Yara: pugni e percosse prima di essere uccisa

di Roberta Calò. Dal giornale Oggi del 23 Marzo giungono le ultime ed inquietanti rivelazioni sul caso Gambirasio. Yara, secondo quanto riferisce il giornalista bergamasco Giangavino Sulas, non sarebbe morta per il freddo. A confermarlo potrebbe essere la posizione in cui è stato ritrovato il corpo; una persona provata dal freddo avrebbe quantomeno tentato i ranicchiarsi su se stessa. L'assassino avrebbe tentato di strangolare la ragazza utilizzando entrambe le mani per serrare la gola della ragazza. Eppure gli stessi inquirenti hanno dichiarato: "Segni di digitopressione sul collo di Yara non sono stati evidenziati, anche perché, a causa del tempo trascorso, risultano assenti gli strati superficiali dell'epidermide". In ogni caso, prima di ucciderla, l'omicida avrebbe massacrato la sua vittima a pugni come dimostrato dalla ecchimosi presenti sotto gli occhi e il colpo ricevuto alla tempia. Quando è stata strangolata la giovane ginnasta forse era in stato di incoscienza dopo aver accusato colpi di una persona presumibilmente o di robusta corporatura o comunque motivato da una violenza incontrollata. Le stesse coltellate alla schiena pare siano state inferte dopo la morte non essendo uscite da queste nemmeno una goccia di sangue. Letale potrebbe però apparire la coltellata alla gola che, secondo gli ultimi accertamenti effettuati dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo, avrebbe reciso la carotide.
La Procura avrebbe in ogni caso fornito alla dottoressa la data del 27 maggio come termine ultimo per presentare una relazione completa sui vari aspetti rilevati sul corpo della piccola Yara, necessari per l'avanzamento ed un eventuale conclusione delle indagini.
La Procura stessa, ai volontari che si sono presentati per i prelievi di dna, ha risposto: "Grazie, ma per ora è prematuro".
Intanto, dalla Puglia giunge un supporto morale alla cittadina di Brembate e alla famiglia Gambirasio. Antonio La Porta, il sacrista laico della basilica di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, ha donato a don Corinno una meravigliosa casula, accompagnata da una commovente lettera scritta da lui e dalla moglie Grazia. "Abbiamo confezionato questa casula con pura lana vergine e al centro abbiamo ricamato la Yota che simboleggia Yara e il Cristo Redentore".

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