Gabriele Salvatores ‘sdogana’ il “Non voglio più” di Glenda

LIVALCA - Secondo un (non) famoso personaggio, di cui non ricordo il nome e ignoro anche il cognome, le donne sono tutte nate per stare sulla scena e coloro che, per i più svariati motivi, non riescono a realizzare tale sogno, non si sentono pienamente realizzate ( per questione di sintesi, e per non aprire un dibattito che vede il nostro direttore ‘contrario’ - non ho detto contrariato - a prescindere, mi fermo e non ‘soffermo’).

Conosco da molto tempo il Maggiore del Corpo di Polizia Municipale Giuseppe Picaro - Pinuccio per tutti - e, da tempo immemore, anche il Generale Antonio Cavallo ( uno dei tanti che ho ‘portato’ nel glorioso Ordine dei Giornalisti di Puglia) e mai avrei supposto che Pinuccio, che ha due figli con nomi ‘normali ‘ ( Gianni e Michele) potesse anche avere una figlia artista con il nome Glenda. Era difficile trovare nelle famiglie del secolo scorso nomi che non fossero ‘legati’ ai legittimi nonni. Ritengo che la moglie del Maggiore sia stata colei che, essendo una delle tante ragazze che erano affascinate dalla classe e bravura dell’attrice Glenda May Jackson, abbia tifato per attribuire tale nome alla figlia. Al solito il Maggiore in casa prende ordini…in verità anche il Generale e il padrone della…’stalla’ ( licenza ‘equina’ da…equo).

Il tutto mi permette di sfoggiare la mia profonda cultura cinematografica, pur se negli ultimi 40 anni sono andato otto volte al cinema a vedere pellicole scelte da mia moglie, che definirei ‘amatoriale’.

L’attrice britannica Glenda Jackson ( ora che ci penso ci sarebbe anche la nota attrice statunitense Glenda Farrel, ma stiamo parlando inizio secolo scorso…preistoria) nei primi anni novanta è stata eletta nel partito laburista e si è fatta notare per serietà e competenza; le stesse doti che aveva mostrato nella professione artistica, tanto da meritare nel breve arco di tre anni ( 1971 e 1974) il premio Oscar come migliore attrice protagonista per ben due volte. Nel 1971 - il film era del 1969 - per l’opera “ Donne in amore” ( solo per la cronaca Gianna Nannini ha inciso una splendida canzone con lo stesso titolo del film che, proprio perché splendida, è poco conosciuta: 1988, album ‘Malafemmina’), che vedeva impegnato alla regia Ken Russel, che ebbe per lo stesso film la candidatura all’Oscar, senza vincerlo… per fortuna è una mia personale valutazione. In questo film confermò il suo talento di ottimo caratterista un vigoroso Oliver Reed. La pellicola con cui la Jackson vinse l’Oscar nel 1974 “Un tocco di classe” registrò la nomination all’Oscar di Melvin Frank come regista, soggettista e sceneggiatore e, parere personale, forse avrebbe meritato la statuetta in almeno una delle categorie.

Tutto questo sfoggio nozionistico mi è servito per dimostrare che Glenda Picaro, in arte Glenda, aveva fin dalla nascita una propria strada da percorrere, quella che noi chiamiamo destino e che poi i saggi hanno esplicitato in quella forma che vuol dare giusto risalto anche al proprio impegno personale : ‘Ognuno si crea il destino con le proprie mani’.

Glenda Picaro studia a Bari, dove è nata, e nel periodo dell’Università decide di fare un viaggio di studio culturale-musicale a Londra, dove la sua passione per la musica diviene dirompente. Bella voce, intensa e personale, abile suonatrice di chitarra, perfetta padrona di casa nel mettere insieme pensieri ed emozioni con le parole : in una parola cantautrice.

Accontentata la famiglia con la laurea in Giurisprudenza, inizia il suo impegno come ‘suonatrice di strada’ in giro per l’Europa, dove porta la sua gioia di vivere e i lunghi capelli neri raccolti al centro del capo; segni particolari sono i suoi ormai noti orecchini ad anello. Nel repertorio di Glenda trova posto il calabrese Rino Gaetano, lo sfortunato interprete di ‘Gianna’ e ‘Nontereggaepiù’ ( non tutti sanno che l’inciso nel disco porta la voce di Lino Banfi) ed altri noti e meno noti cantanti. Trasferitasi a Roma nel quartiere San Giovanni, dove divide l’appartamento con un’amica, continua il suo impegno per ricavarsi il suo spazio artistico. Selezionata dai promotori, partecipa al primo “Songwriting Camp’- riservato ai giovani che non abbiano un ‘età superiore a 7 lustri - intelligente manifestazione organizzata da Sony/ATV e Puglia Sounds.

Lo scorso anno Glenda si è fatta un regalo sfornando il suo primo singolo, autoprodotto come quello di tanti grandi in attesa di visibilità, che ha avuto il grande merito quest’anno di essere l’inno di quel 13 marzo, venerdì per la cabala o la storia, in cui l’Italia sofferente aveva deciso di spalancare le finestre per celebrare la vita. Vi sono state delle polemiche, anche giuste, di coloro che ritenevano che non era il modo corretto per rendere omaggio a chi aveva perso la vita in maniera solitaria e brutale. Ma Camus ci ricorda che : “ Non vi è amore di vivere senza disperazione di vivere” e proprio da questo momento di sconforto collettivo si è trovata la forza per manifestare una piccola attestazione di stima a chi ogni giorno conviveva e lottava ( medici, infermieri e personale ausiliario) per porre rimedio e sollievo a tanto dolore. Glenda, ormai famosa grazie a marchingegni televisivi che mi vedono ‘estraneo’, si conquista un suo pubblico che per cinquanta giorni aspetta la sua voce e la sua musica. Glenda - senz’altro ha ereditato grinta e testardaggine dal padre - decide di esibirsi con la sua musica e canta il suo gioiello ‘Non voglio più’, di cui, da cantautrice di talento, ha scritto parole e musica.

Youtube ( letteralmente ‘tu fai televisione’) ha fatto il resto. Per noi anziani ‘colti’ e ‘invidiosi’ quel termine significava ‘non capisci un tubo, quindi puoi fare televisione’; si tratta di invidia parlata, gridata, del tutto innocua; ragazzi quella silenziosa va temuta! Molte mamme ( dove canta una mamma, sorride anche una casa non bella e spaziosa) e tanti ragazzi hanno mandato a memoria quel ritornello “ Non voglio più/ Ma il cielo si aprirà ancora/Dal buoi fiorirà la primavera/ Il sole scioglierà ogni ora/ E tutto scorrerà più di prima” e Glenda ha conquistato quella popolarità che solo l’approvazione della gente comune sa darti.

Glenda ha avuto la fortuna di avere trai suoi fedeli ammiratori il più poetico dei registi italiani, quel Gabriele Salvatores nato a Napoli ma formatosi professionalmente a Milano. Salvatores lo scorso anno ha diretto un film sensibile, lirico, delicato “Tutto il mio folle amore”, che ritengo la migliore interpretazione come attori di Claudio Santamaria e Valeria Golino. Salvatores è anche ottimo sceneggiatore e in questo vedo l’aiuto gioioso che solo una donna innamorata e capace, Rita Rabassini la sua compagna, sa elargire senza farlo pesare. La ex signora Abatantuono, lo stesso ‘terruncello’ si è avvalso dei consigli di questa sceneggiatrice colta e discreta, ha saputo regalare a Salvatores quella parte femminile che oggi si avverte nelle sue ultime opere. Salvatores ha nel sangue la regia, ma possiede anche il grande pregio di farsi ‘contagiare’ ( in questo momento termine improprio!) senza che il suo modo di ‘riprendere’ venga snaturato.

Le realizzazioni di Salvatores da ‘Mediterraneo’ a ‘Il ragazzo invisibile’, da ‘Io non ho paura’ a ‘Marrakech express’, da ‘Turnè’ a ‘Educazione siberiana’, da ‘Puerto escondido’ a ‘Nirvana’ hanno il suo inconfondibile marchio di fabbrica, ma ‘migliorato’ in ogni opera : verissimo sono estimatore di Salvatores, ma ciò non toglie che tutti mi riconoscono una piccola imparziale…’obiettività’.

Salvatores a fine ottobre scorso ha presentato un suo film documentario “Fuori era primavera” dedicato al periodo del lockdown: una semplice breve, meditata poesia collettiva in cui i versi sono tutti frutto di quella sensibilità tipica italiana, quel pregio-difetto che fa gridare al mondo ‘ITALIANI BRAVA GENTE’.

Il regista in questo suo lavoro ha creato uno spazio per Glenda Picaro, perché lui, nato a Napoli, sa che il balcone - il più noto posto al sole - per tutti noi italiani ( non ho detto meridionali, ma ITALIANI !) è il posto in cui si mettono in cantiere i grandi sogni impossibili, perché sognare non costa niente.

Glenda la tua nomination è arrivata da Salvatores, per l’Oscar non hai che da attendere un altro ‘Salvatore’…per ognuno vi è qualcuno sempre. Se non sarà l’arcangelo Gabriele ( Potenza di Dio il significato), sarà il tuo ‘principe azzurro’. Perché la vita di una barese doc nasce bianco-rossa e, se proprio deve cambiare colore, diventa azzurra. ‘Non voglio più’ la serie C, ma la A…proprio quella di ‘AZZURRO’.

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