Musica: "Il genio" di De Rubertis e Contini

di Michele Tedesco
Quando tempo fa, in un’ intervista, fu chiesto a Gianluca De Rubertis come mai il duo, costituito con Alessandra Contini, si chiamasse “Il genio”. Lui rispose che probabilmente, se avessero scelto un nome come “lo stupido”, nessuno avrebbe comprato i loro dischi. Il discorso, in tutto e per tutto, non fa una grinza. “Pop Porno” è stato il loro cavallo di Troia per varcare quel noiosissimo muro di canzonette di amori brufolosi, di rapporti al tracollo, e di suicidi sessuali annunciati. L’ intelligenza del Genio sta nell’ apparente semplificazione. Un motivetto che è entrato nella testa degli italiani ed è rimasto là. La mission pop ha trovato il suo compimento, pur celando con grande maestria una sapiente impalcatura musicale a sostegno di un testo a dir poco strepitoso. Tra qualche anno in tanti si ricorderanno ancora di “Pop Porno”, che insieme con le altre tracce dell’ album intitolato “Il Genio”, si può considerare un piccolo cammeo nella storia della musica italiana. È passato poco più di un anno e il duo salentino, migrato al nord, ritorna con “Vivere negli Anni X”. Il non dover deludere le aspettative di qualche discografico assetato di guadagno non è stato assolutamente tra le priorità degli autori, in quanto la clonazione di “Pop porno” non si è realizzata. Non è stato un peccato, perchè un vero “Genio” guarda sempre oltre e va sempre avanti. Il disco è una sequela di fotogrammi in bianco e nero, fumosi e dal sapore assai retrò. Il bianco e il nero, Alessandra e Gianluca, che si inseguono, dialogano, si toccano e poi scappano, in una sequenza accelerata. “Il Genio”, l’ open-track, continua a gettare ulteriore mistero su rapporto che lega i due: amanti, amici, complici. Chissà... “Overdrive” è un divertissement, il cui testo si basa sull’ impiego, apparentemente casuale, di termini tecnici riguardanti la strumentazione utilizzata dal duo. “Amore chiama terra” si potrebbe considerare il cordone ombelicale che questo al disco precedente. “Si, per sempre, mai” è una perla nera. Un brano che regala un sorriso malinconico, per quella che è una triste verità ( “Che resterà di noi / Due buoni amici, due cicatrici” ). La trama di tutto il disco è di matrice puramente “nouvelle vague” electro-pop dei primi anni 80. I brani cantati a 2 voci si alternano, in misura maggiore a quelli cantanti o “sussurati” con grande maestria, dall’ ingenuamente maliziosa Alessandra. Il bello de “il Genio”, probabilmente, sta in questo dualismo, nell’ alternanza e nella fusione, nel distacco e nell’ unione. Un disco assolutamente da non perdere.

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