28 luglio 1943: chi sparò, per primo, in Via dell'Arca?

di NICOLA ZUCCARO - Bari, 28 luglio 1943. E' una mattinata di piena estate, quando all'altezza del Cinema Umberto, un corteo composto da insegnanti, studenti e lavoratori, viene bloccato da un plotone dell'Esercito italiano. I militari, che da qualche giorno rispondevano agli ordini del Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio, a seguito della destituzione da parte di Re Vittorio Emanuele III del Capo del Governo Benito Mussolini e già sfiduciato il 25 luglio 1943 dal Gran Consiglio del Fascismo nella notte fra il 24 ed il 25 luglio 1943, vigilavano sulla sede provinciale della Federazione del Fascio, ubicata presso la vicina Via Nicolò dell'Arca.

La loro presenza impedì al corteo di proseguire verso il carcere giudiziario, per ricongiungersi coi prigionieri politici, ivi detenuti perchè antifascisti e prossimi alla liberazione. Ma così non fu, poichè, mentre il prof. Fabrizio Canfora spiegava al comandante del plotone l'intento pacifico del corteo, improvvisamente partirono dei colpi d'arma da fuoco.

Chi sparò per prima? Il plotone dei soldati che dovevano applicare il bando controfirmato dal Gen.Roatta e che vietava le manifestazioni pubbliche o il colpo esploso in aria, partito dalla pistola detenuta dal sergente Carbonara (militare del Battaglione San Marco) ed in licenza durante quella giornata? O vi fu dell'altro fuoco?

Settantaquattro anni dopo da quell'eccidio che provocò 20 morti e 40 feriti, gli approfondimenti di ordine giudiziario-processuale e di carattere clinico-balistico rispettivamente affidati al magistrato Dott.Vito Savino - già presidente del Tribunale di Bari - e al Prof. Francesco Introna, docente di Medicina legale all'Università degli Studi di Bari, potrebbero contribuire, insieme alla sensibilità delle istituzioni repubblicane, a fare piena luce su una strage dimenticata.

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