Guerra tra clan a Bari: gli Strisciuglio puntarono al controllo di Japigia

BARI. Tutto nacque con un pretesto: un piccolo screzio durante una partita di calcetto in un centro sportivo. Ma in realta' la guerra tra organizzazioni criminali contrapposte, con agguati e tentati omicidi, sarebbe scoppiata nel mese di marzo a Bari perche' la tensione era gia' alta e per il tentativo del clan Strisciuglio, egemone in molti quartieri della citta', in particolare nel Borgo Antico, di incunearsi nel quartiere Japigia, regno dei Parisi.

GLI ARRESTI - Oggi, nel corso di una operazione congiunta di Polizia e Carabinieri, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, sono stati arrestati Giuseppe Milloni, 28 anni, esponente emergente degli Strisciuglio, con una storia criminale molto nutrita alle spalle, visto che da minorenne fu autore di un omicidio e poi successivamente coinvolto in una operazione antimafia per cui sconto' circa 5 anni in carcere, e otto presunti affiliati del clan Parisi: Pierpaolo Caizzi, 23 anni, Antonio De Fano, 21, Alessandro Lovreglio, 21, Cristian Lovreglio, 19, Giuseppe Lovreglio, 43, Nicola Moretti, 31, Antonio Parisi, 20, Tommaso Parisi, 24.

GUERRE TRA CLAN - Milloni e' accusato di tre tentati omicidi, con aggravante mafiosa, proprio ai danni del clan avversario, avvenuti il 7 e l'11 marzo, gli altri di favoreggiamento personale sempre con l'aggravante mafiosa. Invece di collaborare con gli inquirenti avrebbero deciso di farsi giustizia da se' senza riuscirci. Episodi che sarebbero ''connessi'', come ha spiegato il procuratore capo Antonio Laudati con i successivi episodi accaduti a Carbonara (un omicidio e alcuni ferimenti, compresa una passante colpita al polpaccio). ''Questa e' una prima tranche, poi ci sara' Carbonara -ha promesso - l'obiettivo e' di capire la nuova composizione dei clan e i rapporti e le nuove alleanze che si sono formate nel territorio''.

GAMBIZZATO DURANTE LA PARTITA - l 7 marzo, dunque, al termine di una partita di calcetto di un torneo, tra due squadre dei due rioni (Borgo Antico e Japigia), per un fallo di gioco commesso da Milloni, peraltro ammonito, quest'ultimo viene rimproverato da Cristian Lovreglio. ''Almeno potevi chiedere scusa'', gli dice. E cosi' Milloni prende un'arma, che evidentemente portava con se', e gambizza il rivale proprio nei pressi del terreno di gioco. Cristian e' il figlio del pregiudicato Battista Lovreglio e della sorella del boss storico di Japigia, Savino Parisi.
Ovviamente, secondo gli inquirenti, il diverbio sarebbe stato un pretesto per gli Striscuglio per dare un segnale al clan Parisi circa la volonta' di estendere il proprio controllo anche sulle attivita' illecite nella loro roccaforte. Il momento e' quello piu' propizio: i maggiori esponenti dei Parisi sono in carcere e quindi l'organizzazione criminale appare in difficolta'. A Japigia si sarebbe creato un 'vuoto di potere' che i nuovi rampolli del clan, ancora troppo giovani, non riescono a riempire. Tant'e' che Giuseppe Milloni sfida il clan avversario ferendo i tre affiliati al clan Parisi proprio nel loro territorio ed entrambe le volte riesce a farla franca senza che nessun luogotenente del clan lo insegua e lo punisca.
Anzi nella seconda occasione, in segno di sfida, avrebbe fatto in modo di farsi riconoscere. Un vero e proprio affronto che i giovanissimi Antonio e Tommaso Parisi volevano vendicare ''per garantirsi il rispetto e l'onorabilita' criminale'', cosi' come raccontano al loro padre Vito Parisi (detto 'Bocciul'), rinchiuso nel carcere di Prato. Un colloquio che evidentemente viene intercettat dagli investigatori. Erano evidentemente consapevoli che l'aggressione armata del clan Striscuglio insidiava il territorio di Japigia, e quindi doveva essere respinta con un attacco armato che mostrasse quanto fosse coeso e forte il clan Parisi nonostante l'assenza degli storici boss.

LE INCURSIONI A BARI VECCHIA DEI PARISI - Per la verita' i giovani dei Parisi tentarono alcune incursioni a Barivecchia (le cosiddette 'picchiate'), riscontrate dagli inquirenti che tenevano sotto controllo i due quartieri, ma non riuscirono a 'mettere nel mirino' i loro obiettivi e quindi non ci furono spargimenti di sangue. E a quel punto fu Milloni che l'11 marzo decise di vendicarsi tornando a sparare in pieno giorno e nel cuore di Japigia, in via Guglielmo Appulo. Antonio De Fano rimase ferito alla testa mentre un altro appartenente al clan Parisi, venne ferito all'addome, e riusci' a rifugiarsi a casa di Nicola Moretti, altro affiliato, dove venne medicato senza far ricorso alle cure ospedaliere.

LA SPARATORIA - Nella sparatoria rimase ferita dalle schegge dei vetri una donna che, alla guida della sua auto e in compagnia della figlia di 5 anni, faceva ritorno a casa dopo averla prelevata da scuola. Il proiettile attraverso' l'abitacolo senza colpire fortunosamente nessuna delle due donne. All'individuazione di Milloni, quale unico responsabile dei tre ferimenti, gli investigatori sono giunti al termine di un'indagine che si e' avvalsa di intercettazioni ambientali, durante le quali alcuni degli esponenti del clan Parisi hanno piu' volte indicato colui che aveva sparato. Mentre in tutti gli interrogatori, anche le stesse vittime hanno nascosto alcune circostanze o mentito cosi' spudoratamente da temere, come si evince da alcune intercettazioni, le conseguenze del loro comportamento.

"CORTINA DI OMERTA'" - Ma tutta l'inchiesta e' risultata condizionata, fanno notare sia gli inquirenti che gli investigatori, ''da una fitta ed impenetrabile cortina di omerta': da una parte il silenzio e la complicita' degli esponenti del clan Parisi, impregnati di una cultura mafiosa tesa a farsi giustizia da se', piuttosto che fare ricorso alle forze dell'ordine e alla magistratura, dall'altra il silenzio di tanti cittadini onesti presenti sulla scena del crimine sia il 7 sia l'11 marzo, che interrogati hanno preferito non collaborare''.