Figli di B.:«Una voce per il teatro»

di Piero Fabris - Carmelo Bene sapeva far parlare di sé anche quando con epiteti e gesti discutibili, clamorosi appariva sfuggente, irrispettoso, dissacrante. Grazie a questa tecnica, il modo di fare era sincero e affatto retorico rispetto al provincialismo culturale che compiaceva nutrendosi di naftalina. È stato maestro e padre nel rompere gli schemi oramai incapaci di svegliare e coinvolgere il pubblico tutto. ‘un uomo tra i più lucidi, intelligenti’ secondo Goffredo Fofi, certamente un Artista geniale, un protagonista del ‘palcoscenico culturale’ del nostro paese al quale si sono volti molti talenti. E la sua eredità la cogliamo chiaramente nei lavori di Roberto Latini, regista brillante e drammaturgo raffinato. Di Carmelo Bene scrive Vincenza Di Vita: “La musicalità che trasuda dai suoi versi… tesse fili di tonale incanto attraverso acrobatiche soluzioni che recano una bellezza delicata e violenta allo stesso tempo…” Il testo : «Figli di B. “ad una voce per il teatro”» (FALvision Editore) che Carlo Coppola ha saputo curare armoniosamente, con il contributo di Antonella Gaeta, mette insieme collaborazioni interessanti capaci di accendere i riflettori sull’Anima Salentina e così dallo scritto emergono figure e presenze come quella di A. Moro, S. Toma, V. Bodini e soprattutto, con efficacia evocativa la poliedricità del genio folle, cioè il B irrequieto che con gestualità dirompenti e affilate incursioni ha dato lezioni di teatro e di vita, riuscendo a polarizzare l’attenzione su realtà vagabonde, troppo spesso frettolosamente etichettate quali espressioni di ‘delirio’ e non come la rappresentazione-riflesso di specchio di pazzia mimetizzata dietro la facciata elegantissima dell’Apparenza. Il saggio curato da Carlo Coppola è un’avventura logico-fantastica, un’operazione comparativa frutto del desiderio di QUIETARE gli spiriti turbati (o forse provocarli), da un artista senza cornice, indigesto a quanti vedono nel teatro evasione e finiscono col trovarsi smarriti di fronte a variazioni improvvise, simili a guizzi di luce, inseriti con dissacrazione studiata, nelle pergamene rituali del teatro dell’ovvio. A Carlo Coppola il merito d’aver messo insieme esperimenti di scrittura teatrale, fiore e frutto di piccoli semi: Le lezioni di Carmelo Bene, in un ordine che trascende la razionalità. È un invito ad approcciarsi al maestro Salentino con spirito mistico autentico, mezzo sottile per cogliere, investigare nelle falde di un SUD immaginifico.

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