Dimezzata, come il famoso visconte.

La loro immagine non sfavilla della luce della nuova stagione, il sole non brucia i loro capelli, la loro pelle non diviene dorata all’aria aperta.

E intorno solo il suono lugubre delle ambulanze, dalla mattina alla sera, notte inclusa. Un silenzio da sepolcri foscoliani ci avvolge.

E dunque, bambini costretti in casa dal Covid-19. Quali sono le conseguenze più presenti nella loro quotidianità. Che fare? Come devono comportarsi i genitori?

Lo chiediamo alla psico-antropologa Giuliana Cazzato (in foto), che oltre a rispondere in questa intervista, darà free i suoi consigli alle mamme italiane telefonando al 380-6809288.

DOMANDA: Dottoressa Cazzato, i bambini sono la fascia di popolazione che soffre di più di questa situazione di clausura?

RISPOSTA: "Sono settimane ormai che i bambini sono chiusi in casa, costretti a convivere con tante paure, fra cui quella di perdere le persone più care.
Il messaggio che bisognerebbe trasmettere loro, per evitare gravi sofferenze dettate dalla paura, sarebbe quello di far intendere che gli adulti stanno facendo di tutto per far passare questa bufera.
Bisogna far capire ai bambini, che detta reclusione, tale sacrificio, serve per poi tornare alla vita di tutti i giorni il prima possibile.
A questo proposito esistono frasi di incoraggiamento che i genitori o i caregiver, potranno usare per spiegare il perché di questo cambiamento temporaneo.
Altresì vi sono comportamenti che seppur fatti in buona fede da mamma o papà. vanno accuratamente evitati, come quello, ad esempio, di trasferire le proprie ansie o angosce nel giovane e delicato animo di un bambino".

D. Quali patologie possono sviluppare se questa situazione dovesse continuare?

R. "I bambini esposti a questa tragica situazione, avvertono la perdita con maggiore intensità di un adulto, iniziano a preoccuparsi avvertendo il senso di morte, per sé e la propria cerchia affettiva.
Vivono nell'incubo e la voglia di giocare diminuisce gradualmente. Il senso di paura, si trasforma in pianto, cefalea, tachicardia, disturbo alimentare, irrequietezza immotivata, irritabilità e iperattività, emozioni che portano ahimè al ritiro sociale del piccolo".

D. Cosa sta succedendo nella loro fragile psiche?

R. "Il ritiro sociale reiterato nel tempo, potrebbe, portare a gravi psico-patologie fra cui: "il disturbo dell'attaccamento" nel quale il bambino perde la bussola sulle gerarchie affettive, divenendo apatico, anaffettivo e asociale.
Il discontrollo degli impulsi, laddove egli potrebbe non tenere a freno rabbia, paura, frustrazione. Il disturbo della personalità: qui diviene alto il rischio di sviluppare schizofrenia o bipolarità".

D. Le eventuali lesioni saranno temporanee o definitive?

R. "In genere i sintomi dovrebbero permanere solo qualche giorno, il tempo per trovare le opportune rassicurazioni da parte dei caregiver, tuttavia, non tutti i bambini reagiscono nello stesso modo, creando così intorno a se stessi, un alone di reiterata malinconia.
Questo stato d'animo protratto nel tempo, potrebbe essere consequenziale di stati morbosi difficili da sconfiggere.
Se tale sintomatologia non dovesse cessare nel giro di qualche giorno, sarebbe opportuno rivolgersi, dopo ovviamente questo black-out, a dei professionisti competenti come psicoterapeuti infantili, o psichiatri neuroinfantili, i quali potrebbero decodificare l'insorgenza del problema evitando disturbi post-traumatici.
Sicuramente un solerte e precoce intervento, eviterebbe interferenze nefaste sullo sviluppo emotivo e cognitivo-sociale dell'infante".

D. Quando si tornerà alla normalità, cosa dovranno fare i genitori?

R. "La prima cosa più ovvia ma utile, sarebbe quella di far vivere i bimbi serenamente, a questo proposito, anche gli adulti dovrebbero sforzarsi di farlo.
Tenendo conto che purtroppo a una normalità come quella passata non si potrà più tornare per motivazioni più che evidenti, sarebbe opportuno trasmettere alla propria prole, tutte le buone regole per affrontare una nuova realtà.
E' giusto donare ai piccoli, l'idea di una società che ha reagito e continua a farlo, per il bene della collettività.
Fondamentale rimane il fatto che i genitori, prima ancora dei propri figli, devono cercare e poter trovare la strada per la serenità, azione costruttiva che porterà, inevitabilmente a soccorrere i più piccoli ed è proprio l'adulto che, prendendosi cura di se stesso, grazie anche a figure professionalmente competenti, ridonerà la giusta serenità ai bimbi".
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