Libri: il Commissario Navarrini, un giallo su una Bari geneticamente modificata

di Vittorio Polito
È stato pubblicato in questi giorni da Adda Editore il libro di Franz Falanga “Il Commissario Navarrini e una sua personalissima indagine su una Bari geneticamente modificata” (pag. 240, € 18). Franz Falanga, un architetto barese residente a Treviso, ma legato a Bari ed alla Puglia per le sue origini, il dialetto e la musica, combatte contro la cancellazione della storia che la società dell’apparire e del consumare ad ogni costo, pilota quotidianamente con pervicace costanza, facendo più danni di una guerra, soprattutto alle ultime generazioni. Per alcuni dei suddetti motivi, Falanga, autore di libri sulla storia del jazz, del dialetto, della comunicazione ecc., questa volta ha puntato l’indice sulla sua Bari “geneticamente modificata”, attraverso il Commissario Navarrini, personaggio di un’originale giallo in salsa barese, che l’autore ripropone, questa volta impegnato a svolgere le sue indagini sulla edilizia della nostra città.
Si parla ovviamente di Bari. Nel decennio 1960-1970, con continuazioni periodiche negli anni seguenti, il nobile Borgo Murattiano ha dovuto subire un assalto brutale e violentissimo da parte della speculazione edilizia che lo ha scosso dalle fondamenta. Ciò nonostante la città ottocentesca è riuscita a mantenere miracolosamente una sua identità e questo miracolo è dovuto alle straordinarie impostazioni progettuali che fra la fine del 1700 e i primissimi anni del 1800 le dettero i suoi progettisti. Impostazioni che non sarebbe male conoscere e riproporre, non certamente in modo pedissequo, ma aggiornate ai sistemi contemporanei. Una caratteristica di grande e straordinaria importanza del capoluogo della Regione Puglia è la presenza contemporanea di due mirabili grandi centri storici, quello antico, Bari Vecchio, addirittura risalente all’età del bronzo, e il Borgo Murattiano di classico stampo ottocentesco, ambedue ben distinti e ben caratterizzati, sia dal punto di vista formale che da quello delle rispettive identità culturali. Un fatto del genere non è molto comune nelle altre città italiane e una ragione certamente c’è. A queste considerazioni si aggiunga il fatto che i giovani abitanti baresi non conoscono la straordinaria e rapinosa storia della loro città che invece andrebbe conosciuta eccome! L’autore del commissario Navarrini ha pensato quindi di raccontare questa incredibile vicenda utilizzando i meccanismi del giallo per poter rendere più appetibile la conoscenza di questa storia che appartiene a noi baresi come non mai. Parafrasando una celeberrima frase contro la speculazione edilizia che circolava a Roma nei primi decenni del 1600, speculazione che aveva come punta di diamante papa Urbano VIII Barberini, quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini, si potrebbe benissimo riscrivere quod non fecit bellum, fecerunt speculatores, quello che non fece la guerra, fecero gli speculatori.
Questo lavoro, oltre che essere dedicato agli abitatori della città, dovrebbero anche essere letto da studenti architetti e da studenti ingegneri di altre regioni italiane perché l’esempio della Bari murattiana è emblematico su tutto il territorio nazionale, nel senso che un organismo edilizio o urbano se nel momento del suo concepimento è guidato da un’idea di partenza molto forte e molto ben pensata, generalmente dà dei buoni risultati, se invece è guidato da altre componenti il risultato disastroso è assicurato. A dimostrazione di quanto espresso basterà analizzare la potente idea iniziale di progetto che ebbero i suoi progettisti del Borgo Murattiano fra la fine del 1700 e gli inizi del 1800. Basterebbe tenerla presente all’oggi, nel 2011, naturalmente con i nuovi coefficienti culturali e scientifici che la modificazione formale del territorio ha faticosamente raggranellato con il passare del tempo.

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