Libri: da Siena arriva ‘Lo sventurato connubio’ di Damiano Fermi

di VITTORIO POLITO - Con una puntualità poco rispettosa dei tempi umani - i fatidici nove mesi - la Levante editori di Bari ha ‘partorito’ il n. 67 della celebre collana «le Rane», diretta da quel Francesco De Martino che, tra i tanti meriti, annovera quello di aver pubblicato, sempre con Levante qualche anno fa, un volume dal titolo «Puglia miticia», ‘responsabile’ di aver portato in giro per il mondo la cultura pugliese …nella più totale insensibilità della classe politica locale. Per la cabala il numero 67 è fonte di ‘vincita’ (anche se gli esperti precisano non frutto di lavoro, ma di eredità e vincite al gioco) ma non ritengo che i fratelli Cavalli (il cognome che si cela dietro il logo Levante), abbiano pensato a ciò: loro hanno l’eredità lasciata dal padre, per tutti don Mario, che ‘vox populi’, senza distinzione di fede ideologica amica e non amica, ha consacrato “lavoratore instancabile di provata correttezza ed onestà”. (Molti stanno pensando al ‘caffè pagato’, ma non sanno che i Levante non vanno al bar neanche sotto scorta… diciamo che avrebbero fatto un Governo in 72 ore o rinunciato dopo 24 nella più completa trasparenza di azioni e proposte).

Con immenso piacere italico noto che dopo aver pubblicato gli ultimi volumi con le Università di Cadice, Valencia, Siviglia e Paìs Vasco, il n. 67 vede un dottore di ricerca della gloriosa Università di Siena, DAMIANO FERMI, dare alle stampe ‘Lo sventurato connubio: ricerche sul mito di Koronis’. Siena la cui Università risale al XIII secolo non è solo la città del Palio o del ‘Monte con il mal di S(ch)iena’, ma anche sede di uno stupendo Duomo in cui brillano sculture di Pisano, Bernini e dipinti di Pinturicchio ed una magnifica Pinacoteca Nazionale. Gli abitanti amano Firenze a tal punto che anche i neonati in fasce sanno che a Montaperti nel 1260 le milizie senesi sconfissero i fiorentini, ciò non toglie che sono accomunati con i tifosi del giglio nel considerare, in materia calcistica, la ‘vecchia signora’…una ciabatta, pur avendo la Robur, per ironia della sorte, i colori bianco-nero.

Veniamo al libro.  Si apre con una dotta e frizzante (avrei dovuto scrivere ‘brillante’ ma…) presentazione del professore Carlo Brillante del Dipartimento di Filologia e Critica delle Letterature Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Siena, il quale in poche pagine mira al cuore ed al cervello del lettore curioso e felice di apprendere.

Fino ad oggi sapevo che Asclepio, considerato dai greci il dio delle guarigioni e della medicina (per noi, o meglio per i romani, Esculapio) perché in grado di risuscitare i morti, destò non l’ammirazione, ma l’invidia di Zeus che lo ‘fulminò’. Amico lettore procediamo con ordine: Apelle figlio di Apollo fece una palla di pelle di pollo è una filastrocca errata perché… Asclepio figlio di Apollo…

Apollo, non solo dio del Sole ma anche dio della musica, poesia e di tutte le arti, aveva come genitori Zeus e Leto e, considerato da tutti bellissimo, aspirava a possedere tutte le fanciulle ‘esuberanti’ che incrociava per mare, lago o terra. Una mattina Apollo, mentre andava per laghi, notò la stupenda principessa Koronis che era intenta a lavarsi i piedi nelle acque e fu sedotto da questa semplice visione. Non si sa se con la forza, o con il pieno consenso dell’interessata, Apollo consumò il rapporto e, geloso della nuova conquista ma dovendo continuare il suo cammino, lasciò la donna amata sotto il controllo di un corvo con le piume bianche. Senza aver bisogno di effettuare alcun test, dopo breve tempo, Koronis si accorse di essere incinta e per giunta, vista l’assenza del suo compagno di letto, perse la testa per un uomo, non bello come Apollo, ma più solido di nome Ischys e si unì con passione carnale a lui.

Il corvo bianco, il cui compito era di sorvegliare giorno e notte la principessa, volò immediatamente, probabilmente a Delfi, per informare dell’accaduto il suo ‘padrone’. La divinità, rivelando comportamenti umani… in seguito riportati come ‘delitto d’onore’, dimenticando che ambasciatore non porta pena, trasformò le piume del povero corvo nel famoso colore nero come pece e penso all’immediata vendetta. Come sempre succede, ai piani alti, queste incombenze vengono affidate a parenti ed amici ed Apollo si rivolse alla sorella Artemis (amico lettore in copertina troverai un dipinto in cui Apollo si ‘sporca’ personalmente le mani).

La precisa freccia della cecchina Artemis violò il petto della povera Koronis che, con tempismo ed intuito femminile, mise al corrente Apollo, venuto ad assistere alla punizione, che portava in grembo suo figlio.

Ormai il rogo era stato già appiccato e Koronis, con la freccia nel petto e il freddo nel cuore, indecisa su quale morte preferire vista l’insensibilità del suo ‘amore’, vide Apollo superare le fiamme e con decisione divina strapparle dal ventre quel figlio che si chiamerà Asclepio (colui che guarisce). La sfortunata e sventurata Koronis continuò a bruciare finché non fu cenere. Molti anni dopo Ade, constatato la concorrenza di Asclepio che risuscitando i morti le sottraeva ‘clienti’, convinse Zeus a fulminare Asclepio: si racconta che in questa occasione, un Apollo impotente e non più prepotente, pianse per quel figlio strappato alla madre e tanto agognato. Questo il mito raccontato nella sua forma più semplice, ma il testo di Fermi è uno studio che prende in esame l’indagine filologica senza trascurare credenze e raffigurazioni che emergono interpretando le tante versioni del mito.

Che il libro sia validissimo, nonostante la giovane età dell’autore, è attestato dal fatto che non è facile pubblicare nella collana « le Rane»: io stesso ho proposto una  mezza dozzina di amici che sono stati ‘scaricati’ non con la solita forma “testo valido, ma che non rientra  al momento nei nostri  canoni di pubblicazione”, ma  precisando che “riteniamo che il lavoro meriti ancora di ulteriori approfondimenti per aspirare alla pubblicazione in una collana che premia studio, impegno ed originalità”.  Tempo fa si parlava di ‘spocchia levantina’, poi, da quando ho pubblicato anch’io libri con Levante, gli ‘addetti ai lavori’, considerandomi della famiglia, hanno evitato di esternare in mia presenza, ma resta il modo di fare un po’ naif e poco concreto: nella mia biblioteca sono in bella vista tutti i 67 volumi de «le Rane» ricevuti in omaggio da Levante -  in verità insieme ad altre collane sempre regalo di Levante - perché ritengono sia un modo efficace di penetrare nel cuore di una famiglia. Chiaramente i libri vengono inviati, sempre in omaggio, in tutto il mondo… quasi a voler attestare che, comunque vadano le cose, una certa loro presenza è assicurata per i posteri. Da autore Levante la cosa mi fa piacere, non penso, però, commercialmente parlando, sia una cosa da strategico-piano-economico, ma da debito privato…per fortuna non gravato sul nostro debito pubblico. Dimenticavo, come variante sul tema, in copertina sul libro è riprodotto un olio su tela di Pietro Novelli (detto il Monrealese) in cui Apollo uccide personalmente Koronis: si tratta di licenza pittorica perché Apollo, appreso di essere padre, avrebbe salvato figlio e madre, tanto è vero che vi sono scritti in cui il buon Apollo cerca di spegnere il fuoco mentre il rogo bruciava la sua sventurata amante.

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