Wrestling: 'Super 8 Cup', intervista ad Andrea Tagliabue


di Andra Guida - Il primo dicembre in quel di Pescara si svolgerà un torneo di wrestling a otto partecipanti in quella che è stata definita la “Super 8 Cup”: quattro atleti italiani sfideranno altri quattro atleti internazionali in un evento che si preannuncia essere 'un unicum' per il nostro Paese, in quanto mai prima d’ora (e soprattutto mai così a sud) era stato organizzato un evento di tale portata.

Il Giornale di Puglia è lieto di dare spazio a questa importante kermesse, attraverso un'intervista esclusiva che getta luce su questo evento, attraverso la voce di uno dei tre giovani organizzatori, Andrea Tagliabue.

1) Qual è la situazione del wrestling in Italia dopo che Italia 1 ha eliminato la messa in onda di SmackDown in chiaro?
Stabile. Chiaro che la notizia non fu presa affatto bene, ai tempi, e chiaro anche che a questa domanda ogni risposta che si può dare è estremamente soggettiva, ma per come la vedo io l'eliminazione di Smackdown dal palinsesto di Italia 1 ha avuto quasi solo effetti positivi.

Il pubblico italiano del wrestling è rimasto, restringendosi, chiaramente, ma non al punto da far tornare la disciplina in una nicchia fatta di sparuti ed isolati cultori. La WWE infatti continua ad andare su Sky, i PPV vengono trasmessi live regolarmente, e con altrettanta regolarità la compagnia fa tappa in Italia, ottenendo risultati a volte deludenti, a volte entusiasmanti. La fine della “moda del wrestling” ha dimostrato che questa disciplina attecchisce particolarmente in Italia, e non è una passione passeggera.
Quanto alla scena italiana del wrestling dal punto di vista delle promotion nostrane, la mia idea è che la moda del wrestling arrivò quando ancora le stesse erano agli arbori, e quindi non seppero gestire, per inesperienza, le immense possibilità che si aprivano negli anni d'oro 2004/2005. Il processo di maturazione che normalmente si svolge nei primi anni di una compagnia, è invece avvenuto per le federazioni italiane proprio nel periodo di buio conseguente alla cancellazione di Smackdown, e continua ancora oggi. Se la WWE fosse rimasta in chiaro ancora qualche anno, probabilmente tale processo sarebbe stato ulteriormente posticipato, e anziché impegnarsi per migliorare il proprio prodotto, sarebbe ancora viva la tendenza ad attendersi folle di centinaia di persone per il semplice fatto di aver promosso un evento di wrestling, indipendentemente dalla qualità dello stesso.

Oggi, finalmente, il wrestling italiano sta ottenendo qualche piccola conferma anche nel resto d'Europa, atleti italiani imparano il wrestling dalle nazioni più “evolute” d'Europa (come Germania e Gran Bretagna), alcuni wrestler vengono chiamati in altre nazioni per qualche evento, e c'è persino chi, partito dall'Italia, sta facendo fortune all'estero (è il caso del wrestler barlettano Antonio De Luca, tra le maggiori promesse dell'inglese 4 Front Wrestling, compagnia tra le principali del Regno Unito).

2) A chi si rivolge questo show? Che tipo di format sarà e perché proprio a Pescara?
Il target dello show, dal punto di vista geografico, è ovviamente la costa adriatica. Non mi risulta che si svolgano molti show di wrestling in questa zona, anzi, mi pare che proprio non ce ne siano. In questo senso abbiamo scelto una zona libera, e questo show per i tifosi abruzzesi, ma anche marchigiani e pugliesi, è una grossa opportunità per avere una federazione di wrestling che promuova regolarmente show sul territorio.

Dal punto di vista stilistico invece, il target dello show è il fan medio italiano, e so che è un azzardo afferma questo soprattutto alla luce del genere di wrestling che vogliamo proporre. ASCA (Adriatic Special Combat Academy) è un associazione volta a promuovere eventi sia di wrestling che di arti marziali; è importante tenere in mente questa natura ibrida per capire quanto il nostro wrestling si distacchi dal puro intrattenimento all'americana. I wrestler selezionati per questo show hanno tutti una formazione nel campo delle arti marziali miste, e per quel che riguarda gli atleti stranieri, si tratta semplicemente di wrestler tra i più tecnicamente preparati di tutt'Europa. Il wrestling che abbiamo intenzione di proporre è quindi molto tecnico, molto votato all'azione in-ring, contrassegnato anche dai colpi duri che si vedono ad esempio nelle MMA. La fonte d'ispirazione è chiaramente il puroresu giapponese in questo senso.

L'azzardo è appunto il pensare che questo tipo di wrestling sia più vicino al palato del pubblico italiano rispetto allo sport-entertainment (questa la dicitura con la quale la WWE definisce il proprio genere di wrestling) proposto negli states dalla WWE. A prova di ciò, secondo me, sta il fatto che al di là degli appassionati, molti hanno considerato in Italia i wrestler WWE come clown, pagliacci, buffoni; non mi risulta sia avvenuto nulla di simile nel nostro paese ai tempi del catch di Antonio Inoki e Tiger Mask, commentato da Antonio Fusaro, nonostante anche il puroresu giapponese non manchi di personaggi pittoreschi e fantasiosi (si pensi appunto all'Uomo Tigre). Per avere un'ulteriore prova di quanto affermo, basta guardare qual'è il tipo di wrestling che ottenne i maggiori consensi in Germania ed in Gran Bretagna, nelle loro rispettive epoche d'oro, ossia anni '60/'80 per i secondi e '80/'90 per i primi: nel Regno Unito andò per la maggiore un wrestling tutto fatto di prese a tappeto, mentre in Germania prevalse un wrestling basato sulla forza bruta di grossi atleti molto potenti (qualcosa di quello stile è rimasto oggi nel noto atleta tedesco Bad Bones). Insomma, a mio modo di vedere agli europei piace il lottato, la concretezza, non l'intrattenimento, che nel panorama del wrestling mondiale ha il suo centro proprio negli Stati Uniti, mentre altrove sono altri gli aspetti più apprezzati dai tifosi. L'obiettivo di ASCA è proprio quello di venire incontro a questo gusto.

Lo show poi si svolgerà secondo il format di un torneo a 8 partecipanti ad eliminazione diretta, mentre Pescara è il luogo adatto per un tale evento sia per la carenza di eventi svoltisi in quella zona d'Italia, sia perchè trovandosi in mezzo alla penisola può accogliere tifosi provenienti da tutt'Italia (contrariamente a quanto avvenuto finora, in questo caso, i tifosi della Calabria e della Lombardia sono nelle medesime condizioni), sia infine in conseguenza di motivazioni pratiche legate ai mezzi a disposizione dell'ASCA.

3) Quali sono le difficoltà per un organizzatore giovane come te di coordinare e organizzare un evento di tale portata?
Più che la giovane età, è proprio l'inesperienza la maggior causa di difficoltà: io personalmente non ho mai organizzato un evento, né di wrestling, né in nessun altro campo. Fortunatamente però sono appoggiato da chi ha già esperienze del genere (Flavio Pantaleo, presidente dell'ASCA e nativo di Santeramo in Colle, ha già organizzato tanto eventi di arti marziali che di wrestling, ed è lui il mio principale supporto). Questa situazione mi risulta comunque esaltante, perchè è bellissimo fare le cose per la prima volta, pensarle per la prima volta, realizzarle per la prima volta. Mi sento come se fossi entrato proprio in una dimensione nuova della mia esistenza, e sento di aver avuto il coraggio (complice un incidente con un camion, la spinta a rischiare e buttarmi mi è arrivata da lì) di fare qualcosa che prima avevo semplicemente teorizzato, e che per il medesimo motivo potrei passare dalle idee all'azione anche in molti altri campi.

Lo spettacolo, a livello di pubblico, potrebbe essere un grande successo, come un flop clamoroso: la totale mancanza di esperienze di questo genere da parte mia non mi permette di anticipare in nessuna misura il futuro, e questa è insieme una notevole fonte di stress e di attese, oltre che uno stimolo al pensare continuamente a nuove strategie per far conoscere l'esistenza di questo spettacolo.
Le giornate sono piene come non lo sono mai state, la mente viaggia a velocità doppia rispetto alla mia normalità, sonno e stanchezza sono lontani ricordi; più che difficoltà perchè sono giovane, mi sento come se ne avessi qualora non fossi giovane e facessi tutto questo per la prima volta.
4. Sappiamo che ci saranno diversi atleti europei coinvolti: sai dirci qualcosa in più di loro? In particolare, perché sarebbe interessante approcciarsi al wrestling europeo. Quali differenze ci sono con quello americano?
Gli atleti stranieri (tre inglesi ed un olandese) sono atleti vincenti nel panorama europeo, scelti per la loro preparazione atletica, la fama e soprattutto perchè rappresentano i tre volti diversi del wrestling tecnico che vogliamo proporre noi. Da una parte ad esempio c'è Jack Gallagher, atleta classe 1990 e già maestro assoluto in Europa nella lotta al tappeto. E' un wrestler specializzato in prese, leve, uno che se ti intrappola lo fa in maniera definitiva, e non c'è modo di uscirne. All'inizio del 2013 è partito per il Giappone, evento abbastanza raro per un europeo; la cosa interessante è che è rimasto nella terra del sol levante praticamente fino ad oggi, e ciò lo inserisce nel ristrettissimo elenco di quegli atleti che, partiti dall'Europa, hanno davvero sfondato in Giappone. Trent Seven alla memoria dei fan di vecchia data potrebbe ricordare più uno Stan Hansen (atleta che, tra l'altro, comparve anche nella serie animata dell'Uomo Tigre) perchè è un atleta pesante, non particolarmente rapido, ma estremamente efficace.

La sua specialità sono quelle tecniche note come driver, le più spettacolari (a mio modo di vedere) nel wrestling, perchè si tratta di proiezioni che si concludono con la testa dell'avversario che impatta contro il tappeto; poi i suoi colpi diretti, particolarmente quelli eseguiti con le braccia, sono estremamente rumorosi e potenti. Seven rappresenta insomma il classico big man potente, un tipo di atleta che fece la fortuna della CWA tedesca negli anni '90. C'è poi MK McKinnan, un classe 1992 che ha già combattuto (in modo occasionale, ma nella cornice di eventi importanti) sia in Giappone che negli Stati Uniti, i due paesi capitali nello scacchiere del wrestling; MK, noto anche come “The Future” rappresenta quel wrestling fatto soprattutto di combinazioni di calci, probabilmente quello più vicino in assoluto al mondo delle MMA.

Abbiamo quindi chiamato quelli che sono forse i massimi esponenti della categoria big man, della lotta al tappeto e dell'hard hitting wrestling; dopodichè, per sfizio, abbiamo deciso di aggiungere una stella di prima grandezza all'interno del panorama indipendente del wrestling mondiale, uno che assomma su di se tutte le caratteristiche degli altri tre wrestler citati, e che risulta perciò essere tra i wrestler più completi al mondo: Tommy End è esattamente tutto questo. Oggi ha 26 anni, ma ha già girato molto, e soprattutto è al culmine della sua carriera proprio in questi mesi, avendo conquistato il più importante torneo europeo di wrestling (il 16 Carat della tedesca wXw) e detenendo la cintura principale della maggior federazione europea degli ultimi anni (la Westside Xtreme Wrestling).

Quanto alle differenze col wrestling americano, in realtà il discorso è più complicato del previsto, perchè in ogni panorama si trovano tutte le influenze, infatti il wrestling europeo a mio modo di vedere ha molti punti di contatto anche col wrestling giapponese ed addirittura canadese (che è diverso da quello degli Stati Uniti). Facendo un discorso generale comunque, si può dire che mentre quello che conta negli Stati Uniti è principalmente la risposta del pubblico, e c'è quasi un'interazione diretta tra i wrestler (che infatti parlano molto) ed i tifosi, il wrestling europeo segna più la distanza tra il ring e gli spalti; i tifosi sono dei sostenitori, si esaltano al momento del gesto tecnico, così come avviene nei vari sport come il calcio o il basket. Ciò non vuol dire che il pubblico europeo sia meno caldo di quello statunitense, anzi! Per quel che mi riguarda è addirittura il contrario, mentre negli Stati Uniti i tifosi li devi quasi “svegliare” chiamandoli continuamente in causa, irritandoli ad esempio (è il ruolo del personaggio “cattivo”, il cosiddetto “heel”), in Europa la presenza di personaggi non è necessaria ed emerge con maggior preponderanza la dimensione atletica. I due wrestler sono visti come due combattenti, entrambi meritano lo stesso rispetto, e vengono sostenuti in base a ciò che dimostrano sul ring, e non in conseguenza di decisioni prese dall'alto che assegnano ad un atleta un personaggio, e all'avversario uno opposto.

Per quanto mi riguarda, questo modo di intendere il wrestling è più futuribile in Italia, perché è più vicino alla nostra cultura, una cultura sportiva che per quanto la si sminuisca, a me risulta essere addirittura millenaria.

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