Storia di Renzi, l’ultimo orologiaio

FRANCESCO GRECO
- BARBARANO (Le). Tic toc, tic toc… Il tempo batte lento nella vecchia bottega dell’ultimo orologiaio del Salento. A pendolo, a cucù, vecchie sveglie e modelli nuovissimi, subacquei, da polso e da taschino, da uomo e da donna: la gallery è infinita e ogni orologio ha una storia da raccontare che forse piacerebbe ai grandi marchi mondiali per farne degli spot.

A Barbarano del Capo, sud Salento, mille anime incuneate fra le ultime serre del Capo di Leuca, vive e lavora Lorenzo Caroppo, meglio noto come “Mesciu Renzi”, personaggio popolarissimo e amatissimo da tutto il circondario che da 70 anni conosce e apprezza la sua professionalità e umanità.

Una fama meritatissima perché l’artigiano - ormai in pensione da tempo ma sempre pieno di lavoro – è capace di risolvere ogni questione legata agli orologi che per lui non hanno segreti, sono come esseri viventi.

E’ riconoscente ai suoi maestri, Francesco e Vittorio Agosto e ricorda i tempi quando, ragazzo, con la bicicletta, tutti i santi giorni, andava a Ruffano per imparare l’arte. Aveva 17 anni e aprì la bottega per riparare biciclette, motociclette e poi anche orologi. Mentre gli altri del paese emigravano perlopiù in Svizzera, Renzi è rimasto e ha mantenuto la famiglia col suo lavoro quotidiano.

Racconta degli inizi, le difficoltà: non c’erano nemmeno gli attrezzi: mostra orgoglioso i ferri che si fece da solo saldando pezzi di metallo per sistemare ruote di biciclette e aprire gli orologi.


“Quello che mi ha impegnato di più per ripararlo? Me lo portò un emigrante di Montesardo: girava all’inverso, credevo di aver fatto un errore nel lavoro, e invece no: il proprietario mi disse che era proprio la sua caratteristica di misurare il tempo all’incontrario…”.

Racconta con tristezza della moglie mancata ancora giovane e dei tre figli che vivono lontano: Cosimo è nel mondo del cinema ad alti livelli, ha vissuto all’estero e ha lavorato con i grandi produttori americani: in questi giorni sta girando a Monopoli. Cesaria, dottoressa che vive a Firenze (“Mi ha consigliato delle pastiglie per la memoria, ma grazie a Dio non ne ho bisogno…”) e Graziella, esperta di archeologia che ha valorizzato Leuca Piccola (“Ancora oggi la cercano…”) e che vive anche lei a Firenze: manda avanti una palestra. Un fratello, Antonio (1940), vive a Zurigo dove ha fondato una tipografia industriale di successo, che oggi manda avanti il figlio Sandro.

Oltre che per la bravura nel mestiere che si è scelto, Lorenzo è famoso per la splendida forma: ha un fisico asciutto come quello di un cinquantenne, nessuno crede che ha contato 88 primavere. Merito del lavoro, del tenersi occupato, e infatti a tutti consiglia: “Non smettete di lavorare anche se siete in pensione…”. ma anche della cucina genuina fatta di legumi, frise e pomodori con i peperoni fritti e soprattutto il nuoto: ogni giorno dell’anno, estate e inverno, un’ora fra le onde dello Jonio, fra Torre Vado (“Sorgenti”), “Pescoluse”, “Cicala”, “Pajara”, “Maldive”: 1800 bracciate, 100 minuti, più di 2 km. La mattina passeggiata di due ore: Barbarano-Giuliano-San Dana e viceversa:“In vita mia non sono mai stato fermo…”, sorride quasi a voler confidare il segreto dell’eterna giovinezza.

Sulla porta del laboratorio dove ha passato la sua vita, ci congeda con una massima filosofica: “Quando pensi di essere un maestro, in realtà non sai niente…”. Degna di Socrate, un altro che aveva una sua idea di tempo: tic toc, tic toc…

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