Libri: 'La giustizia del buonsenso', intervista al giurista Salvatore Primiceri

BARI - Il giurista ed esperto di etica e filosofia salentino Salvatore Primiceri, dopo il successo de “L'etica del buonsenso”, torna in libreria con la seconda parte del suo percorso sul buonsenso, con “La giustizia del buonsenso”, testo che verrà presentato in anteprima nazionale in Puglia con 2 tappe, di cui una a Bari (6 Giugno, Libreria Di Marsico) e Lecce (14 Giugno, Libreria Adriatica). Lo intervistiamo per conoscere qualcosa in più del suo nuovo testo.

Dottor Primiceri, continua la serie di testi sul buonsenso. Quali sono le novità di questa sua nuova opera rispetto alla prima?

Innanzitutto, grazie per l’invito. Il primo libro era dedicato all’etica come bagaglio fondante della condotta umana mentre questo nuovo lavoro è dedicato alla giustizia che ritengo essere un aspetto dell’etica. Senza etica non può esserci giustizia giusta.

Il testo affronta ampiamente il tema del conflitto giustizia/ingiustizia e sulla loro origine. In un passo sembra che l'origine dell'ingiustizia sia la stessa società civile. Ci spiega meglio questo punto?

Sostanzialmente la “teoria del buonsenso” parte dal presupposto che l’uomo nasca buono, dotato di un senso capace di distinguere il buono dal cattivo, il giusto dall’ingiusto. Questo “buonsenso” innato viene in gran parte disperso nel corso della vita a causa della perdita di autonomia di giudizio, di libertà della mente e di neutralità rispetto a ciò che risulta utile e funzionale alla realizzazione dei nostri singoli interessi. Il contesto socio-educativo, politico e professionale in cui si forma e si afferma la nostra personalità risulta molto influente nelle decisioni che assumiamo e nei giudizi che esprimiamo. Pertanto, riprendendo in parte il pensiero di Rousseau, è opportuno lavorare affinché la società civile non sia uno schema o una convenzione in cui inserirci e appiattire il nostro pensiero e modo di agire. Rousseau diceva che l’uomo nasce libero ma ovunque è in catene. Riscoprendo la defininzione di stato naturale, l’ambizione dell’uomo deve essere quindi quella di rendere sempre più giusta ed eguale la civiltà.

La sua opera fa riferimento a diversi filosofi del passato, e tra questi Rawls, affermando che “è fondamentale occuparsi di riparare agli ostacoli che impediscono di raggiungere una posizione di uguaglianza nella società”. In questa affermazione si può vedere un parallelismo con l'art. 3 comma 2 della nostra Costituzione. Cosa ne pensa?

Certamente. A Rawls avevo dedicato un capitolo anche nel volume sull’etica. Le sue idee tentano di superare il concetto della massima felicità per il maggior numero, molto cara agli utilitaristi. Rawls si occupa della minoranza, di chi non rientrà nel “maggior numero”, andando ad analizzare cause e caratteristiche delle differenze di ogni essere umano. Si apre uno scenario molto interessante su quanto incida il merito e quanto la fortuna sui nostri traguardi, ma soprattutto si cerca di capire quali siano state le rispettive posizioni di partenza per conseguire dei risultati. Le differenze di partenza devono essere considerate per poter poi applicare soluzioni che portino tutti in una posizione di uguaglianza.

Secondo Schopenhauer il diritto nasce da un conflitto, da uno scontro tra due ingiustizie a cui va posto riparo. È d'accordo con questa affermazione o secondo lei il diritto nasce prima del conflitto tra gli uomini?

Schopenhauer si definisce pessimista e crede che l’uomo sia fondamentalmente egoista. Dal tentativo di difendersi dalle ingiustizie nascerebbe quindi il diritto. Sostanzialmente un’azione ingiusta nata in risposta ad un’azione ingiusta diventa lecita. Tuttavia, la critica del filosofo verso l’uomo egoista non gli impedisce di ammettere che l’uomo è dotato di una coscienza con cui si indigna o si compiace di fronte ad azioni ingiuste o giuste. Pertanto, anch’egli riconosce, in fondo, l’esistenza di un senso innato di giustizia. Io credo che nasca prima la giustizia a cui l’uomo è naturalmente ispirato. Poi nasce il diritto codificato necessario per regolare una convivenza. Ma anche qui, la legislazione deve essere ispirata ai criteri etici naturali fondati sulla giustizia come virtù, altrimenti si rischia di costruire ordinamenti giuridici basati su leggi ingiuste. Per anni le leggi hanno avuto la ratio di disincentivare l’azione ingiusta attribuendole una sanzione di carattere punitivo. Oggi si parla sempre di più di pene rieducative, mediazione e giustizia riparativa. Il diritto è in evoluzione e si riconcilia con l’etica.

Per comprendere meglio l'evoluzione del buonsenso come criterio fondante del diritto come lo intendiamo attualmente, non resta che leggere il testo, approfondendo i numerosi spunti di riflessione che può dare ad appassionati e studiosi.

Grazie per l’interesse verso il libro e vi aspetto nelle tappe del tour di presentazioni.

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